Parere negativo della Corte dei Conti sull’adesione del comune ad Euro.PA, opposizioni sul piede di guerra a Busto Garolfo
Pioggia di critiche dalle opposizioni dopo la discussione in consiglio comunale sul parere negativo espresso dalla Corte dei Conti sulla delibera di adesione di Busto Garolfo ed Euro.PA

Volano ancora gli stracci tra le forze politiche che siedono in consiglio comunale a Busto Garolfo dopo il parere negativo espresso dalla Corte dei Conti sulla delibera consiliare di adesione ad Euro.PA, multiservizi che annovera tra i suoi soci 19 comuni dell’Alto Milanese. Il parere, infatti, è finito al centro del dibattito tra i banchi del parlamentino cittadino durante l’ultima seduta, a valle della quale le opposizioni non hanno risparmiato critiche alla maggioranza guidata da Giovanni Rigiroli.
Parere negativo della Corte dei Conti sull’adesione del comune ad Euro.PA. Bagarre a Busto Garolfo
Il centrodestra: “Dalla giunta un modus operandi superficiale e azzardato”
A partire dal centrodestra, che parla di «una difesa d’ufficio che non convince nessuno, e che certifica, se mai ce ne fosse ancora bisogno, l’inadeguatezza di questa amministrazione». «Nell’ultimo consiglio comunale abbiamo assistito ad un maldestro tentativo del sindaco Rigiroli e della sua giunta di minimizzare un atto gravissimo – sottolineano dal centrodestra -. Hanno cercato di derubricare la bocciatura della magistratura contabile ad una “semplice mancata trasmissione di allegati”, definendo addirittura il parere un mero “consiglio”. Questa versione dei fatti è offensiva per l’intelligenza dei cittadini, e per il ruolo delle istituzioni. Il parere della Corte dei Conti, infatti, non è una formalità: mette in luce gravi e sostanziali “carenze motivazionali” riguardo la convenienza economica, la sostenibilità finanziaria e l’analisi delle alternative, ovvero il cuore stesso della decisione. È inaccettabile che il sindaco e la sua maggioranza trattino un parere che evidenzia tali mancanze come un banale contrattempo burocratico».
Non solo. «Nel corso del consiglio – aggiungono Binaghi, Cova e Lunardi – abbiamo appreso un’ulteriore informazione sconcertante: l’amministrazione non ha saputo rispondere alla domanda sull’invio o meno all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato della volontà di acquisire quote di Euro PA Srl, un passaggio, questo, obbligatorio, perché previsto dall’articolo 5 del Testo Unico sulle società partecipate. Questo passaggio è infatti fondamentale per verificare il rispetto della concorrenza, che se non perfezionato potrebbe sottoporre il comune a poteri a controlli previsti dalla legge 214/2011, sanzioni economiche ed a rischi di causa con terzi. Questa doppia mancanza dimostra un modus operandi superficiale e azzardato, che ignora le più basilari procedure di legalità e trasparenza. Un’amministrazione che riceve un rilievo così netto dalla magistratura contabile dovrebbe avere l’umiltà di fermarsi e fare autocritica, invece di tentare di minimizzare».
Insieme per Busto chiede le dimissioni della giunta
Sulla stessa linea anche la civica Insieme per Busto. «Il sindaco si è reso protagonista di una serie di vere e proprie figuracce – commentano dal gruppo di minoranza -: non ha mai risposto alle nostre ripetute richieste relative alle delibere di giunta con cui sono stati affidati i lavori prima di acquisire i pareri obbligatori di Corte dei Conti e Agcm. Addirittura, non ha neppure saputo dire se e quando è stata inviata la comunicazione all’Agcm come previsto dalla legge. Questo consiglio arriva 40 giorni dopo il parere della Corte: l’amministrazione avrebbe dovuto arrivare preparatissima, e invece come al solito è andato in scena il mix di arroganza, supponenza e superficialità che contraddistingue questa giunta».
«Purtroppo questo modo di agire espone il comune a tantissimi rischi – proseguono da Insieme per Busto -: ribadiamo che la soluzione migliore siano le dimissioni di questa squadra incompetente. La nostra è una richiesta politica, riteniamo più che adeguatamente motivata dai continui strafalcioni; purtroppo per presentare una mozione di sfiducia la legge e lo statuto prevedono sei firme consiliari: pertanto anche insieme ai colleghi dell’opposizione non avremmo modo di presentarla».
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