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“GIACOMINO” AL MEETING: DA DEMOCRAZIA PROLETARIA A… QUALCUN ALTRO

L'illustre cittadino di Villa Cortese, Giacomo Poretti, ha presentato il suo libro "Alto come un vaso di gerani" - Il resoconto della "inviata" Daniela Colombo...

Giacomo Poretti, il noto comico legnanese, si "confessa" al Meeting di Rimini, dove Daniela Colombo ci relaziona ogni giorno sugli eventi che caratterizzano la manfestazione. Ecco il suo resoconto.


L'illustre cittadino di Villa Cortese,  Giacomo Poretti, presenta il suo libro "Alto come un vaso di gerani" (Mondadori 2012, pp. 135). L'ho letto quando é uscito e mi é piaciuto moltissimo. Non conosco lui personalmente, anche se spero prima o poi di poter colmare questa "mancanza", ma il suo libro rispecchia l'animo di una persona semplice che, nonostante la fama, non ha perso lo sguardo ingenuo del bambino. Poi il libro racconta dei particolari di un contesto storico che anche a me ricorda la mia infanzia (che ci volete fare…anche se con qualche anno di differenza, il periodo é quello e l'età più o meno pure!).

Voglio proprio sentirlo mentre si racconta.

La gente arriva fino alle piscine e non é bastato il Caffé Letterario (dove ogni giorno, per il ciclo 'Invito alla lettura', ad orari diversi vengono presentati dai rispettivi autori quattro libri) a contenere chi é lì per ascoltarlo. Chi non é riuscito ad entrare deve accontentarsi di seguirlo dai maxi schermi.
Colpisce vedere Giacomino fuori dal trio, senza Aldo e Giovanni.

"Quando avevo quattro anni sono stato mandato in colonia. Ero alto come un vaso di gerani", spiega così il titolo. Un libro comico? Non proprio. "Questo libro é un inno all'esistenza – commenta Camillo Fornasieri, direttore del Centro Culturale di Milano – e i capitoli sono scanditi dalle stagioni della vita".
Nel testo Giacomo si racconta con tutte le proprie fragilitá e le proprie paure. "Quando ho preso in braccio mio figlio appena nato mi é venuta l'ansia di rassicurarlo nei confronti del mondo. Ho iniziato a parlargli, tanto che mia moglie mi ha detto 'Sei scemo?'. Avevo paura delle domande che mi avrebbe fatto da grande".

Giacomo comincia a scrivere degli avvenimenti della propria vita ritenendolo un modo per lasciare, per dirla alla Battiato, la testimonianza del transito terrestre. "Era un modo per riflettere" dice.

É generoso nel raccontare di sé al pubblico. Parla di quando, ancora bambino, camminava per le strade di Milano: "Mi sembrava una città infinita, come il tempo dell'infanzia". Quando decide di uscire da casa lo fa per un bisogno interiore di andare, di cambiare "come quando Dio parla ad Abramo dicendogli di andare senza sapere dove e lui si deve fidare" dice citando il Vecchio Testamento.

Gli anni settanta sono quelli della politica, dei grandi cambiamenti. "Sono entrato in politica (Democrazia Proletaria, ndr) con la speranza che quello fosse il modo di cambiare. É stata una delusione e, come spesso accade, al sogno non ha corrisposto la realtà. L'uccisione di Aldo Moro ha rappresentato una profonda crisi".

Insieme alla politica il lavoro, prima come operaio metalmeccanico in fabbrica, poi come infermiere nelle corsie dell'ospedale di Legnano. Dice ricordando quell'esperienza: "Ad un certo punto non si riesce a ridere sulle cose; puoi solo portare rispetto al malato. Lo spavento della malattia, lo stupore della vita, sono un modo per guardare a Qualcun altro".

Prima ancora di buttarsi in politica, prima di fare l'operaio e l'infermiere, Giacomino trascorreva i pomeriggi nell'oratorio di don Gaetano e della sua compagnia teatrale ed é lì che é nata la sua passione per il teatro. "Ma c'era bisogno di un incontro particolare". E l'incontro accade con Aldo e Giovanni. Lo racconta così. "Una sera ero tra gli spettatori di un loro cabaret. Quel tipo piccolino che si attorcigliava attorno a quello alto piantandogli una bandierina in testa mi faceva sbellicare. Quando ha gridato 'ho conquistato L' Everest!' ho deciso che avrei lavorato con loro".

A chi l'ha ascoltato tra applausi, risate e silenzi, questo piccolo uomo, ma solo di statura, lascia la frase che sta scritta nella fascetta del suo libro: "Quella dei vasi di gerani é l'altezza giusta per sentire la profondità delle radici".

Daniela Colombo

Redazione
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Pubblicato il 24 Agosto 2013
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