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I giovani del ’60 dell’oratorio di San Pietro in Sala ricordano mons. Franco Monticelli

Ad un mese dall’ultimo saluto a monsignor Franco Monticelli, un gruppo di parrocchiani che lo ha incontrato da coadiutore nella parrocchia San Pietro in Sala di Milano ha voluto ricordarlo con un messaggio carico di affetto

mons monticelli

Ad un mese dall’ultimo saluto a monsignor Franco Monticelli, sacerdote originario di Uboldo che per quasi vent’anni è stato parroco a Rescaldina e non è mai stato dimenticato dalla comunità, un gruppo di parrocchiani che ha incontrato il sacerdote ai tempi in cui era coadiutore nella parrocchia San Pietro in Sala di Milano ha voluto ricordarlo con un messaggio carico di affetto.

Per noi di S. Pietro in Sala era Don Francesco. Quando nel 1951, appena ordinato sacerdote, fu assegnato alla nostra parrocchia, il vecchio parroco, Mons. Giuseppe Magnaghi, si trovò due coadiutori con lo stesso nome: Don Franco. L’altro era Don Franco Verzeleri che seguiva la gioventù femminile. Così per distinguerli disse al prete novello: “Ti chiamerai Don Francesco, a te il compito di seguire la gioventù maschile”.
Da allora, di settimana in settimana, abbiamo imparato a conoscerlo. Aperto, sorridente, cordiale, concreto nell’operare, l’occhio vigile non disdegnando qualche “calcio nel sedere” quando ci voleva.
Innanzitutto l’oratorio. In un processo di continua maturazione l’oratorio è stato veramente una preziosa palestra di vita. Virtù quali la solidarietà, il servizio disinteressato, il rispetto reciproco, l’aiuto vicendevole, la pazienza, la gratuità e tante altre hanno accresciuto il bagaglio di ciascuno di noi mentre in oratorio si vivono momenti di gioia o di preoccupazione, di vera amicizia o di difficoltà di rapporti, qualche volta di litigi, di ricreazione, di studio, di preghiera…. sì di preghiera. Perché oratorio significa “luogo di preghiera”. E questo Don Francesco lo sapeva bene. Quante volte interrogato per avere un consiglio su qualche problema personale ti chiedeva: “Ma tu ci hai pregato un po’ sopra?” e nel modo più ingenuo venivi a scoprire che forse il vero aiuto te lo poteva dare quel “padre” che ti è a fianco proprio per questo.
Per noi giovani l’oratorio fu fucina di varie esperienze. Attraverso momenti di preghiera, catechesi, educazione cristiana (quanta attenzione per l’azione cattolica: fanciulli cattolici, aspiranti, juniores…), amicizia, gioco, cultura, sport divenne un chiaro punto di riferimento. Non solo per la crescita cristiana e per la maturazione della propria fede, ma anche luogo di formazione umana, nella consapevolezza che non si può essere buoni cristiani se non si è anche ricchi umanamente.
Ecco allora l’attenzione per tutte quelle attività e iniziative che hanno lasciato un segno incancellabile e profondo, nel corpo e nello spirito. Don Francesco fu il primo a dar vita ai campeggi estivi: Val Codera, Ceresole Reale, Val Veny …. Importanti momenti di vita comunitaria, luoghi di educazione al servizio, alla disponibilità, all’aiuto reciproco. In inverno le gite sciistiche, in pullman dove si rideva, si scherzava, qualche flirt, si imparavano i canti di montagna, i canti popolari che contribuivano a creare momenti aggregativi. È in quegli anni che nacque il coro di montagna, tuttora in attività, conosciuto e affermato. L’attività teatrale, come strumento per valorizzare le capacità espressive e artistiche dei ragazzi. Importantissima l’evoluzione e la maturazione dell’esperienza sportiva, in particolare il basket (allora pallacanestro), con il conseguimento di brillanti risultati anche a livello regionale e nazionale. Anche l’attività ciclistica coinvolse non pochi giovani. Alcuni arrivarono sino a Capo Nord, in Norvegia, il punto più settentrionale d’Europa. Tutte queste attività sportive e di animazione culturale sotto il nome Aspis
(Associazione San Pietro In Sala) unite alla formazione religiosa, sono la testimonianza dell’oratorio come istituzione, come struttura, come ambiente dove si cresce spiritualmente, moralmente e umanamente.
Don Francesco è stato un prete che ha temprato tanti giovani e ha lasciato nel cuore di ognuno un sigillo indelebile. Noi che ora siamo padri e nonni non finiremo mai di essere riconoscenti per quanto abbiamo ricevuto, dall’oratorio e dai preti come lui. Se ognuno di noi è il risultato degli incontri personali che ha fatto, certamente la parte migliore di noi è il risultato dell’incontro con Don Francesco.

I giovani del ’60 di S. Pietro in Sala

Redazione
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Pubblicato il 17 Ottobre 2022
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