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Violenza sulle donne: al pronto soccorso un caso ogni 5 giorni

Il codice rosa si è trasformato in un protocollo che permette ai medici di individuare le vittime - A descrivere la situazione il dottor Razionale 

Percosse, vessazioni psicologiche, minacce, stalking: sono tante le donne disperate e chiuse nel loro silenzio che arrivano al pronto soccorso, dove trovano medici preparati a "leggere" gesti e giustificazioni inventate per nascondere la verità. Una realtà non lontana anche dall'Ospedale di Legnano, che registra un caso ogni 5 giorni: per la maggior parte sono donne che tornano a casa, legnanesi tra i 30 e 40 anni che scelgono di subire, per paura di perdere i figli oppure di non avere la forza anche finanziaria per poter affrontare una nuova vita. 

Uno spaccato importante, quello descritto dal primario Giancarlo Razionale, responsabile del pronto soccorso di Legnano, che ha spiegato com'è cambiato il progetto "Codice Rosa" avviato nel 2014 attraverso una borsa di studio. Con lui la dottoressa Monica Ranzini, referente per l'accoglienza in pronto soccorso delle donne vittime di violenza, e la dott.ssa Susanna Fedele dello Instaff della direzione socio-sanitaria. Il servizio, infatti, è cambiato radicalmente, trasformandosi attraverso Regione Lombardia in un vero e proprio protocollo, «un metodo per intercettare e aiutare le vittime. È un protocollo che segue le linee guida a livello nazionale».

Il codice rosa non esiste più, rientra nell'elenco delle urgenze come codice giallo: «Una decisione presa per garantire l'anonimato». Il triage è il primo "occhio" di analisi, secondo il dottor Razionale, «fondamentale nel riuscire a intercettare per tempo una persona in difficoltà».

Il 42% delle donne che si presentano al nosocomio sono straniere: «Una percentuale importante che sottolinea come sia ancora radicato in diverse culture il concetto di sottomissione». Ma il problema della violenza fisica e psicologica è trasversale e riguarda tutte le fasce di età e le classi sociali. Infatti, l'altra fetta della torta, pari al 58%, è data da donne italiane residenti nei territori che fanno capo ai quattro pronto soccorso dell'ASST. «Sono numerose le pazienti che tornano diverse volte in pronto soccoroso prima di chiedere aiuto – spiega Ranzini -. Alcune volte vengono accompagnate dal marito. In diverse occasioni è capitato di accogliere donne con veri e propri attacchi di panico accusati per la pressione psicologica subita». La violenza di genere colpisce anche i minorenni: nel 2017, infatti, ci sono statii quattro casi di giovani picchiati dai genitori. 

Anche a Legnano non sono mancati diversi casi gravi, ovvero donne che hanno presentato politraumi«Situazioni d'emergenza che hanno necessitato un immediato intervento per condurre la vittima in una casa protetta». Proprio in questi casi entrano in azione i servizi "Telefono donna" di Magenta e il "Filo rosa" di Auser Ticino Olona. Il pronto soccorso, come ricorda la dottoressa Ranzini, collabora con la Rete Antiviolenza, «fortemente impegnata sul territorio per aiutare e proteggere queste donne maltrattate. E nel caso di violenza sessuale ci confrontiamo con la Clinica Mangiagalli di Milano». 

La violenza, a volte, scoppia a seguito di una gravidanza oppure per una separazione. «La violenza ha diverse nature: fisica e psicologica – afferma il dottor Razionale -. Seguiamo diversi corsi di formazione, momenti d'incontro voluti per confrontarci e individuare percorsi per ottimizzare il servizio. É continuo anche il confronto con l'ATS a livello regionale. Tra gli obiettivi c'è quello di realizzare una grande banca dati consultabile da tutti i soggetti che agiscono nell’ambito della prevenzione e del contrasto alla violenza, in cui verranno convogliate tutte le informazioni legate a denunce, segnalazioni a centri antiviolenza e accessi al pronto soccorso». In futuro, poi, l'obiettivo a livello regionale sarà quello di sviluppare centri di ‎recupero per curare il maltrattante. 

La cultura sta cambiando: la donna tende a rompere il silenzio, anche se il sommerso rappresenta ancora una fetta di popolazione importante. La direzione sanitaria strategica, come sottolinea la dott.ssa Fedele continuerà ad avere un «occhio di riguardo per monitorare e contrastare questa piaga sociale».

Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 23 Marzo 2018
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