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Profughi in arrivo: i contenuti del protocollo

Numeri raddoppiati e somme ingenti da anticipare a carico dei Comuni nel protocollo discusso dal Prefetto con i sindaci...

I Comuni dell’Alto Milanese hanno detto “NO” al protocollo d’intesa per l’accoglienza diffusa di richiedenti protezione internazionale proposto dalla Prefettura di Milano nell’incontro del 17 novembre. «Il testo – ha dichiarato Sara Bettinelli, presidente della Conferenza dei Sindaci dell’Alto Milanese e sindaco di Inveruno, anche a nome degli altri sindaci del territorio – snatura la proposta avanzata dal territorio ormai la scorsa primavera, di fronte all’emergenza allora prospettata».

Ma quali sono i contenuti del protocollo? Innanzitutto, secondo quanto prospettato nel documento, i Comuni interessati dovrebbero accogliere gradualmente sul proprio territorio un numero complessivo di 650 cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale. Numero che, rispetto alla proposta dei Comuni, «risulta raddoppiato – ha commentato il primo cittadino di Inveruno -, equiparandolo così alle quote che sono previste a livello nazionale».

Inoltre, i servizi di accoglienza individuati dal protocollo non considerano «l’impossibilità da parte dei Comuni di anticipare le somme necessarie all’avvio del progetto, considerate le note condizioni dei bilanci comunali». Per il trasferimento delle risorse dovute al Comune, infatti, il termine previsto dal documento è di 15 giorni a partire dall’accreditamento delle somme da parte del Ministero dell’Interno, ma le spese da anticipare da parte dei Comuni indicate nell’accordo sono veramente ingenti.

Fra i servizi dei quali i Comuni dovrebbero farsi carico, infatti, vi sono i servizi di assistenza generica alla persona, fra i quali i trasporti per gli spostamenti necessari e il servizio di lavanderia, i servizi di pulizia e igiene ambientale e l’erogazione dei pasti nel rispetto dei principi e delle abitudini alimentari degli ospiti. Inoltre le Amministrazioni comunali dovrebbero provvedere alla fornitura di federe e coperte, di vestiario adeguato alla stagione e di prodotti per l’igiene personale, oltre che all’erogazione del cd. “pocket money”, (pari a € 2.50 pro capite/pro die fino ad un massimo di € 7.50 per nucleo familiare da erogare in forma di buoni o di carte prepagate) e di una tessera/ricarica telefonica di € 15.00 all’ingresso. Infine, i Comuni sarebbero chiamati a supportare i costi dei servizi per l’integrazione, quali ad esempio l’assistenza linguistica e culturale, l’informazione sulla normativa concernente l’immigrazione, il sostegno psicologico e l’orientamento al territorio.

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 18 Novembre 2016
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