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La storia della Cheli o “occhio a non mangiare troppo”

Sapete che Gabriele D'Annunzio aveva una tartaruga ricoperta di bronzo in sala da pranzo? Era la Cheli

C'era una volta una tartaruga. Una tartaruga molto golosa. Talmente golosa da morire di indigestione di tuberose. Il suo nome era Cheli. Cheli però non sapeva che una volta passata al mondo dei più sarebbe diventata anche una tartaruga molto famosa. Tantomeno avrebbe immaginato che sarebbe diventata una tartaruga smaltata e ricoperta di bronzo. Letteralmente. E che utilità poteva avere una tartaruga morta d'indigestione e ricoperta di metallo? Secondo il suo padrone nient'altro che da monito ai suoi ospiti per ricordare di non cedere alla gola, quando seduti a tavola. La storia sembra assurda (e assurda effettivamente è), ma è anche vera. La Cheli è esista davvero e il padrone era nientemeno che Gabriele D'Annunzio che di stranezze, nella sua vita, ne fece in quantità.

La Cheli venne donata al massimo esponente del Decadentismo italiano dalla marchesa Luisa Casati Stampa e visse in tranquillità fino a che, vittima della sua gola e delle troppe tuberose che la pilota Maria Antonietta Avanzo le diede, morì. La testuggine è ancora visibile nella sala da pranzo del Vittoriale degli Italiani, la lussuosa villa di Gardone Riviera dove il poeta di origini abruzzesi visse fino alla sua morte. Insomma, in vista delle feste un consiglio: non fate come la Cheli. Ma nemmeno come D'Annunzio che finse anche la sua morte (con una caduta da cavallo) per promuovere la sua raccolta "Primo Vere".

Come poesia, la meravigliosa "Pioggia nel pineto":

Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove su i pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti silvani,
piove su le nostre mani ignude,
su i nostri vestimenti leggieri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiude novella,
su la favola bella che ieri
t’illuse, che oggi m’illude,
o Ermione.

Odi? La pioggia cade
su la solitaria verdura
con un crepitío che dura
e varia nell’aria
secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
nè il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancóra, stromenti diversi
sotto innumerevoli dita.
E immersi noi siam nello spirto silvestre,
d’arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome Ermione.

Ascolta, ascolta. L’accordo
delle aeree cicale
a poco a poco più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce più roco
che di laggiù sale,
dall’umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s’allenta, si spegne.
Sola una nota ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s’ode voce del mare.
Or s’ode su tutta la fronda
crosciare
l’argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta. Ascolta.
La figlia dell’aria
è muta; ma la figlia
del limo lontana,
la rana, canta nell’ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.

Piove su le tue ciglia nere
sìche par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca intatta,
tra le pàlpebre gli occhi
son come polle tra l’erbe,
i denti negli alvèoli con come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
e il verde vigor rude
ci allaccia i mallèoli
c’intrica i ginocchi
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri vólti silvani,
piove su le nostre mani ignude,
su i nostri vestimenti leggieri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiude novella,
su la favola bella che ieri
m’illuse, che oggi t’illude,
o Ermione.

Gabriele D'Annunzio,
in "Alcyone", 1903

Foto in copertina: Anfiteatro del Vittoriale

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Pubblicato il 11 Aprile 2020
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