Barbara Nappini racconta la sua rivoluzione gentile: il cibo, la terra e le parole
La presidente di Slow Food Italia presenta a Materia Spazio Libero di Castronno "La natura bella delle cose", un libro che intreccia biografia, politica e cura del mondo, partendo dai gesti quotidiani

C’è una bellezza resistente che non si lascia piegare dalla logica del consumo né dalla retorica dello spreco. È la bellezza che attraversa il pane fatto in casa, il gesto di una nonna che trasforma le briciole in pangrattato, la terra coltivata con rispetto, il corpo che si oppone alla violenza solo restando presente. È questa la “natura bella delle cose” di cui scrive Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia, che sarà ospite a Materia Spazio Libero giovedì 29 maggio alle 19.00 per presentare il suo nuovo libro, edito da Slow Food Editore.
Il saggio, che è anche un memoir ‘politico’ e personale, affonda le radici nella biografia dell’autrice ma si allarga presto a un campo più vasto: quello dell’impegno collettivo, della sovranità alimentare, della giustizia ambientale e sociale. “Essere capaci di produrre cibo è un atto rivoluzionario”, scrive Nappini, mettendo in relazione la cura del corpo, dello spirito e della terra con un nuovo modello di economia e comunità
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L’autrice – cresciuta professionalmente nel mondo della moda e approdata, per scelta radicale, alla campagna toscana – intreccia riflessioni personali e analisi sistemiche. Lo fa partendo da immagini vive: il lievito madre che fermenta, la pasta che esce dai bordi di un barattolo, le mani che impastano. Sono gesti che parlano di una “cultura del necessario” contro l’ostentazione del superfluo, della capacità di resistere alle logiche estrattive e competere con la dolcezza, come nel caso delle donne palestinesi che curano i loro olivi sotto minaccia di armi
Il testo è attraversato da un sentimento potente: la volontà di immaginare un futuro che parta dalle comunità, dalla biodiversità, dalla rigenerazione delle parole e dei paesaggi. Un invito a riscoprire la politica nel senso originario del termine: la cura della casa comune – oikos –, fondata su scelte quotidiane che tengono insieme etica, estetica e giustizia.
Non è solo un libro sul cibo, anche se il cibo ne è fulcro e metafora. È un libro sul corpo come primo strumento di resistenza e rivoluzione; sul diritto alla bellezza e al piacere; sul linguaggio come strumento di verità e cambiamento Ed è, infine, un libro sul ruolo femminile nella costruzione di un’altra narrazione, che non riproduca dinamiche di potere ma promuova giustizia e solidarietà
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