Diagnosi del tromboembolismo: la “rivoluzione” del dr. Mumoli
Il medico legnanese ha elaborato una scoperta di rilievo a livello internazionale

Dall'Ospedale di Legnano nasce l'innovazione che cambia la metodologia diagnostica del trombo embolismo venoso. Il protagonista della scoperta è il dott Nicola Mumoli, primario della UO di Medicina dell’Ospedale di Magenta che ha studiato come applicare l'Elastosonografia nel campo della patologia trombotica.
«È una tecnologia che fornisce informazioni riguardo l'elasticità dei tessuti – spiega il dottor Mumoli – e di conseguenza permette di distinguere con accuratezza una trombosi venosa acuta da una trombosi venosa cronica. È un'analisi semplice da utilizzare e non invasiva per il paziente».
L'importante studio è stato pubblicato qualche giorno fa su una delle riviste più prestigiose al mondo nel campo della trombosi (Journal of Thrombosis and Hemostatis) e l'obiettivo per il dottor Mumoli è quello di vedere questa nuova tecnica entrare a far parte delle linee guida globali. Per fa ciò, questa metodologia dovrà essere sperimentata in diversi centri nazionali e internazionali.
Lo studio è durato un anno e ha visto il coinvolgimento di 200 pazienti. Alla ricerca che ha visto la collaborazione di ricercatori italiani di fama internazionale, ha partecipato anche il prof. Antonino Mazzone, Direttore del Dipartimento Area Medica, Cronicità e Continuità Assistenziale della ASST Ovest- MI.
«Questa tecnica ecografica permette di distinguere i tessuti duri e infiammati cronicamente da tessuti più comprimibili e quindi normali – spiega il medico – . Ed è una metodologia già ampiamente utilizzata per differenziare la cirrosi epatica dal tessuto epatico normale, e consente di evitare in questo contesto indagini invasive come la biopsia del fegato».
Per ciò che concerne il trombo embolismo venoso, «una trombosi acuta – ricorda Mumoli – è formata per la stragrande maggioranza da plasma e fibrina dove si impigliano piastrine e globuli rossi, mentre un trombo cronico, cioè vecchio, è formato da tessuto fibrotico, duro e pertanto anelastico». Sfruttando queste nozioni fisiopatologiche, i ricercatori hanno applicato la tecnica elastosonografica alla malattia trombotica che colpisce le vene degli arti inferiori e sono riusciti a risalire all’età del trombo in base alla sua elasticità.
Una scoperta rivoluzionaria poiché ancora oggi, con le tecniche tradizionali in particolare la Compressione con Ultrasuoni (CUS) e l’Ecocolordoppler dei vasi venosi, «non siamo in grado di distinguere realmente l’età di un trombo all’interno del vaso venoso esaminato – afferma il medico -. L'esatta determinazione dell'età del trombo, ottenuta grazie all’ Elastosonografia, potrebbe avere importantissime implicazioni terapeutiche e prognostiche, specialmente nei pazienti con sospetta recidiva trombotica, poiché i segni e sintomi di una possibile recidiva potrebbero essere provocati dalla sindrome post-trombotica piuttosto che da una nuova trombosi acuta. Importanti saranno le ricadute in termini diagnostici e di cura per una patologia molto diffusa anche sul nostro territorio».
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