Busto Garolfo stacca la spina al teleriscaldamento. Tra i dubbi delle opposizioni
Un accordo transattivo tra il Comune di Busto Garolfo e la società Smeam/Tesi ha chiuso il lungo contenzioso per il teleriscaldamento, ma promette di continuare a far parlare di sé

È stato definito con un accordo transattivo il contenzioso tra il Comune di Busto Garolfo e la società Smeam/Tesi, ex concessionaria del servizio di teleriscaldamento, querelle che si è trascinata per anni all’ombra di Palazzo Molteni fino a sfociare nella scelta della giunta Rigiroli di risolvere anticipatamente la concessione «per gravi inadempienze contrattuali».
Scelta di fronte alla quale la società aveva chiesto un risarcimento di 1.063.000 euro per le opere realizzate in base al contratto e per l’interruzione della concessione 20 anni prima della scadenza: Tesi/Smeam, infatti, nel 2013 aveva versato al Comune circa 700mila euro dopo l’aggiudicazione della concessione, versamento da cui l’aspettativa era quella di rientrare nell’arco dei 30 anni di durata della concessione; nei primi dieci anni di concessione, poi, la società aveva anche effettuato alcuni – non tutti – degli interventi previsti dal contratto, sostenendo costi per circa 800mila euro per opere destinate a rimanere a Palazzo Molteni al termine della concessione, come è poi effettivamente stato anche a fronte della risoluzione del contratto. Quadro che «nonostante le successive inadempienze contrattuali contestate – sottolinea l’amministrazione – è innegabile abbia prodotto entrate economiche e la realizzazione di opere di cui il comune di Busto Garolfo ha beneficiato».
Davanti al giudice, invece, Palazzo Molteni aveva chiesto un risarcimento da un milione di euro per l’omesso versamento dei corrispettivi fissi e variabili previsti dalla convenzione, per i maggiori costi sostenuti per la fornitura del calore conseguente all’applicazione di prezzi contestati per la mancata applicazione della formula contrattuale, per le spese sostenute per l’efficientamento del municipio e degli alloggi di edilizia residenziale popolare non effettuato dalla società.
Il risultato finale è stata una transazione, arrivata (anche) su invito dell’autorità giudiziaria, in base alla quale il Comune ha versato alla società 100mila euro. Risultato che per Giovanni Rigiroli e i suoi può dirsi «sicuramente vantaggioso», dal momento che «con il versamento della somma limitata, rispetto alla pretesa avversaria, di 100mila euro ha consentito di mantenere interamente gli introiti economici iniziali derivanti dalla gara, acquisire la proprietà delle opere e degli interventi realizzati in questi anni dal concessionario, evitare di sostenere i maggiori oneri per spese tecniche e legali discendenti da un contenzioso che sarebbe passato da almeno due gradi di giudizio e per un tempo sicuramente lungo, svincolare importanti risorse destinate alla copertura di una eventuale soccombenza che possono quindi essere utilizzate per altri interventi del comune e progettare e realizzare nuovi impianti a servizio degli edifici comunali più efficienti sia economicamente che ecologicamente rispetto all’ormai vetusto teleriscaldamento senza altre riserve e vincoli legali o contrattuali».
«Possiamo dunque essere ragionevolmente molto soddisfatti e rassicurare tutti, in particolare la minoranza che paventava scenari drammatici per i bilanci comunali, che la chiusura del contenzioso non ha portato ad uno sconquasso nei conti comunali ed il risultato ottenuto è sia dal punto di vista economico che dal punto di vista tecnico/gestionale un assoluto successo – sottolinea l’amministrazione comunale -. Questo testimonia quanto la nostra amministrazione sia stata attenta nel fare rispettare le condizioni contrattuali e quindi a tutelare gli interessi pubblici mettendo in atto tutte le possibili azioni utili a far rispettare i termini contrattuali e arrivando, al termine, all’azione definitiva della risoluzione del contratto».
L’opposizione: «Un “successo” che costa 100mila euro al Comune»
Di segno diametralmente opposto le valutazioni dell’opposizione. Da Insieme per Busto, infatti, è arrivata un’interrogazione «per comprendere come mai l’amministrazione abbia deliberato di riconoscere la cifra di 100.000 euro alla società che gestisce il teleriscaldamento per ritirare la propria richiesta di risarcimento danni». «Fino ad oggi il sindaco e gli assessori avevano negato la minima possibilità di sconfitta nel processo, ostentando sicurezza e continuando a ripetere come la risoluzione dal servizio fosse un atto quasi obbligatorio – sottolineano dalla civica -. Ora invece sono disposti a pagare 100mila euro pur di interrompere il procedimento. Un po’ strano per chi è sicuro di vincere e anzi di vedersi riconosciuti risarcimenti a proprio favore».
Dubbi anche dal centrodestra, che parla di «un “successo” che, nei fatti, si traduce in un esborso di 100mila euro da parte del Comune, oltre alle spese legali, a fronte di una richiesta di risarcimento danni avanzata dal Comune stesso per oltre un milione di euro». «Per mesi l’amministrazione ha sostenuto con fermezza di agire nel “giusto”, denunciando un “grave inadempimento” dell’ex concessionario – sottolineano i consiglieri Marco Binaghi, Ilaria Cova e Sabrina Lunardi -. Ci si chiede, dunque, come può un accordo che ci vede pagare, anziché incassare, essere etichettato come una vittoria? Questa è la domanda a cui i cittadini attendono una risposta chiara e non evasiva».
«Oltre al danno economico diretto, si aggiunge la definitiva rinuncia a un impianto di teleriscaldamento dalle significative potenzialità, per il quale avevamo proposto soluzioni concrete, rimaste purtroppo inascoltate – aggiungono -. Il centrodestra non intende archiviare la questione con dichiarazioni di comodo. Abbiamo presentato una mozione dettagliata e tecnica che verrà discussa nel prossimo consiglio comunale. È in quella sede che l’amministrazione dovrà spiegare ai cittadini la logica di un “successo” che costa caro alle casse comunali e alle tasche dei cittadini bustesi e contraddice le posizioni sempre sostenute».
Foto di archivio
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