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Piano diritto allo studio, Nerviano in Comune: “E’ un piano senza un piano”

La lista di opposizione entra nel dettaglio delle criticità riscontrate nel documento

Critiche sul piano diritto allo studio approvato dalla maggioranza a Nerviano. La lista di centrosinistra Nerviano in Comune torna sull'argomento ed entra nel dettaglio della sua bocciatura al documento, parlando di un «piano senza un piano…tanto alla scuola materna si gioca e basta», riprendendo – con tono ironico – un'affermazione fatta dallo stesso assessore all'istruzione Sergio Girotti.

«Dalla voce dell’assessore Girotti e dai giornali apprendiamo di grandi innovazioni e rinnovamenti ma se ci soffermiamo a leggere quanto in programma, di fatto, queste novità non balzano all’occhio: i progetti scolastici finanziati e gratuiti sono pressoché gli stessi; viene confermato l’insegnamento della lingua inglese anche alla scuola materna (attualmente chiamata scuola dell’infanzia per precisazione); sono stati inseriti alcuni incontri per promuovere la lotta al cyber bullismo e alla mafia nonché l’alternanza scuola lavoro… tutto perfetto sulla carta ma ponendo qualche domanda scopriamo che i concetti sono confusi, le parole inserite non rispecchiano le definizioni che dovrebbero richiamare…come mai? – si chiedono da NIC -. Nerviano in Comune ha chiesto chiarimenti che però non hanno ricevuto una risposta. L’assessore, sollecitato più volte già in commissione, ha di fatto scelto di non rispondere, nemmeno in sede consigliare, alle nostre domande. Forse perché di risposte non ce ne sono?».

«Progettare un piano per il diritto allo studio richiede pensiero e responsabilità perché chi ne fruirà saranno tutti i nostri piccoli cittadini, bimbi e ragazzi che stanno oggi frequentando le nostre scuole e che si preparano per il loro futuro. Sono stati ricordati dallo stesso assessore numeri e movimenti nella popolazione scolastica ma se questi “numeri” non vengono letti in chiave progettuale per preventivare degli interventi e ricercare nuovi progetti ad hoc per il tempo che stiamo vivendo, come pensiamo di poter presentare un piano concreto ed efficace? – proseguono dalla lista -. Ma il nostro gruppo ha fatto di più: dato che si parla di mediazione culturale all’interno della programmazione per scuola primaria e secondaria, abbiamo presentato un emendamento per chiedere che questo servizio fosse allargato alla scuola dell’infanzia. Il nostro ragionamento parte dal numero di bambini stranieri frequentanti e che sembra essere in aumento dato il trend degli ultimi anni. Siamo certi dell’importanza di un progetto di mediazione culturale perché siamo convinti che partire già da piccoli con un servizio che accompagni gli alunni, e di conseguenza le loro famiglie, nell’ingresso al mondo scolastico, nell’apprendimento della lingua e nella reale integrazione scolastica e culturale possa agevolare negli anni successivi l’inserimento culturale, sociale e didattico che rischia altrimenti di rallentare il lavoro scolastico. Insomma, analizzare i dati di oggi è utile ad ottenere migliori risultati domani. La nostra proposta è stata bocciata, con nostro grande dispiacere perché poteva essere un’occasione utile per accogliere una proposta, seppur di minoranza, costruttiva e positiva per tutti. Di fatto l’assessore non solo non ha preso in considerazione il nostro suggerimento ma non ne ha compreso l’importanza poiché ha detto apertamente che non capisce perché dovrebbe essere utile all’asilo dato che alla scuola materna cosa deve fare un bambino? Gioca e basta! Ricordiamo all’assessore che la Scuola dell’Infanzia è da tempo considerata un percorso fondamentale per lo sviluppo psichico, sociale, culturale e didattico dei bimbi poiché sviluppa le capacità di impadronirsi delle abilità e delle attitudini idonee a facilitare gli apprendimenti futuri e continui che essi dovranno realizzare durante la loro vita. Questo grado scolastico promuove un'educazione del pensiero sul piano del linguaggio e dell’apprendimento per “imparare a pensare e imparare ad apprendere”. Forse anche giocando s’impara…e quindi mediazione culturale forse significa qualcosa di più?».

Redazione
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Pubblicato il 05 Novembre 2018
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