45 anni fa la bomba che devasto e uccise alla stazione di Bologna. Mattarella: “Fu spietata strategia eversiva neofascista”
Alle ore 10:25 del 2 agosto 1980, un ordigno ad altissimo potenziale, contenuto in una valigia abbandonata nella sala d’aspetto di seconda classe, esplose, causando la morte di 85 persone e il ferimento di oltre 200

Era una calda mattina estiva, un sabato prefestivo, e la stazione centrale di Bologna era affollata di turisti, lavoratori e famiglie in partenza o in transito. Alle 10:25, l’esplosione devastò l’ala ovest della stazione, distruggendo la sala d’aspetto di seconda classe, gli uffici della società di ristorazione Cigar e circa 30 metri di pensilina. L’onda d’urto colpì anche il treno Ancona-Chiasso, fermo al primo binario. La bomba, composta da una miscela di tritolo e T4, provocò un cratere e fece crollare le strutture sovrastanti, seppellendo sotto le macerie decine di persone. La città si trasformò immediatamente in una macchina di solidarietà e soccorso. Vigili del fuoco, cittadini, tassisti e personale medico accorsero per aiutare i feriti e recuperare i corpi. Un autobus, il numero 37, divenne un simbolo di quel giorno, utilizzato come carro funebre per trasportare le vittime estratte dalle macerie. Il Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, giunto a Bologna nel pomeriggio, espresse il dolore della nazione con parole che ancora risuonano: «Non ho parole, siamo di fronte all’impresa più criminale che sia avvenuta in Italia».
Oggi, 2 agosto 2025, Bologna commemora il 45° anniversario della strage alla stazione centrale, uno degli atti terroristici più gravi della storia italiana. Alle ore 10:25 del 2 agosto 1980, un ordigno ad altissimo potenziale, contenuto in una valigia abbandonata nella sala d’aspetto di seconda classe, esplose, causando la morte di 85 persone e il ferimento di oltre 200. Questo attentato, attribuito a gruppi neofascisti e considerato parte della cosiddetta “strategia della tensione”, ha lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva del Paese.
Le vittime
Le 85 vittime della strage erano persone comuni, provenienti da 50 città italiane e straniere, unite dal destino di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Tra loro c’erano studenti, operai, impiegati, pensionati, casalinghe, militari, ferrovieri e tassisti. La vittima più giovane, Angela Fresu, aveva solo tre anni; la più anziana, Antonio Pugliese, ne aveva 86. Le storie delle vittime, raccolte con cura dall’Associazione tra i familiari delle vittime della strage di Bologna, raccontano sogni spezzati e vite interrotte.
Angela Fresu, la più giovane, era in stazione con la madre Maria Fresu, 24 anni, per una vacanza sul Lago di Garda. Il corpo di Maria, disintegrato dall’esplosione, fu identificato solo il 29 dicembre 1980 tra i resti trovati sotto il treno per Basilea. Angela, invece, fu ritrovata subito, diventando un simbolo della crudeltà dell’attentato.
Mirella Fornasari, 36 anni, lavorava per la Cigar e si trovava negli uffici sopra la sala d’aspetto. Quel giorno era tornata in stazione per una riunione, e l’esplosione la colse mentre lavorava insieme alle colleghe Euridia, Franca, Katia, Nilla e Rita, tutte morte nell’attentato.
Francesco Antonio Lascala, 56 anni, pensionato delle Ferrovie dello Stato, era in attesa di un treno per Cremona, dove avrebbe raggiunto la figlia. Il ritardo del suo convoglio gli fu fatale.
Verdiana Bivona, 22 anni, operaia di origini siciliane, era in stazione con Maria Fresu e la piccola Angela. Anche lei perse la vita nell’esplosione.
Antonio Pugliese, 86 anni, ex mezzadro e appassionato di carte, fu colpito da oggetti staccati dall’edificio mentre aspettava un autobus vicino alla stazione.
Le indagini sulla strage di Bologna sono state lunghe e complesse, segnate da depistaggi e false piste nonostante fin dai primi momenti, la pista del terrorismo neofascista è stata considerata la più probabile.
Le parole del Presidente Mattarella

Nel giorno del 45esimo anniversario è intervenuto anche il capo dello Stato Sergio Mattarella:
“La strage della Stazione di Bologna ha impresso sull’identità dell’Italia un segno indelebile di disumanità da parte di una spietata strategia eversiva neofascista che mirava a colpire i valori costituzionali, le conquiste sociali e, con essi, la nostra stessa convivenza civile.
Il 2 agosto di quarantacinque anni fa, con i corpi straziati, i tanti morti innocenti, la immane sofferenza dei familiari, lo sconvolgimento di una città e, con essa, dell’intera comunità nazionale, è nella memoria del Paese.
Bologna, l’Emilia-Romagna, l’Italia, risposero con prontezza e fermezza, esprimendo tutta la solidarietà di cui sono capaci, respingendo il disegno destabilizzante, le complicità presenti anche in apparati dello Stato, le trame di chi guidava le mani stragiste.
Nel giorno dell’anniversario, si rinnovano alle famiglie delle vittime i sentimenti di vicinanza. Espressione di una comunità coesa che aderisce a quei principi democratici, che gli artefici della strage volevano cancellare, generando paura per minare le istituzioni, cercando di spingere il Paese verso derive autoritarie, con responsabilità accertate grazie al tenace lavoro di Magistrati e servitori dello Stato.
Merita la gratitudine della Repubblica la testimonianza dell’Associazione dei familiari delle vittime, che ha sempre tenuto accesa la luce sul percorso che ha portato a svelare esecutori e mandanti, prezioso esempio di fedeltà ai valori costituzionali, specie per i giovani”.
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