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Smartland, l’impresa del futuro raccontata a Castellanza

La prima tappa di Smartland, il roadshow per i 50 anni dell’istituzione di Regione Lonbardia, ha riunito alla Liuc le eccellenze di Varese e Alto Milanese.

Non è più tempo di aspettare. Bisogna valorizzare imprese e imprenditori. Questa la priorità trasversale emersa durante la prima tappa di Smartland, il roadshow per i 50 anni dell’istituzione di Regione Lonbardia, che si è tenuta all’università Liuc di Castellanza.

Un fronte comune che coinvolge anche l’informazione. Il direttore del Sole24ore Fabio Tamburini, in apertura dei lavori, aveva infatti fornito un assist prezioso ai relatori dei vari panel della mattinata. «Raccontare il mondo delle imprese è importante. Dimenticarle è un peccato grave».

I peccati gravi elencati dal presidente degli industriali lombardi, Marco Bonometti, sono tanti. Ma su tutti spiccano la mancanza di una politica industriale degna di questo nome e la scarsità di investimenti in grado di spostare in modo significativo l’offerta del nostro sistema produttivo. «Sia gli Usa che la Cina – ha detto il presidente di Confindustria Lombardia- hanno fatto investimenti in tutto il manifatturiero. La Baviera nella mobilità sostenibile ha investito 50 miliardi di euro, il nostro ministro ha stanziato 100 milioni».

In mancanza di una politica a livello Paese, ci si affida a singoli strumenti. Enrico Pazzali, presidente di Fiera Milano, ha definito la fiera come uno strumento di politica industriale, un driver fondamentale per chi esporta. «Dopo Parigi, la fiera di Milano è la più importante. Le fiere sono un valore e non è un caso che Alibaba le compri in tutto il mondo».

[pubblicita] La formazione per valorizzare il sistema imprenditoriale è fondamentale. Quasi tutti gli imprenditori intervenuti a Smartland hanno sottolineato la valenza strategica soprattutto con il passaggio al digitale. Per Rinaldo Balleriopresidente di Elmec informatica il calo demografico comporterà la rivalutazione dei quarantenni che devono rimettersi a studiare. Chiedersi se si è ancora impiegabili, secondo il patron di Elmec, è la domanda che i lavoratori dovrebbero farsi prima di andare a dormire. Investire in capitale umano è stata la risposta che secondo Barbara Colombo, ceo di Ficep, ha permesso alla sua azienda di affrontare il cambiamento. Il motivo per cui è difficile fare questo passaggio lo ha spiegato bene Raffaella Manzini, prorettore alla ricerca della Liuc. «Un tempo agli ingegneri gestionali si chiedeva una buona gestione, oggi gli si chiede molto di più – ha detto la docente -. Ai nostri studenti chiediamo un’attitudine al cambiamento e se non si è disponibili ad apprendere non si può cambiare».

Se si vuole competere sui mercati internazionali bisogna innovare sul prodotto e sul processo di produzione. Aziende come Lu-Ve, Sanofi, Fratelli Rossetti, Vodafone Automotive e Longino & Cardenal hanno investito molto in ricerca e sviluppo, sviluppando anche collaborazioni con università e centri di ricerca. Per alcune di queste aziende il percorso di crescita ha coinciso con l’apertura al mercato dei capitali. «Con la quotazione in borsa – ha detto Fabio Liberali di Lu-Ve – il nostro fatturato è cresciuto del 70%. Anche se è un percorso durissimo, la  consiglio».

La Lombardia si caratterizza per un tessuto di piccole e medie imprese che in molti casi rappresentano vere e proprie eccellenze nei settori di appartenenza. Nella mattinata di Smartland non poteva mancare peró un colosso come Leonardo che sul territorio di Varese e Alto Milanese conta diversi stabilimenti. Con i suoi 29mila addetti, 8 miliardi di fatturato generati in Italia di cui l’80% destinati all’esportazione, Leonardo rappresenta una grande opportunità per le pmi del territorio . «Gestiamo una filiera di 4000 fornitori –  ha detto Valerio Cioffi managing director Leonardo divisione velivoli – piccole e medie imprese capaci di innovare con buoni livelli di integrazione sul territorio».

La spiccata internazionalizzazione di alcune imprese lombarde è legata strettamente alla loro capacità di innovare. I casi di Spm, Tenova e Optec sono in questo senso emblematici. Per andare sui nuovi mercati bisogna fare investimenti e quindi occorre avere accesso al credito. Per dirla con le parole di Luca Gotti,responsabile macroarea territoriale Bergamo e Lombardia Ovest Ubi Banca, per una Smartland ci vuole una Smartbank. «Oggi ci sono le migliori condizioni della storia per accedere al credito – ha detto Gotti – ma la domanda di credito è blanda e il cavallo, come si dice in gergo, non beve. C’è  un clima di incertezza, anche se ci sono aziende eccellenti sul territorio che innovano, competono e puntano ai mercati internazionali con fatturati interessanti. Si tratta di un credito di buona qualità come dimostrano i tassi delle nuove sofferenze rientrati ai livelli precrisi».

Ci sono imprese che hanno puntato sulla sostenibilità dei loro prodotti come Candiani, produttore di tessuto denim, Vibram, specializzato in suole, e la stamperia Olonia. Un cambiamento imposto non solo dal digitale ma anche dalle pressioni dei consumatori, soprattutto se si parla di nicchie produttive.

«I grandi cambiamenti – ha detto Roberto Grassi,presidente di Univa – ci obbligano a reinterpretare noi stessi. È cambiato il modello che oggi deve ricomprendere tecnologia e conoscenza del mercato di sbocco. È un modello non lineare che impone uno scambio di tecnologie all’interno dei vari settori. La parola chiave è: apertura trasversale».

«Questa è una grande occasione per le piccole imprese – ha aggiunto Diego Rossetti presidente di Confindustria Alto Milanese – per uscire dalla condizione di subfornitura. Apprezziamo molto quanto sta facendo Regione Lombardia, anche se poi alcuni provvedimenti virtuosi trovano difficoltà nella loro applicazione a valle, cioè a livello comunale e provinciale».

Nelle conclusioni l’assessore regionale Alessandro Mattinzoli  ha sottolineato l’importanza di ritrovare lo spirito del merito. «A livello nazionale – ha concluso Mattinzoli – abbiamo un problema di pressione fiscale, di burocrazia impattante e di piano energetico inesistente. Una politica nuova deve passare da un’autonomia differenziata che inneschi  una sana concorrenza tra regioni».

Marco Tajè
direttore@legnanonews.com
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Pubblicato il 29 Gennaio 2020
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