Ex dipendenti lanciano una petizione per salvare la Nerviano Medical Sciences. Già più di 6mila le firme
La petizione, già oltre quota 6.600 firme, chiede alle istituzioni di «agire subito per evitare la dispersione dei ricercatori e della piattaforma tecnologica della Nerviano Medical Sciences

«Non possiamo permettere che un patrimonio costruito in decenni, con l’impegno di persone e con capitali sia privati che pubblici, venga smantellato, buttato o svenduto». Ex dipendenti in campo con sindacati, lavoratori e istituzioni per fermare la crisi del Gruppo NMS, esplosa in estate con la comunicazione da parte della proprietà dell’intenzione di staccare la spina alle attività di ricerca del gruppo e sfociata poi in una procedura di licenziamento collettivo che mette a rischio 73 ricercatori. Mentre la situazione del centro di ricerca approda sui tavoli ministeriali e tra i banchi del consiglio comunale di Nerviano convocato in seduta aperta, tre ex dipendenti della Nerviano Medical Sciences hanno deciso di lanciare una petizione online sulla piattaforma Change.org per il salvataggio del polo, l’unico in Italia interamente dedicato alla ricerca oncologica e in grado di gestire internamente tutta la filiera.
La petizione, già oltre quota 6.600 firme, chiede alle istituzioni di «agire subito per evitare la dispersione dei ricercatori e della piattaforma tecnologica, in particolare chemoteca e banca cellule», «assicurare la loro conservazione e destinazione alla collettività, riconoscendo che sono stati costruiti con capitali privati ma anche pubblici» e «rendere accessibili questi asset a ospedali, università e centri di ricerca, così che possano continuare a generare cure, conoscenza e occupazione».
«A Nerviano rischiamo di perdere due tesori della scienza italiana – si legge nel testo della petizione -, costruiti in decenni con capitali privati ma anche con capitali pubblici: ricercatori qualificati, iper-specializzati in biologia, chimica, farmacologia, bioinformatica e ricerca clinica, la maggior parte con dottorato di ricerca, molti dei quali rientrati in Italia dopo esperienze all’estero; la piattaforma tecnologica, tra cui la chemoteca, oltre 100.000 composti chimici, raccolti e gestiti grazie a investimenti pubblici e privati, fondamentali per creare nuovi farmaci, e la banca cellule, circa 700 linee cellulari tumorali autentiche, sviluppate e mantenute anche con il sostegno della regione e di fondi europei».
«Nerviano non è solo un centro privato – prosegue la petizione -: negli ultimi anni ha ricevuto un sostegno importante da parte delle istituzioni pubbliche. Tra il 2010 e il 2018 NMS ha attraversato varie fasi critiche di natura economico-finanziaria, che hanno richiesto interventi diretti per garantirne la sopravvivenza. In quel periodo Finlombarda, poi Regione Lombardia tramite la Rete Oncologica Lombarda e Fondazione FRRB (che fino al 2018 controllava al 100% NMS e successivamente, fino al 2024, ha mantenuto una quota del 10%), ha erogato finanziamenti straordinari per un totale di 35 milioni di euro, destinati a sostenere la continuità aziendale e lo sviluppo di attività su target innovativi in oncologia, come la creazione e sviluppo di nuovi inibitori o nuove linee cellulari. Questi fondi sono stati fondamentali per evitare la chiusura del centro di Nerviano e consentire la prosecuzione dei programmi di scoperta di nuovi farmaci».
«Le competenze e le piattaforme tecnologiche sono state costruite anche con soldi pubblici – si legge ancora nella petizione -. Se lasciassimo disperdere ricercatori, chemoteca e banca cellule, non perderemmo solo posti di lavoro e progetti di ricerca: perderemmo anche decine di milioni di investimenti della collettività. Se la proprietà non riconosce fino in fondo il valore strategico di queste risorse e decide di non investirvi più, è fondamentale che non vengano disperse o svendute. Vogliamo trasformare queste risorse – persone e asset tecnologici – in un bene comune, affidato a una fondazione scientifica indipendente, così da renderle disponibili alla collettività scientifica: ospedali e IRCCS per migliorare la ricerca clinica, università e CNR, per formare nuove generazioni di scienziati, istituti pubblici e privati per stimolare ricerca, il trasferimento tecnologico, innovazione e collaborazioni a livello nazionale. In questo modo, ciò che oggi rischia di essere buttato o svenduto diventerà invece un motore di sviluppo scientifico, sanitario ed economico».
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