Quantcast

Usa i gatti per dare fastidio alla vicina: condannata per stalking

Per la Cassazione, è stalking liberare volontariamente e continuamente i gatti nelle parti comuni dell'edificio, nella consapevolezza delle conseguenze igieniche e della molestia arrecata.

É reato "usare" i gatti per dare fastidio al vicino di casa. Lo ha ribadito la quinta sezione penale del Palazzaccio, chiamata a scrivere la parola fine sul ricorso presentato da una donna contro la sentenza della Corte d'Appello di Trento, che l'aveva condannata per atti persecutori nei confronti della vicina.

Secondo la ricorrente, gli episodi per i quali era scattata la condanna – relativi alla presenza di deiezioni dei gatti in parti comuni dell'edificio – erano da considerare occasionali, e comunque da attribuire ad incuria nella custodia dei felini. E tutto questo, secondo la 68enne, risultava da quanto emerso dal processo. Non solo: secondo la donna non c'era prova che fosse sua la "mano" dietro ai cartelli apparsi nel condominio con scritte minacciose e insulti nei confronti della vittima.

[pubblicita]Gli Ermellini, invece, hanno sposato la tesi della Corte d'Appello di Trento, secondo cui alla donna non poteva essere attribuita soltanto un'«incuria colposa nel governo dei propri animali»: la 48enne, infatti, aveva «volontariamente continuato a liberarli nelle parti comuni dell'edificio abitato anche dalla persona offesa, nell'evidente consapevolezza delle conseguenze sul piano igienico che ciò comportava e della molestia che in tal modo arrecava alla propria vicina». Insomma, un comportamento che può a buon diritto essere ricondotto agli atti persecutori. Anche perchè numerosi testimoni, compresi gli agenti della Polizia Municipale, avevano riferito la «presenza di escrementi animali ovvero del persistente olezzo delle loro deiezioni» 

Anche per quanto riguarda l'attribuibilità all'imputata delle scritte e dei cartelli contenenti insulti e minacce alla ricorrente, la Suprema Corte ha dato ragione ai giudici di merito, che l'avevano logicamente desunta dal contesto della vicenda e, soprattutto, dal fatto che l'edificio teatro dei fatti era una villetta bifamiliare, le cui parti comuni servivano esclusivamente, oltre che l'abitazione della vittima, quella dell'imputata

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
Noi di LegnanoNews abbiamo a cuore l'informazione del nostro territorio e cerchiamo di essere sempre in prima linea per informarvi in modo puntuale.
Pubblicato il 17 Giugno 2019
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore