Nuovo asilo nido a San Giorgio su Legnano, l’opposizione: “Chi ha sbagliato paghi le conseguenze della scelta”
Uniti per San Giorgio chiede le dimissioni della giunta e un tavolo di lavoro per «individuare un percorso condiviso per uscire da questa situazione»

La prima campanella scolastica dell’anno suonerà tra più di un mese, ma a San Giorgio su Legnano il nuovo asilo nido “Il GiraSole”, prossimo ad aprire i battenti proprio a settembre, continua a rimanere nell’occhio del ciclone. Se nei giorni scorsi erano state le famiglie dei giovanissimi studenti che non avevano ancora concluso il percorso alla materna a far sentire la propria voce e poi l’amministrazione comunale a mettere i puntini sulle ì rispetto alle obiezioni mosse dai genitori, ora è il gruppo di opposizione Uniti per San Giorgio a far sentire la propria voce.
«Il Comune continua a parlare di “subentro pianificato” e “massima trasparenza”, ma in realtà il nuovo nido “Il GiraSoLe” è il risultato di uno sfratto imposto a Cucciolandia, una struttura educativa funzionante, con 36 bambini iscritti, una lista d’attesa costante e una lunga storia di servizio riconosciuto dalle famiglie, altro che “continuità” – è la critica di Samuele Trevisan, Maria Rosa Croce e Adriano Solbiati, consiglieri comunali di Uniti per San Giorgio -. La verità ce la racconta direttamente la voce di chi quella realtà l’ha costruita: “Il comune ci ha proposto un accordo che, a conti fatti, ci avrebbe imposto un esborso economico più alto rispetto alla gestione precedente. E non era nemmeno una vera continuità: la proposta era limitata a un solo anno. L’abbiamo ricevuta per iscritto, ma non c’è mai stato margine di trattativa, né disponibilità ad ascoltare le nostre esigenze“. A Cucciolandia si chiedeva di pagare l’affitto per l’utilizzo dei locali di proprietà comunale, all’Azienda So.Le. invece verrà consegnata la struttura completamente ristrutturata e un contributo pubblico di 24mila euro annui».
«“A ciò si aggiunge un’altra evidente disparità: per anni Cucciolandia aveva richiesto interventi minimi di manutenzione ordinaria, sistematicamente respinti per mancanza di fondi. Oggi invece, quegli stessi fondi compaiono: 120.000 euro vengono stanziati per la ristrutturazione di un piano”. Una disponibilità improvvisa e selettiva, che solleva più di una domanda – aggiungono da Uniti per San Giorgio -. “Nonostante l’impegno, la dedizione e la qualità del servizio garantito per anni, non è arrivato nemmeno un ringraziamento dall’amministrazione. La nostra uscita non è stata una scelta, ma una forzatura imposta, che ci costringe anche a liquidare il personale. Speriamo almeno che ora il comune riconosca, senza ostacoli, i fondi 0–6 per i due anni che ci spettano”. Queste parole parlano da sole. E smentiscono ogni tentativo di raccontare una chiusura “condivisa”».
«Il comune ha perso 44mila euro l’anno con questa operazione – rincara la dose il gruppo di opposizione -: 20mila euro che prima incassava come affitto e 24mila euro che ora dovrà spendere ogni anno per gestire il nido comunale. Com’è possibile che Cucciolandia garantisse un servizio funzionante, pagasse l’affitto al comune, e oggi invece Azienda So.Le. riceva la struttura gratis e pure un contributo economico? Dove vanno oggi quei soldi pubblici? Perché si è scelto di smontare un modello sostenibile per sostituirlo con un sistema più costoso e meno efficace? Ci sembra un intervento forzato e mal gestito, che ha avuto come unico effetto quello di ostacolare un’attività privata che da anni offriva un servizio pubblico efficiente e apprezzato. Chi ha realmente tratto beneficio da questa operazione? Non i bambini, che oggi trovano meno posti disponibili. Non le famiglie, lasciate senza alternative concrete. Non le lavoratrici, escluse senza tutele dopo anni di impegno. Non il comune, che ha trasformato un’entrata in una spesa strutturale. A questo punto, la domanda è inevitabile: l’amministrazione sta facendo l’interesse del comune e dei suoi cittadini, o quello delle sue società partecipate?».
