Smartphone a scuola: “Non basta vietare, la vera sfida è educare a un uso corretto del digitale”
A riflettere sul tema è Simona Michelon, per anni animatrice digitale dell’Istituto Dell’Acqua e oggi docente impegnata nelle tematiche legate all’intelligenza artificiale e al digitale

Il recente intervento del Ministro Valditara, che estende anche alle scuole superiori il divieto dell’uso dei cellulari in classe, anche a scopi didattici, ha riacceso il dibattito sull’equilibrio tra tecnologia e didattica. A riflettere sul tema è Simona Michelon, per anni docente e animatrice digitale dell’Istituto Dell’Acqua di Legnano e oggi impegnata nelle tematiche legate all’intelligenza artificiale e al digitale.

Secondo Michelon, la questione va osservata da almeno due angolazioni. Da un lato, l’istituzione scolastica fatica a garantire un utilizzo corretto dei device personali all’interno della scuola, anche perché la responsabilità ultima ricade sul dirigente. «In questa prospettiva – spiega – la scelta di limitare l’uso dei cellulari è comprensibile e doverosa».
Dall’altro lato, però, si pone il tema dell’uso della tecnologia nella didattica. Qui la docente sottolinea che il problema non è lo strumento in sé, ma la modalità e il contesto con cui viene messo a disposizione degli studenti.
Dal “bring your own device” al “device della scuola”
Negli anni scorsi la scuola italiana aveva spinto sul concetto di BYOD – Bring Your Own Device, ovvero l’uso a scuola del proprio strumento digitale. Oggi, secondo Michelon, lo scenario è diverso: «Con le risorse del PNRR e il progetto Scuola 4.0 le scuole si sono attrezzate di tablet, PC e sistemi di sicurezza. È quindi ragionevole passare dal portare il proprio device a utilizzare quelli messi a disposizione dall’istituto, protetti da firewall e software di controllo». Un cambiamento che, cinque anni fa, sarebbe stato impensabile, ma che oggi trova terreno fertile grazie agli investimenti tecnologici già realizzati.
La vera sfida: garantire l’accesso e l’educazione digitale
Per Michelon, però, la questione non si esaurisce nel semplice divieto. «Il nodo cruciale – afferma – è capire se le scuole saranno in grado non solo di togliere i cellulari personali, ma anche di garantire un accesso sicuro e controllato al digitale attraverso i device della scuola». E aggiunge: «Saranno in grado le scuole di prevedere un engagement digitale dei ragazzi tutelato? Questa è la vera domanda».
La docente richiama l’attenzione anche sull’uso delle nuove tecnologie emergenti, come l’intelligenza artificiale, che le scuole stanno già regolamentando. L’obiettivo, sottolinea, non deve essere quello di “togliere”, ma di educare e guidare i ragazzi verso un utilizzo consapevole e responsabile degli strumenti digitali.
In conclusione, Michelon evidenzia che molto dipenderà dalle scelte dei singoli istituti e dalla sensibilità dei dirigenti scolastici: «Siamo in un mondo diverso da quello di 5, 10 o 20 anni fa. Preparare i ragazzi al futuro significa permettere loro di accedere alle tecnologie, ma in un ambiente sicuro, protetto e formativo».
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