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Trapianti a cuore fermo, in fase di studio all’Ospedale di Legnano

I medici, specializzandosi nella circolazione extracorporea, stanno studiando come realizzare questa tecnica - Effettuate anche simulazioni 

Donazione di organi a cuore fermo. L'Ospedale di Legnano punta a mettere in campo questa innovativa tecnica. È quanto emerso durante l'ultima simulazione effettuata dai medici dell'Asst Milano-Ovest con l'ausilio del manichino Emilio.

I cinque casi clinici presi in considerazione entrano, e non a caso, nel campo della Rianimazione permettendo ai dottori di allenarsi anche nella ExtraCorporeal Membrane Oxygenation, ossia la ECMO meglio conosciuta come la circolazione extracorporea. Proprio questa tecnica è risultata la soluzione per effettuare i trapianti a cuore non battente superando l'ostacolo del “no touch period", ossia i 20 minuti che la legge italiana prevede debbano passare da quando il cuore smette di battere alla dichiarazione del decesso (arco temporale che in Europa equivale a 5 minuti). In questo modo viene "certificata" la necrosi encefalica, con la perdita irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo stesso.

Quindi, questa modalità di trapianti è stata, da poco, introdotta in Italia attraverso l'ECMO che i medici legnanesi stanno perfezionando. A conferma di ciò, l’implementazione del supporto avanzato dell’arresto cardiaco e dello shock cardiogeno con ECLS (extracorporeal life support). «In questi casi i pazienti vengono collegati ad un circuito esterno che sostituisce la funzione di pompa cardiaca (ECMO) in attesa di un suo ripristino – spiega il dottor Danilo Radrizzani, direttore della Terapia Intensiva degli Ospedali di Legnano e Magenta –. In riferimento alle ultime esercitazioni si può affermare che la creazione di un circuito che simuli il comparto arterioso e venoso del paziente permette di esercitarsi realmente nel posizionamento degli accessi vascolari necessari per iniziare il supporto ECMO, migliorando le tempistiche degli operatori».

Il percorso permetterà ai pazienti che muoiono durante il trasporto in ospedale o che non son in grado di sopravvivere alle prime cure e muoiono in Pronto Soccorso di poter donare i proprio organi in maniera ottimale.«Questo nuovo ambito di ricerca dovrebbe consentire nei prossimi anni di ampliare il numero di potenziali donatori – spiega il dottor Radrizzani –, con una riduzione dei tempi di attesa per le persone che aspettano il trapianto. Il nostro coordinatore locale “trapianti” (dottoressa Paola Fassini), insieme al gruppo di lavoro sull’ECMO, sta quindi sviluppando questo percorso e da circa un anno abbiamo allargato le prove di simulazione anche a questa eventualità».

Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 27 Agosto 2018
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