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Il Live Aid non ci fu solo nel 1985, io sono stata a quello del 2006 a Roma

I ricordi di una –allora– giovane universitaria che nel 2006 partecipò al Circo Massimo alla seconda edizione del Live Aid. Venerdì 10 ottobre una serata a Materia per parlare di musica e impegno civile

Live 8 roma 2005

Il 10 ottobre, a Spazio Libero Materia si terrà una serata dedicata al Live Aid. Apprendo la notizia guardando la programmazione del mese di ottobre del nuovo hub culturale di VareseNews e, fra i tanti eventi interessanti proposti, il mio sguardo si sofferma sulla serata dedicata al concerto che il 13 luglio del 1985 riempì due città, Londra e Philadelphia , con lo scopo di raccogliere fondi per l’Etiopia colpita dalla carestia.

Per me, però, il nome “Live Aid” apre lo scrigno di un’altra data e altre immagini.

La manifestazione a cui faccio riferimento io è più recente (in effetti nel 1985 avevo quattro anni e non potrei conservarne ricordi) e ha un nome leggermente diverso: il Live 8.

Il grande evento a cui ripenso io con emozione fu “una serie di 11 concerti gratuiti organizzati per il 2 luglio 2005 nelle nazioni appartenenti al G8. I primi dieci concerti si sono tenuti simultaneamente il 2 luglio in altrettante diverse città e l’undicesimo si è tenuto il 6 luglio. La data fu scelta sia perché cadeva immediatamente prima della conferenza del G8, sia perché veniva a coincidere con il 20º anniversario del Live Aid” (da Wikipedia).

Le città coinvolte furono Londra (Hyde Park), Parigi (Castello di Versailles), Filadelfia (Museum of Art), Berlino (Siegessäule), Roma (Circo Massimo), Mosca (Piazza Rossa), Tokyo (Makuhari Messe), Newtown (Mary Fitzgerald Square), Barrie (Park Place) e Cornovaglia (Eden Project).

Live 8 roma 2005

In quel 2005 io, 24enne, mi trovavo a Roma, dove frequentavo l’università. Insieme a tanti giovanissimi in quella bolgia che riempì il Circo Massimo ci fui anch’io.

Io e la mia amica Paola – una compagna di università sarda conosciuta qualche mese prima – eravamo arrivate presto e ci trovammo un buon posto nelle prime file, sul lato sinistro del palco.

Ricordo l’entusiasmo che si respirava, la sensazione di poter partecipare a un evento di portata mondiale.

La nostra generazione, cresciuta nella leggenda di Woodstock e del fascino del primo Live Aid del 1985, guardava a questi grandi eventi di musica come a un mito lontano, inafferrabile.

Live Aid 1985: quando la musica divenne mondo

Quel giorno, consapevoli di esser parte di un concerto che attraversava il mondo, di città in città, avevamo addosso la sensazione di poterci riappropriare di un pezzetto di quella narrazione che aveva influenzato la storia della musica.

Inoltre durante il concerto ci fu il collegamento alle altre piazze che, in simultanea, ospitavano il Live 8: con lo sguardo fisso sui maxischermi ci rendemmo conto di non essere solo lì, a Roma, ma di trovarci, tutti, sul pianeta terra.

E, in tante città nel mondo, le capitali degli stati più ricchi, milioni di persone si erano riunite, per la musica, ma soprattutto per impegnarsi per i meno fortunati.
Scopo della manifestazione era infatti quello di sensibilizzare l’opinione pubblica e i leader politici sulla cancellazione del debito delle nazioni più povere, ponendo l’accento sulle condizioni soprattutto dell’Africa.

Nel 1985 solo da casa, dalle televisioni, era stato possibile osservare le piazze di Londra e Philadelphia in simultanea.
In quel 2 luglio 2005, attraverso gli schermi, ci osservammo e ci fu la sensazione di non essere soli.

Certo, tanti erano lì solo per cantare e ballare. Perché nasconderlo? La consapevolezza non è così scontata in giovani ventenni, che per un giorno volevano tenere lontani libri e università, o lavoro e obblighi, e potersi divertire.

Per giunta gratuitamente e con una lineup che aveva riunito tra i più popolari interpreti della scena musicale italiana: Biagio Antonacci, Carmen Consoli, Cesare Cremonini, Francesco De Gregori, Gemelli Diversi, Giorgia, Elisa, Ligabue, Jovanotti, Max Pezzali, Negramaro, Nek, Piero Pelù, Le Vibrazioni, Pino Daniele, Irene Grandi, Tiromancino, Planet Funk, Negrita, Alex Britti. Insieme a loro si esibirono gli artisti internazionali Duran Duran, Tim McGraw e Faith Hill e big dello spettacolo come Giorgio Armani, Raoul Bova, Paola Cortellesi, Fiorello, Dalia Gaberščik, Sophia Loren, Carlo Massarini, Giovanna Mezzogiorno, Carlo Verdone e Giovanni Veronesi che calcarono il palco per parlarci.
Ricordo anche l’allora sindaco di Roma, Walter Veltroni, presente dietro al palco con le figlie durante tutto lo spettacolo. (I posti nelle prime file che io e Paola ci eravamo accaparrate ci dava anche una buona visuale del dietro le quinte).

E fu grazie a loro e a quei musicisti che si soffermarono sul palco un po’ più a lungo per condividere riflessioni importanti, che quel Live 8 assunse un significato più profondo.
Ricordo la musica, certo (porterò sempre nel cuore quel “Roma Capoccia” intonato con Venditti sotto il cielo della città che mi aveva adottato), ma soprattutto, ricordo “quel” video.

Ad un tratto, proprio fra una canzone e l’altra da intonare e sulla quale ballare, arrivò il momento della consapevolezza. Fu trasmesso un filmato che mostrava una mamma in un paesino africano che, non avendo nulla da dar da mangiare ai suoi figli, metteva dei sassi in una pentola, facendoli bollire con dell’acqua, per far sì che i bambini si potessero calmare e nel suo “fra poco è pronto” potessero addormentarsi senza piangere, seppur a digiuno. Ricordo, con estrema lucidità, quel filmato e, subito dopo, il silenzio del Circo Massimo nella sua interezza.

Restammo così, fermi nella consapevolezza e nell’urgenza di non dimenticare ciò che avevamo visto. Avevamo vent’anni anni e questo fu ciò che quel Live 8 regalò a ciascuno di noi. La comprensione di essere cittadini del mondo e, per quel mondo, di doversi impegnare.

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Pubblicato il 08 Ottobre 2025
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