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25 aprile 1945: oggi, 72 anni fa

Renata Pasquetto e Giancarlo Restelli ripercorrono gli eventi del 25 aprile 1945 a Legnano.

Alle prime ore del mattino del 25 aprile i tedeschi tornano in forze dalla via Milano ed assediano i partigiani all’interno della caserma di viale Cadorna. A un certo punto i tedeschi ripiegano e si spostano verso la caserma al tirassegno vicino all’autostrada e da lì con automezzi ed il grosso del materiale bellico imboccano l’autostrada verso Busto, prendendo poi posizione presso la Cascina Olmina.

Nel frattempo, alle 7.00 i partigiani garibaldini conquistano la scuola Carducci, in cui si era insediato un gruppo di avieri fascisti. E’ l’unico episodio in cui le forze fasciste hanno reagito attaccando con un camioncino, una mitragliatrice pesante ed una dozzina di uomini armati di mitra. Muoiono due uomini delle Brigate Nere. La scuola diventa la caserma dei partigiani.

Don Carlo Riva, rappresentante della Democrazia Cristiana nel CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) di Legnano, si reca all’oratorio di San Domenico dove lo attende un gruppo di partigiani “azzurri” (cattolici) della Carroccio e armato di fucile mitragliatore inforca la bicicletta per recarsi alle carceri di San Martino di Legnano a liberare i prigionieri politici.

Alle 9.00 viene attaccata la caserma della RSI e dei Carabinieri in via dei Mille (attualmente la sede decentrata della Provincia di Milano) e viene conquistata. Vi si installa il quartier generale del CLN legnanese.

La maestra delle elementari Carolina Spalla Bombelli annota quel giorno “Inizio le lezioni meravigliandomi che solo 17 siano le alunne presenti. Verso le nove alcuni parenti giungono allarmati e spaventati a riprendere le loro bambine dicendomi che in città sono scoppiati disordini. Cerco di convincerli a lasciarle essendo noi tanto fuori e lontani. Ma altri arrivano più allarmati e assolutamente vogliono le bambine perché sono arrivati i partigiani e più nessuno può circolare dopo le undici. Non mi oppongo perché vedo il ritorno degli operai e sento degli spari; in poco tempo rimango sola. Sono le undici: anch’io ritorno a casa” (da “Giorni di guerra. Legnano 1939-1945”).

“Tutta mattinata continuano sparatorie – annota sul Liber Chronicus Mons Virgilio Cappelletti, Prevosto di San Magno – La popolazione gira rara e circospetta. Le finestre sono chiuse e dietro le griglie guardano occhi curiosi. … In casa di Mons. Prevosto viene portato il primo ferito. … Non si ha ancora l’idea esatta di ciò che sta succedendo.”

Anche uno degli ex-partigiani che frequentano l’ANPI legnanese mi ha detto che in quelle ore era tutto così convulso che non ci si capiva più niente. Scontri tra partigiani e fascisti e soprattutto tra partigiani e tedeschi si accendevano in vari punti della città con morti e feriti da entrambe le parti. L’episodio però che è rimasto più impresso nei partigiani di allora e che spesso ricorre nei racconti dei “ragazzi” dell’ANPI legnanese che hanno vissuto quei giorni è accaduto nei pressi della Cascina Olmina.

L’autocolonna tedesca proveniente dall’assedio della Caserma di viale Cadorna si era insediata presso il casello dell’autostrada all’Olmina. I partigiani garibaldini li attaccarono, ma erano in pochi. Dalla Caserma Carducci vengono pertanto inviati rinforzi e accorrono anche i figli 16enni e 17enni dei partigiani. All’Olmina la sparatoria dura un’ora e mezza, finchè il casello viene circondato. I tedeschi sventolano una bandiera bianca. I partigiani si avvicinano e… i tedeschi a tradimento fanno fuoco uccidendo tre partigiani: Ermenegildo Monticelli, Ernesto Pinciroli, Luigi Ciapparelli. I tedeschi alla fine fuggono ma alcuni sono feriti, due rimangono uccisi e sei vengono catturati. I partigiani resistono a fatica alla tentazione di fucilarli sul posto. Si limitano a far fare loro tutta la via Barbara Melzi a calci nel fondoschiena. La rabbia per l’inganno infiamma ancora oggi i partigiani e i giovani resistenti di allora.

Intanto anche alla Canazza, al comando dell’azzurro Alberto Tagliaferri e del garibaldino Samuele Turconi, si continua a sparare. In tarda mattinata si arrendono i repubblichini di via Alberto da Giussano e della Caserma Resega di via Tosi. Anche la piscina è in mano ai partigiani. Verso le 14.00 dopo trattative cedono le armi anche i repubblichini di Palazzo Littorio (l’attuale Palazzo Italia) e da lì i partigiani si spostano a dare manforte ai loro compagni in Comune dove sullo scalone si era accesa una furiosa sparatoria, testimoniata dai segni delle revolverate visibili fino a qualche anno fa. Anche il Comune passa nelle mani dei partigiani e il rag. Anacleto Tenconi, come prestabilito, assume le funzioni di sindaco.

Nel primo pomeriggio i tedeschi dalla GIL di via Milano si spostano verso il centro occupando temporaneamente piazza San Magno. Iniziano violenti gli scontri lungo la linea difensiva partigiana di viale Cadorna dove i partigiani avevano piazzato sui tetti le mitragliatrici conquistate ai tedeschi. Si spara ancora anche alla casermetta all’entrata dell’autostrada.

“Pomeriggio di attesa – annota Mons Cappelletti – Ormai si vive di ora in ora. I fascisti hanno perso la calma. Sono disorientati.”

Nella sera i tedeschi alla GIL accettano di iniziare le trattative con il comandante della Carroccio Bruno Meraviglia e in tarda serata si arrendono.

Da Milano, dove si è diffusa la notizia della reazione avvenuta nel legnanese, colonne di nazisti e fascisti partono per andare in aiuto dei loro compagni e imboccano gli uni l'autostrada dei Laghi, gli altri il Sempione, ma verranno fermati a Rho, dove inizierà uno scontro molto violento. I combattimenti continuano tra Legnano e San Vittore Olona, all’altezza del calzaturificio Ecclesia, e si trasformano in una guerriglia di posizione che si protrae fino a notte inoltrata.

Il 25 aprile si chiude con una situazione molto favorevole ai partigiani legnanesi, tuttavia vi sono ancora ingenti forze naziste all’entrata dell’autostrada e soprattutto all’incrocio Sempione-Toselli. E forti gruppi di fascisti sono affluiti a San Vittore facendo una trentina di prigionieri e da diverse località si segnalano movimenti di colonne motorizzate e blindate che, sorprese in zona dagli avvenimenti, cercano di raggiungere un punto dove concentrarsi.

Legnano non era ancora libera…

Renata Pasquetto e Giancarlo Restelli

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 25 Aprile 2017
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