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Le Carmelitane di Legnano non credono in dio

22 Marzo 2020

[pubblicita]Le Carmelitane di Legnano non credono in dio (minuscolo). Una provocazione nella riflessione delle Sorelle del Monastero che ringraziamo sempre per la considerazione. Un pensiero da leggere con attenzione. A noi ha riempito la mente di pensieri e il cuore di positività. Provateci anche voi.


Dio non si vede, dunque non c’è. E’ una masturbazione mentale (così si diceva anni addietro).

La stessa sorte sembra averla il corona virus: non si vede, dunque non c’è. Continuiamo perciò a fare come ci pare, anzi meglio, perché i creduloni non vanno in giro e lo spazio è tutto per me.

Dio dunque non c’è, ma quando succede qualcosa di grave, di inspiegabile, di catastrofico, Dio c’è, non solo, ma è Lui che ha combinato tutto, è la causa di tutto e per alcuni cattolici ciò che succede è la punizione di Dio che ci castiga per tutto quello che combiniamo, cioè per i nostri peccati.

Per noi è incomprensibile questo modo di ragionare e di vivere e ci sembra pure offensivo nei confronti di Dio.

Noi crediamo che Dio esiste e che ha verso di noi una volontà di bene come dice san Giovanni:

”…Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.  Infatti Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui (Gv. 3, 16-17).

Dio non è invisibile né introvabile, è presente nel quotidiano e nell’uomo che incontriamo che ci tende una mano ed è solidale verso di noi. Ma è presente anche in chi ci è nemico, e aspetta solo di essere manifestato.

Dio, quello di Gesù Cristo, è un Dio che compatisce, cioè soffre e patisce-con noi ciò che noi soffriamo.

Piange con noi come ha fatto per la morte del suo amico Lazzaro.

E’ un Dio che rallegra la nostra festa come ha fatto alle nozze di Cana.

E’ anche -lo abbiamo visto oggi nel Vangelo del Cieco nato- il Dio che ci apre gli occhi e ci fa vedere (al contrario di chi dice di vedere), ci fa vedere con verità le cose.

Dio che si accanisce verso di noi mandando castighi, terremoti, pestilenze, guerre, calamità, e che usa questi mezzi per correggerci, lasciatecelo dire con forza E’ UN DIO CHE NON ESISTE e al quale noi non crediamo.

Crediamo invece nel Dio di Gesù Cristo che:”… non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui (Gv. 3, 16-17).

E ancora: “quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, 5 per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli. 6 E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! (Gal. 4, 4-6)

Anche la prima lettura di ieri presa da Ezechiele va in questa direzione: “22 Annunzia alla casa d'Israele: Così dice il Signore Dio: Io agisco non per riguardo a voi, gente d'Israele, ma per amore del mio nome santo, che voi avete disonorato fra le genti presso le quali siete andati le genti sapranno che io sono il Signore – parola del Signore Dio – quando mostrerò la mia santità in voi davanti ai loro occhi. Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. 27 Porrò il mio spirito dentro di voi “(cfr. Ez. 36, 22 e segg.).

La “vendetta” di Dio nei confronti dell’uomo traditore verso l’amore di Dio, incallito ripetitore di peccato è questa: “ DIO GLI CAMBIA IL CUORE”.

Questo è il Dio nel quale crediamo, il Dio di Gesù Cristo che non vuole il nostro male ma la nostra salvezza.

Vorremmo concludere questa pagina con uno scritto che ci sembra molto appropriato al momento che viviamo e che ci sembra dia ragione del perché non si osservano le norme date dalle autorità competenti. E’ un brano tratto da Resistenza e resa scritto da un pastore luterano nella sua prigionia negli anni ’40.


Della stupidità

Questo brano di straordinaria potenza è tratto dagli appunti scritti da Bonhoeffer al termine del 1942, con l'intenzione di farne dono natalizio a pochi amici, e sopravvissuti ai bombardamenti e alle perquisizioni celati tra le tegole e le travi del tetto, per usare le parole di Eberhard Bethge che ne ha curato la publicazione.

La stupidità è un nemico del bene più pericoloso che la malvagità. Contro il male si può protestare, si può smascherarlo, se necessario ci si può opporre con la forza; il male porta sempre con sé il germe dell'autodissoluzione, mentre lascia perlomeno un senso di malessere nell'uomo. Ma contro la stupidità siamo disarmati. Qui non c'è nulla da fare, né con proteste né con la forza; le ragioni non contano nulla; ai fatti che contraddicono il proprio pregiudizio basta non credere (in casi come questi lo stupido diventa perfino un essere critico), e se i fatti sono ineliminabili, basta semplicemente metterli da parte come episodi isolati privi di significato. In questo, lo stupido, a differenza del malvagio, è completamente in pace con sé stesso; anzi, diventa perfino pericoloso nella misura in cui, appena provocato, passa all'attacco. Perciò va usata maggior prudenza verso lo stupido che verso il malvagio. Non tenteremo mai più di convincere lo stupido con argomenti motivati; è assurdo e pericoloso.

Per sapere come possiamo accostarci alla stupidità, dobbiamo cercare di capirne l'essenza. Per ora è appurato che essa non è un difetto intellettuale ma un difetto umano. Ci sono uomini di straordinaria agilità intellettuale che sono stupidi e altri, molto lenti e incerti intellettualmente, che sono tutt'altro che stupidi. Con nostra sorpresa facciamo questa scoperta in occasione di determinate situazioni. In questi casi non si ha tanto l'impressione che la stupidità sia un difetto innato, ma che in determinate condizioni gli uomini sono "resi" stupidi o, in altri termini, si lasciano istupidire. Constatiamo inoltre che le persone chiuse solitarie, denunciano meno questo difetto che le persone o i gruppi sociali inclini o condannati alla socievolezza. Sembra dunque che la stupidità sia forse meno un problema psicologico che sociologico. Essa è una forma particolare dell'effetto provocato sugli uomini dalle condizioni storiche, un fenomeno psicologico che riflette determinate situazioni esterne. A un'osservazione più attenta, si vede che ogni forte manifestazione di potenza esteriore, sia di carattere politico che di carattere religioso, investe di stupidità una gran parte degli uomini. Si, sembra proprio che si tratti di una legge socio-psicologica. La potenza dell'uno ha bisogno della stupidità degli altri. Il processo attraverso cui ciò avviene non è quello di un'improvvisa atrofizzazione o sparizione di determinate doti dell'uomo — nel caso specifico, di carattere intellettuale — ma di una privazione dell'indipendenza interiore dell'uomo, sopraffatto dall'impressione che su di lui esercita la manifestazione della potenza, tanto da fargli rinunciare — più o meno consapevolmente — alla ricerca di un comportamento suo proprio verso le situazioni esistenziali che gli si presentano.

Il fatto che lo stupido spesso sia testardo, non deve farci dimenticare che egli non è autonomo. Lo si nota veramente quando si discute con lui: non si ha affatto a che fare con lui, quale egli è, come individuo, ma con le frasi fatte, le formule ecc. che lo dominano. Si trova messo al confino, accecato; il suo vero essere ha subito un abuso, un maltrattamento. Divenuto in tal modo uno strumento privo di volontà. lo stupido è capace di commettere qualsiasi male e di non riconoscerlo come male. Qui sta il pericolo di un diabolico abuso, con il quale certi uomini possono venir rovinati per sempre.

Dietrich Bonhoeffer

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