Crisi NMS, lavoratori in presidio al Pirellone martedì 29 luglio: “Non possiamo perdere il centro di Nerviano”
Il coordinamento sindacale interno della NMS è pronto a dare battaglia. Si lavora anche ad un'audizione al Ministero per scongiurare la chiusura del polo di ricerca

«Non possiamo perdere un pezzo così importante della storia della ricerca e finire ad acquistare i farmaci oncologici all’estero, soprattutto dopo tutti i soldi pubblici che sono stati spesi». Il coordinamento sindacale interno della NMS di Nerviano, azienda biotech italiana specializzata nella scoperta e sviluppo clinico nel campo dell’oncologia, hanno le idee chiare: martedì 29 luglio, mentre i sindacati si siederanno al tavolo con la Regione, sotto Palazzo Lombardia ci saranno anche i lavoratori in presidio per far sentire la loro voce e richiamare la politica alle sue responsabilità.
La linea, insomma, è chiara: non si darà battaglia “solo” per la gestione della crisi, esuberi in primis, ma per salvare il centro di ricerca, che ad oggi è l’unico in Italia a seguire lo sviluppo dei farmaci antitumorali dalla ricerca fino alla produzione, in un momento storico in cui la sanità è già in ginocchio tra tagli e liste d’attesa chilomteriche. La strada è stata tracciata in due incontri ai tavoli di crisi in questi giorni, a valle dei quali è stata fissata per lunedì 28 una riunione generali con i rappresentanti regionali e territoriali delle sigle sindacali confederali dove verrà chiesta una mobilitazione per il giorno successivo.
«Negli ultimi dieci abbiamo sempre avuto la partecipazione della Fondazione per la Ricerca Biomedica di Regione Lombardia – sottolineano dal coordinamento sindacale interno di NMS -: in questa finestra di tempo c’è stato un investimento di denaro pubblico per 175 milioni di euro. Nel momento in cui la Regione si è sfilata, ne sono tornati solamente 29. La ricerca a Nerviano ha sempre portato a molecole e farmaci messi a disposizione dei cittadini come medicinali oncologici, tipologia che risulta la più costosa sul mercato mondiale: la partecipazione alla gestione del centro assicurava alla Regione la precedenza e uno sgravio sui costi dei farmaci che arrivavano da Nerviano. Quando la Fondazione per la Ricerca Biomedica si è sfilata, la proprietà ha messo in liquidazione la ricerca e i progetti sono andati a finire in due consociate, negli Stati Uniti principalmente per la fase clinica e di acquisizione dati e in Cina per quella di sviluppo. Non essendoci più centri di ricerca oncologica in Italia, i cittadini, nonostante l’investimento di soldi pubblici, si ritroveranno ora a vedere aumentare le spese per potersi curare e anche i costi della Regione per assicurare le cure ai cittadini aumenteranno dal momento che i farmaci dovranno essere acquistati negli USA, in Cina o in Israele».
«A Nerviano abbiamo un backlog importantissimo – aggiungono dal coordinamento sindacale interno dell’azienda biotech -: il danno non sarà legato solamente alla perdita di posti di lavoro, ma soprattutto ai soldi pubblici usati per progetti finiti all’esterno, di cui i cittadini non hanno beneficiato. Ci aspettiamo una reazione importante da parte di Regione Lombardia e ci stiamo muovendo anche per un’audizione al Ministero: non ci rassegniamo a vedere Nerviano perdere un patrimonio scientifico di importanza globale per la salute e le cure oncologiche in Italia.
Foto di archivio
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