Nel mirino di Uniti per San Giorgio anche l’alternativa offerta alle famiglie i cui figli frequentavano la scuola materna Cucciolandia, ovvero l’asilo di via Visconti di Modrone, che per il gruppo di minoranza «annulla di fatto la scelta di iscrizione tra scuola cattolica e laica». Ci chiediamo: questa è trasparenza – è la domanda del gruppo consiliare -? Il Comune ha tagliato fuori decine di bambini, ignorato le richieste delle famiglie, e investito fondi pubblici solo quando il gestore è cambiato. Non è accettabile. E non è giustificabile.
«In merito alle affermazioni dell’amministrazione sul fatto che i nidi privati non garantirebbero l’accesso alla misura “Nidi gratis” per le famiglie con ISEE sotto i 20.000 euro, è necessario fare chiarezza: la possibilità di accedere a quel contributo dipende esclusivamente dall’accreditamento della struttura presso il Comune, non dalla sua natura giuridica, pubblica o privata. Cucciolandia, come gestore privato, avrebbe potuto essere accreditata e quindi inserita tra le strutture convenzionate, consentendo l’accesso al beneficio anche alle famiglie con ISEE più basso – proseguono i consiglieri comunali di Uniti per San Giorgio -. La mancata attivazione di questo percorso è stata una scelta amministrativa, non un limite normativo. Ciò si lega direttamente al secondo nodo politico della vicenda: l’utilizzo della partecipata pubblica So.Le. Il nostro gruppo ritiene che l’intervento di soggetti pubblici o partecipati debba avvenire solo in assenza di un’offerta privata locale in grado di garantire il servizio. Lo strumento pubblico, in questo senso, deve essere integrativo e sussidiario, non sostitutivo del privato quando questo è già operativo, qualificato e disponibile a proseguire. Nel caso di Cucciolandia, l’intervento di So.Le. ha di fatto sostituito una realtà esistente e funzionante, anziché intervenire laddove vi fosse una reale carenza di offerta educativa. Questo rappresenta un’inversione del principio di sussidiarietà, con un aggravio economico per il comune, una riduzione dell’offerta per le famiglie, e un’interferenza pubblica in un ambito dove il servizio era già garantito».
«Chiediamo quindi che chi ha sbagliato paghi le conseguenze politiche di queste scelte – concludono Trevisan, Croce e Solbiati -. Chi chiude un servizio funzionante non può continuare a governare. Deve fare un passo indietro. Deve dimettersi. A fronte di quanto accaduto, crediamo che non basti limitarsi alla denuncia politica: serve proporre soluzioni concrete, credibili e tempestive. Per questo motivo, come gruppo consiliare, proponiamo l’apertura entro questa settimana di un tavolo di lavoro che coinvolga il comune, le ex gestori di Cucciolandia, Azienda So.Le., rappresentanti delle famiglie e il nostro gruppo di opposizione, con l’obiettivo di individuare un percorso condiviso per uscire da questa situazione. In particolare, riteniamo necessario assorbire all’interno dell’organico di Azienda So.Le. le cinque lavoratrici precedentemente impiegate a Cucciolandia, in modo da garantire la continuità occupazionale e, soprattutto, la stabilità educativa per i bambini coinvolti, che devono restare al centro di ogni decisione. La priorità non può essere la difesa delle scelte politiche compiute, ma il benessere dei più piccoli, la tutela delle famiglie e il rispetto per chi ha lavorato con professionalità e dedizione. Noi siamo pronti a fare la nostra parte. La giunta lo è?».
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