ANSO vince il Premio AICA 2025: dal Campo dei Fiori alla mappa nazionale del cambiamento climatico
Il progetto “Scrivo da un paese che non esiste” premiato nella categoria “Comunicare i cambiamenti climatici”. Tra i lavori finalisti, anche l’approfondimento sul disastro del Campo dei Fiori, simbolo della fragilità del territorio varesino
Ad Alba, sabato 22 novembre, si è svolta la 22ª edizione del Premio AICA, il riconoscimento dedicato alla migliore comunicazione ambientale. L’edizione 2025 ha introdotto una nuova formula pensata per valorizzare giornalisti e divulgatori capaci di raccontare l’emergenza climatica con chiarezza e competenza, attraverso linguaggi diversi: podcast, documentari, reportage e progetti di data journalism.
A conquistare la categoria storica “Comunicare i cambiamenti climatici” è stato Scrivo da un paese che non esiste, il progetto di quality journalism promosso da ANSO – Associazione Nazionale Stampa Online con il supporto della Google News Initiative. L’iniziativa coinvolge testate locali di tutta Italia per raccontare come la crisi climatica stia trasformando territori, comunità e paesaggi, componendo un mosaico di storie radicate nei territori.
Durante la cerimonia è intervenuto anche Marco Giovannelli, direttore di VareseNews e presidente di ANSO. «Il progetto – ha spiegato – nasce dal basso, dall’ascolto dei territori. Oggi contiamo oltre cento testate aderenti: attraverso un bando e una formazione mirata abbiamo selezionato le realtà che hanno costruito questo affresco di reportage, racconti e video, integrato dal data journalism per dare maggiore profondità al lavoro. È un viaggio che attraversa l’Italia intera, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia». Giovannelli ha poi rivolto un ringraziamento agli organizzatori del Premio AICA «per l’impegno costante nella tutela ambientale».
In finale, insieme al progetto ANSO, c’erano anche Il prezzo che paghiamo, documentario di Sara Manisera prodotto da Greenpeace e ReCommon, e Threshold, podcast documentario realizzato da Auricle Productions.
Il caso del Campo dei Fiori come simbolo del cambiamento climatico
Per il territorio varesino c’è una data che ha segnato uno spartiacque: 25 ottobre 2017. Quella sera il Campo dei Fiori era completamente in fiamme, illuminando la montagna a chilometri di distanza. Nessuno poteva ancora immaginare che quell’incendio sarebbe stato solo il primo tassello di una sequenza di eventi estremi destinati a cambiare per sempre il volto della zona.
Neppure un anno dopo, il 5 luglio 2018, una colata di fango composta da acqua, detriti e legname bruciato travolse Luvinate, paesino immerso nei boschi e attraversato dal torrente Tinella, normalmente secco. In pochi minuti il Tinella si trasformò in un fiume di fango che invase case e strade e che, in un’occasione successiva, provocò la morte di un runner.
Poi, tra il 2 e il 3 novembre 2018, arrivò la tempesta Alex. Le raffiche da sud-est superarono i 113 km/h, abbattendo interi versanti del Campo dei Fiori. Un albero cadde persino sulla stazione meteo del Centro Geofisico Prealpino, distruggendo gli strumenti che avevano registrato gli ultimi dati utili. «Quello che non è riuscito al fuoco e all’acqua è riuscito al vento», commentarono i tecnici nei giorni successivi.
Tre eventi diversi – fuoco, acqua e vento – che, come tessere di un domino, hanno mostrato come il cambiamento climatico possa colpire lo stesso territorio con una frequenza sempre più ravvicinata e con una forza crescente.






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