Osare e sognare. Sono i due verbi cari al gran maestro Alberto Oldrini che così ha spiegato l'origine e l'organizzazione del Galà di Primavera più ardito degli ultimi anni.

E' stata la sede scelta a suscitare i maggiori commenti e giudizi: il palazzetto di Castellanza. Originale fin che si vuole, ma proprio per la sua destinazione sportiva lontano da poter essere considerato a priori una location adatta a un Galà.

Per trasformarlo in un ambiente tra il mondano e il paliesco, ecco un gran lavoro organizzativo, complice la necessità di restituirlo al basket che, tra poche ore, vedrà in campo Legnano e Latina per una gara di serie A2.

[pubblicita]   Sicuramente, l'occhio è stato esaudito. Tante le esclamazioni di sorpresa, ma non è mancato qualche commento sottovoce poco convinto. La scenografia è stata suggestiva e il palco senza un fronte e un retro ha assolto alla sua novità di sorprendere l'ospite.

L'opera è stata completata dal discorso del gran maestro Alberto Oldrini. Il suo non è stato un commiato, un addio al mondo del Palio, ma alla scadenza del secondo mandato ha fatto capire che il suo futuro è ancora tutto da scrivere.

La manifestazione ha ripetuto il tradizionale programma con la presentazione delle reggenze, la consegna della rosa d'oro alle castellane di nuova nomina, il taglio della torta e il valzer ballato da capitani e castellane.

Una festa mondana che apre le manifestazioni del Palio 2019 in cui, ormai è d'obbligo, bisogna osare e sognare, se si vuole sorprendere se stessi e gli altri. L'invito del gran maestro aspetta solo di essere fatto proprio dai contradaioli tutti, se vorranno vivere la festa con lo stesso entusiasmo. Perchè, lo ha detto proprio Oldrini: "Nella mia presidenza avrò fatto bene o meno bene, ma sono stato sempre me stesso. Ho sempre sognato e osato. Con un solo obiettivo, fare il bene del Palio".

Galleria fotografica di Luigi Frigo

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Qui sotto le immagini della diretta con la parte ufficiale dell'evento

Regia di Alessandro Canavese – Operatore Gerardo Tummillo – Interviste di Sergio La Torre

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