Taglio del nastro a Nerviano per la mostra “Viaggio nell’arte tra immagini e colori” in memoria di Mara Lattuada
Mara Lattuada, insegnante alle scuole secondarie di primo grado del paese con una passione per la pittura, è venuta a mancare nel 2020
Taglio del nastro a Nerviano per la mostra “Viaggio nell’arte tra immagini e colori” in memoria di Mara Lattuada, insegnante alle scuole secondarie di primo grado del paese con una passione per la pittura venuta a mancare quattro anni fa dopo una lunga malattia. L’esposizione, allestita su proposta del marito Pietro Queti, è stata inaugurata sabato 21 febbraio alla presenza dei familiari, della curatrice e critica d’arte Cristina Palmieri, dell’architetto Mauro Panigo e della sindaca Daniela Colombo.
«In tempi storici in cui la fedeltà alla tradizione figurativa rappresentava una delle opzioni più difficili e non convenzionali tra le possibili modalità di fare pittura – si legge nel progetto presentato per la mostra -, Mara Lattuada ha sempre coraggiosamente scelto di portare alla luce, sulla tela, la propria intuizione della realtà, operando nell’ambito di un espressionismo teso all’esaltazione della percezione intima del sentimento delle cose. La sua indagine artistica manifesta, infatti, un’impegnata attenzione nel reinventare il reale attraverso i valori cromatici e strutturali. In ogni sua opera il soggetto del racconto non riesce, perciò, ad imbrigliare ed imprigionare le sensazioni dell’artista. Accade piuttosto che sia l’emotività della stessa a determinarne forme e contorni, colori e luci. La sua pittura scaturisce da una sorgente forse più profonda dell’anima stessa, in uno psichismo che conduce, inevitabilmente, al rifiuto di una rappresentazione caratterizzata dalla definizione precisa ed accurata dei contorni figurali, facendo prevalere l’emozione sul racconto e sulla realtà».
«Nelle opere della Lattuada fisicità e spiritualità convergono – prosegue il progetto -. Lo spettatore si troverà di fronte a tele che raffigurano soggetti che lo immergeranno in una poetica fatta di una realtà familiare. Ad una osservazione più attenta, però, prenderà coscienza del fatto che le sue nature morte, i vasi di fiori, i paesaggi, gli animali, i nudi si nutrono di un’intonazione profondamente personale, che coincide con un’interpretazione del mondo viscerale, a volte quasi surreale, a testimoniare quanto a prevalere in Mara sia la necessità di estrinsecare il proprio rapporto con il dato reale, di scavare dentro se stessa, penetrando anche nelle zone meno luminose dello spirito. I suoi lavori non possono, quindi, che mantenersi lontani da ogni formalismo e manierismo, perseguendo invece un’espressività artistica scevra da sofisticazioni o infingimenti, pervasa piuttosto – toto corde – da una passionalità così personale da trasfigurare ogni cosa in un tessuto cromatico carico di partecipazione».
«L’operazione che Mara Lattuada compie è perciò immersa nel terreno dell’ambiguità, ovvero della fantasia e dell’immaginazione, dell’addentrarsi nel proprio inconscio – conclude il documento -. Accostarsi alle sue opere significa cogliere la complessità di ogni esperienza, cimentarsi in un confronto con la realtà non limitata alla sembianza. L’esegesi non può che essere un viaggio che l’osservatore compie attingendo all’enciclopedia del proprio “sapere il mondo” e del proprio sentire. Si troverà, perciò, ad affrontare un’esperienza sensoriale e spirituale che aprirà nuovi spunti di conoscenza e riflessione. La Lattuada ha testimoniato come sia possibile, nel confronto con il vero e la realtà, non adagiarsi sul ritorno ad un supino naturalismo, ma dar vita ad una pittura che è sempre ed in primis la rappresentazione spirituale del mondo esterno. Gli oggetti della sua arte sono così spogliati dei caratteri comuni, ridotti a elementi di colore e di volume, per cui le cose reali non si differenziano, le une dalle altre, per particolari specifici, quanto per la capacità dell’artista di renderle assolutamente in chiave pittorica».
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