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Giovani e lavoro, crescono i contratti indeterminati

Nell'Alto Milanese l'occupazione è ferma ma più stabile - Presentata la ricerca sugli utimi 6 anni  Confapi a convegno: le Pmi stanno valutando nuove assunzioni

I Giovani e il mondo del lavoro dell'Alto Milanese (Ovest Milano), un rapporto che ha attraversato anni di crisi profonda dalla quale si sta ora (forse) riemergendo grazie ai nuovi incentivi, agli sgravi fiscali e alle politiche introdotte dal Governo. I primi due mesi dell'anno fanno infatti ben sperare: «I dati si analizzano a posteriori – spiega il direttore Maurizio Betelli – ma anche sul territorio stiamo riscontrando un aumento dei contratti a tempo indeterminato. Si tratta di stabilizzazioni e non ancora di nuove occupazioni, ma il fatto che la qualità del lavoro stia migliorando è un fattore più che positivo e che fa ben sperare».

Soprattutto se lo si confronta con i dati degli utimi 6 anni, periodo preso come riferimento nella ricerca presentata oggi (31 marzo) da Afol Ovest Milano nella sala convegni di Tecnocity. Andrea Oldrini, autore della ricerca, ha analizzato il percorso lavorativo effettuato da un campione di 17mila giovani del territorio, in età compresa tra i 15 e i 29 anni, nell'arco di tempo che va dal 2008 al 2014.  Ne è emerso un quadro preoccupante, che mostra chiaramente come il precariato abbia dilagato tra le nuove generazioni a fronte di una sempre più ostenuta domanda di servizi all'impiego. «Nell'arco di 6 anni la media è stata di 4 cambi di lavoro a persona – ha sottolineato Betelli – nei 6 anni presi in considerazione (2008-2014) oltre il 50% dei giovani ha inoltre lavorato solo per un anno e mezzo e oltre il 55% ha cambiato più volte mansione e settore. Questo obbliga tutto il sistema del lavoro, della formazione e dell’istruzione a ripensare a riprogettare percorsi formativi e servizi di sostegno alla transizione tra posti di lavoro».

Pochi anche i giovani che hanno mantenuto il contratto a tempo indeterminato. Nemmeno l’apprendistato è stato garanzia di stabilità. Alla conclusione del periodo esaminato, larga parte dei giovani messi a confronto si sono infatti ritrovati senza alcun lavoro, a fronte di un terzo dei casi (33,5%) in cui, invece, il contratto risultava ancora attivo. «Io sono però ottimista – ha concluso Betelli – il Job Act con il contratto a tutele crescenti inciderà positivamente, il nostro compito dovrà però essere quello di andare ad intercettare anche coloro i quali saranno esclusi dalle opportunità offerte dal nuovo provvedimento».

Ancora più preoccupante è l'incidenza della componente di popolazione totalmente inattiva, rappresentata dai cosiddetti Neet, chiamati anche "sdraiati". Per contrastare tale fenomeno è nata "Garanzia Giovani, iniziativa nazionale, attivata anche a livello regionale e locale, che prevede bonus per le aziende e politiche attive per i giovani. Sara Barbieri ha presentato le azioni attivate in Lombardia mentre Anna Maria Rossetti è

intervenuta sul progetto territoriale. Questo ha coinvolto 800 giovani, soprattutto in tirocinii: «Nonostante le risorse limitate – ha concluso Rossetti – il lavoro ha prodotto buoni risultati e l'auspicio è che si possa mantenere in vita questa rete, potenziandola». 

Valeria Arini
valeria.arini@legnanonews.com
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Pubblicato il 01 Aprile 2015
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