Sfrutta e maltratta dieci lavoratori in una ditta nell’hinterland milanese: uomo arrestato per caporalato
L'arrestato di origine cinese è stato arrestato nei giorni scorsi a denunciarlo uno dei dieci lavoratori costretti a lavorare in alcuni casi fino a 90 ore settimanali con retribuzioni di 4,00 euro l’ora
Arrestato per caporalato un cittadino cinese, amministratore di fatto di una ditta dell’hinterland milanese dedita al confezionamento di abbigliamento. L’uomo è accusato di aver sfruttato 10 lavoratori connazionali, di cui 6 occupati in nero e fra questi 5 privi di permesso di soggiorno in Italia. Il fermo è stato effettuato nei giorni scorsi (13 maggio) dai carabinieri del Nucleo Operativo del Gruppo per la Tutela del Lavoro di Milano. A denunciare la situazione è stato un lavoratore maltrattato.
Nello stabilimento di produzione è stato riscontrato che la lavorazione avveniva in condizioni irregolari con pagamenti sottosoglia, orario di lavoro non conforme, ambienti insalubri e in presenza di gravi violazioni in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro. Ai lavoratori, costretti a lavorare in alcuni casi fino a 90 ore settimanali con retribuzioni di 4,00 euro l’ora senza fruire di riposo settimanale, non veniva inoltre garantita adeguata formazione professionale e la prevista sorveglianza sanitaria. Gli operai dormivano all’interno di locali ricavati abusivamente presso lo stabilimento che di fatto al controllo dei militari si presentava come una sorta di fabbrica dormitorio con pessime condizioni igienico sanitarie. Il controllo è stato effettuato a seguito alla denuncia sporta alla Procura della Repubblica di Milano da parte di un lavoratore esasperato dalle condizioni di sfruttamento e dalle continue vessazioni, culminate nel febbraio del 2025 nella violenza da parte del datore di lavoro che gli cagionava lesioni con prognosi di 45 giorni in seguito alla rivendicazione del pagamento di stipendi arretrati di 10.000,00 euro. Il datore di lavoro ha cercato anche di sottrarsi alle responsabilità imprenditoriali, aveva intestato la società al figlio e figurava come dipendente. Alla vista dei militari, due lavoratrici irregolari sul territorio nazionale, avendo ricevuto precise istruzioni dal datore di lavoro, si nascondevano all’interno del vanomontacarichi posto sul tetto dell’edificio, mettendo persino a repentaglio la propria sicurezza.
L’uomo è stato arrestato in flagranza di reato per caporalato di cui all’art. 603 bis c.p. e in esito agli accertamenti di rito, veniva adottato provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale per gravi violazioni in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro e impiego di lavoratori in nero, nonché comminate ammende pari a euro 95.000 e sanzioni amministrative pari a euro 39.200,00. Si evidenzia che il procedimento penale per caporalato si trova nella fase delle indagini preliminari e che le responsabilità in merito saranno definitivamente accertate solo ove intervenga una sentenza irrevocabile di condanna.
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