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La Giornata della Memoria nel ricordo della Resistenza a Cerro Maggiore

La storia della Resistenza e della deportazione cerrese, con tante figure del paese coinvolte compreso don Mario Ghiringhelli che salvò la vita a tanti parrocchiani

giorno della memoria

Nella Giornata della Memoria, proponiamo il ricordo degli ebrei salvati dalla popolazione cerrese in collaborazione con l’organizzazione OSCAR e dei deportati (IMI e politici) di Cerro e Cantalupo.  Una iniziativa che promuoviamo insieme ad ANPI Cerro Maggiore – Legnano e a Renata Pasquetto. I dati sono tratti da alcuni liberi (due sulla Resistenza di Cerro, uno sui personaggi del Novecento cerrese, uno sui deportati politici ed uno sulla vicenda della salma di Mussolini a Cerro) e dall’archivio internet (in particolare gli IMI, il partigiano torinese e i dati del Casellario Politico).

Qui sotto, un video tratto da una conferenza ANPI alla Biblioteca di Cerro, svoltasi il 7 dicembre 2019

«Nel mese di novembre 1943 presso il convento dei Frati Cappuccini di Cerro Maggiore si tenne una giornata di preghiera in piena clandestinità alla quale parteciparono … [i futuri] fondatori del Partito Popolare … Oltre a pregare Dio mettemmo le basi per la formazione del gruppo Partigiano Cattolico» racconta Pietro Pessina, comandante per Cerro della Brigata Carroccio della Divisione Alto Milanese Raggruppamento Patrioti Antonio e Alfredo Di Dio, i partigiani con i fazzoletti azzurri.

Anche Don Mario faceva parte della Brigata Carroccio. Era il coadiutore di Cerro dal 1928. Di lui è stato scritto: « Primariamente la sua casa accolse frequentemente e cordialmente i membri del Comitato legnanese di Liberazione per la propaganda dei suoi piani di azione. Oltre la sua abitazione Don Mario Ghiringhelli procurava come luoghi di convegno allo stesso Comitato la chiesa di S. Giovanni, quella della Boretta e specialmente il Convento dei Padri Cappuccini. Per mascherare le finalità di quei raduni a qualche curioso si faceva credere che essi servivano semplicemente per ritiri o per esercizi spirituali.»

A Cerro e Cantalupo come altrove mancava la libertà anche prima della guerra: nel Casellario Politico Centrale erano iscritti sei cerresi, le associazioni non fasciste erano state eliminate, compresa l’azione cattolica di Cerro, compresi gli scout. Ma un gruppo di scout si era ribellato, erano diventati Aquile Randagie e dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 costituirono l’organizzazione clandestina OSCAR che si stima abbia ottenuto 2.166 espatri clandestini (tra i quali anche quello di Indro Montanelli, detenuto a San Vittore per attività partigiane e poi liberato segretamente) e 3.000 documenti falsi.

La casa di don Mario Ghiringhelli e l’oratorio erano un punto di appoggio dell’OSCAR, un luogo sicuro per i perseguitati da nascondere in attesa di espatrio. Tante vite grazie ai cerresi non conobbero mai i lager di sterminio. Don Mario ne ebbe un riconoscimento anche da parte del Generale Alexander.

A Cerro vi era anche un gruppo di partigiani di orientamento comunista, con i fazzoletti rossi, che facevano parte con Legnano della 101^ Brigata Garibaldi. Questi si riunivano in pieno giorno sulla piazza della chiesa oppure in via Cappuccini dove avevano la loro sede oppure anch’essi da don Mario Ghiringhelli. Altri cerresi si uniranno alle formazioni partigiane di montagna e vi furono poi almeno 16 militari che dopo l’armistizio dell’8 settembre ’43 rifiutarono di combattere al fianco dei nazifascisti venendo rinchiusi nei lager come IMI Internati Militari Italiani. Sei non torneranno a casa vivi.

In seguito agli scioperi di gennaio ’44 e marzo ’44 anche a Cerro scattarono gli arresti. Il 7 marzo ’44 vennero arrestati Angelo Sciuccati e Bruno Uboldi, che lavoravano presso il calzaturificio Gualtiero Natali. Facevano parte della Commissione Interna e avevano organizzato anche gli scioperi del marzo ’43.  Entrambi vennero deportati a Fossoli, poi a Mauthausen, poi a Gusen dove morirono. Luigi Gianazza, un comunista legato ai Venegoni di Legnano, il 1° aprile ’44 uscì a prendere le sigarette e non tornò più, arrestato al bar Celestino (via S. Giovanni) presso la casa della nuora. Venne deportato a Mauthausen, poi Gusen, poi nuovamente a Mauthausen dove morì.

Altri uomini nati a Cerro vennero deportati: Luigi Alberti, Vincenzo Croci e Pierino Roveda (solo quest’ultimo sopravvisse). E anche tre donne, che per fortuna sopravvissero. Lavoravano al cotonificio Bernocchi di Legnano e vennero arrestate a Cerro Maggiore: Ernesta Moroni, nata a Cantalupo, deportata a Mauthausen, poi Auschwitz-Birkenau, poi a Flossenbürg; Brigida Cattaneo, deportata a Mauthausen, poi Auschwitz, poi Ravensbrük, poi Neuengamme; Ernesta Proverbio, nata a Cerro, deportata a Mauthausen e poi a Ravensbrük.

«Appena arrivate – ha raccontato Brigida – ci hanno tolto gli indumenti e ci hanno tagliato i capelli. Dopo i preliminari ci hanno mandato nei capannoni insieme a tante altre donne, ci hanno detto di fare la doccia ma invece era una camera a gas. Per nostra fortuna poco prima dell’apertura dei rubinetti è arrivata di corsa una guardia gridando “No sono italiane” e così ci hanno fatto uscire e ci hanno condotto in una casa. In quella casa ci hanno numerato come oggetti e ci hanno mandato nelle camerate. Ogni giorno ci facevano l’appello e ci mandavano nei campi a lavorare. Un giorno mi mandarono alla fermata del treno e mi dissero di dividere uomini, donne e bambini; io non sapevo a cosa serviva quella selezione e quando mi resi conto che alcune di quelle persone finivano nei forni crematori, cercavo di uscire per ultima dalla capanna per non farmi scegliere. Ogni giorno entrava nel campo un carro merci, facevano salire più di cento persone e questi finivano la loro vita nei forni crematori. Dato che i prigionieri erano ormai troppi, dopo avergli fatto scavare una grossa buca, li buttavano dentro e li facevano morire. Dopo 18 mesi di questa vita, con mia grande gioia tornai a casa.»

Altre vite verranno spezzate nei giorni dell’insurrezione, feriti e caduti, partigiani “azzurri” e “rossi”, insieme nella lotta per la Libertà.

Una curiosità. La Resistenza a Cerro è nata nella chiesa dei Cappuccini. Il 26 agosto 1946 qualcuno suonò di notte alla porta del convento. Portava un baule che venne chiuso in un armadio. Nel baule, avvolto in due sacchi gommati si trovava il corpo di Benito Mussolini… ma questa è un’altra storia…

A cura di ANPI sezione di Cerro e sezione di Legnano

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Pubblicato il 26 Gennaio 2021
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