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Cammino di Santiago: “La terra di Galizia è invasa dai lombardi”

Padre Fabio alle 19.30 ha celebrato la messa nello spazio esterno dell’oratorio di Besnate davanti a oltre 150 persone che poi si sono fermate per l'incontro

Generico 2018

Era stato a Besnate tanti anni fa e ricordava ancora la lunga presentazione che gli fece chi lo ospitava. Un giro alla Lagozza e il racconto secolare della storia del paese.

Padre Fabio come uno showman conosce bene l’arte oratoria e cattura subito la platea accorsa per ascoltare la sua testimonianza sul cammino di Santiago. Alle 19.30 ha celebrato la messa nello spazio esterno dell’oratorio di Besnate davanti a oltre 150 persone che poi si sono fermate per l’incontro.

Lui con altri religiosi guanelliani vivono da dieci anni a Arca, il paese dell’ultima tappa prima di Santiago di Compostela.

La terra di Galizia è invasa dai lombardi e da alcuni anni oltre 700mila persone arrivano a Santiago. Non vi fidate dei numeri che leggete perché quelli arrivano da chi monitora le richieste della compostela, ma ormai sono sempre meno ad andare all’ufficio del pellegrino a ritirarla”.

Padre Fabio parte subito in quarta. Aveva fatto una serie di annunci, come ogni buon parroco sa fare alla fine della Messa. Lui ha raccontato le varie iniziative dei Guanelliani rispetto ai pellegrinaggi.  Poi svolta questa funzione che lo ha un po’ scaldato, ma soprattutto gli ha dato modo di prendere confidenza con chi era lì ad ascoltarlo, è partito sulla storia del pellegrinaggio.

“Una volta era il parroco del paese a rilasciare un documento che accertava il pellegrinaggio. Questo portava tanti vantaggi al soggetto che si metteva i viaggio: era salvato, protetto e non pagava le tasse. Il cammino non era quello che conosciamo. C’erano da attraversare dodici fiumi e non c’erano ponti. La credenziale del parroco era fondamentale. Lo stesso succedeva una volta arrivati a Santiago per poter tornare indietro”.

La lettura dell’esperienza è tutta in chiave religiosa e Padre Fabio su questo non lascia alcun dubbio.

“Il pellegrinaggio è cosa diversa dal cammino e non è una attitudine fisica o meditativa. Il pellegrinaggio è stato snaturato dalla Compostela. Non è una esperienza delle gambe, ma dell’anima. Il 90 percento dei pellegrini in antichità cercavano tutti i modi per evitare di camminare. Vi farà sorridere, ma noi siamo a due tappe da Santiago e spesso arrivano persone disperate perché non riescono ad arrivare alla meta perché hanno problemi fisici”.

Dieci anni di esperienza con tanti momenti di catechesi hanno dato a Padre Fabio una sicurezza che trasmette con forza.

“Il cammino a Santiago non è il toccasana, ma ha rimesso in moto tante persone. Chi fa il cammino vive un’apertura straordinaria. È un modo di evangelizzare le persone. I primi anni pensavo che arrivassero tutti gli sfigati che avevano problemi. Poi ho sempre più compreso che il cammino non risolve i drammi dell’esistenza e non fa star bene. L’esperienza mistica facciamola dal divano non c’è bisogno di soffrire. Le antiche regole richiedevano di fare il pellegrinaggio da soli. Lo scopo è il dialogo tra me e Dio. Va fatto con sobrietà non come itinerario enogastronomico”.

Da qui le vere ragioni del cammino, del suo sviluppo che niente avrebbe a che fare con il turismo.
“I motivi veri quali erano? La prima era perdonare le offese. La seconda chiedere perdono a Dio delle proprie colpe. Terzo la promessa di una vita migliore. C’è da essere sconsolati nel vedere che il 92 percento alla fine dell’esperienza non va sulla tomba di San Giacomo. Che senso ha fare 870 km e poi saltare la ragione per cui si va a Santiago”?

Già… del resto però è proprio l’ufficio del pellegrino a registrare le motivazioni di chi passa a ritirare la Compostela e ormai sono sempre meno le persone che percorrono tanta strada per motivi religiosi. Padre Fabio se ne rallegra quasi perché non ama sapere che qualcuno di avvicina con superficialità a una esperienza così piena nella vita. È molto critico e duro con chi la vive con leggerezza o con spirito solo turistico, o legato all’incontro senza una dimensione dell’anima.

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“Il pellegrinaggio è una grazia. – racconta padre Fabio – Molti muoiono senza poterci andare. Non ascoltate però chi scrive che è tutto chiuso a causa del covid. Occorre avere più precauzioni, ma da alcuni giorni ha riaperto anche la cattedrale a Santiago e si può venire. Il mio consiglio è prenotare e usare gli ostelli privati perché sono comunque economici e garantiscono maggiore sicurezza. Poi almeno per quest’anno conviene percorrere solo il Francese e il Portoghese”.

Due ore tra la Messa e l’incontro con il superiore dei guanelliani di Santiago e delle opere guanelliane d’Europa. Attualmente sul cammino sono sei e con loro ci sono anche le suore che hanno una postazione ad Arzua penultima tappa del cammino, mentre i padri sono ad Arca. Qui il loro sito e qui la pagina Facebook.

Il diario del direttore Marco Giovannelli in cammino due anni fa e il ricordo di Padre Fabio incontrato più volte nelle ultime tappe. Le foto pubblicate qui sono sue.

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Pubblicato il 07 Luglio 2020
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