Macchine per il caffè, macinini e gigantografie: la storia imprenditoriale della famiglia Rancilio in vetrina a Parabiago
Officina Rancilio 1926 lancia l'idea di un museo diffuso, che porti la cultura di impresa nelle vetrine di Parabiago, per i suoi primi 15 anni di attività
Quaranta vetrine per raccontare, tra una macchina per il caffè espresso, un macinino e una gigantografia, quasi un secolo di storia di una famiglia indissolubilmente legata a Parabiago: la famiglia Rancilio, vero e proprio simbolo della storia dell’imprenditoria nella città della calzatura e non solo, pronta a raccontarsi e a raccontare ancora una volta l’intuizione di nonno Roberto in occasione dei 15 anni del museo di famiglia. Per farlo, tra i cimeli conservati da tre generazioni lungo quasi un secolo o ritrovati letteralmente in giro per il mondo, è nata l’idea di un museo diffuso, che porti la cultura di impresa anche fuori dalle sale di Officina Rancilio 1926, recentemente riconosciuto da Regione Lombardia come museo di impresa.
«Nel 2020 avevamo grandi idee e grandi progetti per i 10 anni del museo – spiega la curatrice Francesca D’Angelo -, ma non è stato possibile fare quasi nulla. Abbiamo deciso quindi di riproporre l’iniziativa per i 15 anni, puntando l’attenzione sull’importanza di Officina Rancilio 1926 non solo come museo che parla della storia di una famiglia, di Parabiago e della sua produzione, ma soprattutto per mostrarlo come uno spazio culturale aperto alla cittadinanza e legato indiscutibilmente alla comunità e al territorio. Il claim del progetto è “Radici, cultura e relazioni” proprio perché vogliamo che diventi uno spazio in cui ci si possa incontrare, in cui il cittadino si senta a casa e dove si possano realizzare bei progetti insieme alle diverse realtà del territorio».

Cinque percorsi tematici per raccontare Officina Rancilio 1926
Il progetto, articolato in cinque diversi percorsi tematici visitabili dal 15 settembre al 15 novembre, parte inevitabilmente dall’intuizione di Roberto Rancilio, giovane operaio che nel 1926 decise di scommettere sulla produzione della macchina da caffè istantanea creando un anno dopo la Regina e realizzandone poi molte altre fino alla sua morte nel 1956, da quelle istantanee a struttura verticale a quelle con il sistema a leva.
«Nessuno ha mai capito perché in un paese dove tutti producevano calzature mio nonno si sia messo a fare macchine per caffè espresso, che in quegli anni quasi non si conoscevano, ma evidentemente ci ha visto lungo – sottolinea suo nipote Roberto Rancilio -: se dopo 100 anni siamo ancora qui, è perché evidentemente la sua intuizione è stata assolutamente fondata. Negli anni l’azienda si è sviluppata e si è trasferita a Villastanza dove si trova ancora oggi. Nel 2013 la sua strada si è separata da quella della famiglia: l’evoluzione del mercato e del business ci hanno fatto sentire in dovere di metterla in sicurezza, ma abbiamo voluto fortemente che questo posto rimanesse a noi e lo abbiamo riformulato come museo di famiglia per dimostrare che le due generazioni che ci hanno preceduto erano fatte di imprenditori che oggi si fa fatica a trovare, imprenditori che pur conoscendo magari solo il dialetto hanno letteralmente conquistato il mondo sfondando i muri a testate. In questi anni ci siamo dedicati alla raccolta di tutte le macchine storiche che abbiamo trovato, a volte anche in posti stranissimi, proprio per rinforzare le radici dalle quali veniamo: ai tempi di mio nonno un imprenditore riceveva molto dal territorio in termini di maestranze, forza lavoro e competenza, ma accumulava anche un debito di restituzione, e le attività che facciamo al museo rientrano proprio nel concetto di restituzione».

Come visitare il museo diffuso
Lungo i percorsi tematici i visitatori saranno guidati da una mappa che potranno ritirare direttamente al museo, lungo la quale troveranno alcune linee in stile metropolitana, ognuna di un colore diverso in base al tema: azzurro per la storia, fucsia per il design, arancione per i marchi, verde per la tecnologia e blu per il colore. Inquadrando il QR code riportato sulla mappa, sarà possibile non solo visualizzare il percorso ma anche attivare un navigatore, rendendo la visita a misura anche di chi non conosce la città. In ogni negozio che ha aderito all’iniziativa, poi, sarà possibile vedere una macchina per il caffè, un macinino o una gigantografia, accompagnati da un totem con tutte le informazioni del caso
Una volta terminata la visita, si potrà chiedere al negoziante di apporre sulla mappa un timbro: al termine del percorso, si potrà ritirare un gadget omaggio al museo, dove ci sarà anche la possibilità di scoprire altre curiosità continuando ad approfondire la storia della famiglia Rancilio.
«Il progetto è rivolto anche alle scuole di Parabiago, dall’infanzia alle superiori – spiega Viviana Rancilio -: ci sarà un primo incontro al museo, poi anche bambini e ragazzi, insieme agli insegnanti, potranno seguire percorsi a loro scelta o anche solo una parte, magari anche agganciandosi a quello che vedranno per portare avanti il programma scolastico. Le scuole sono state molto contente di essere coinvolte e speriamo che questa collaborazione porti frutto, anche perché pensiamo che sia un modo meraviglioso di utilizzare le ore di educazione civica».

“Rancilio è la storia di Parabiago”
Una delle tappe della visita al museo diffuso passerà anche per il comune di Parabiago, dove sarà possibile ammirare la più grande delle macchine da caffè esposte nel museo diffuso. «Il progetto del museo diffuso è molto importante e innovativo perché consente l’accesso ad un elemento di cultura a tutta la cittadinanza – commenta Giuliano Polito, consigliere comunale con delega al commercio -. Parabiago e Rancilio sono due parole indivisibili: Rancilio è la storia di Parabiago e il bilancio di quello che è stato fatto in questi 99 anni ormai è un patrimonio comune al di là del destino dell’azienda, che è stata ceduta ma resta un elemento culturale, identitario e storico fortissimo, ed è diventato patrimonio comune soprattutto grazie all’impegno di Rancilio per il nostro territorio. Questo museo ne è una forma, il fatto che ci sia tuttora uno stabilimento Rancilio a Parabiago è un’altra dimostrazione importantissima e non scontata, perché spesso quando i gruppi industriali vengono ceduti finiscono per essere delocalizzati».













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