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Nerviano, ringhiera sulla targa di piazza Olona: “Una vergogna”

Daniela Colombo (Tutti per Nerviano) e Sergio Parini (Scossa civica) chiedono la rimozione della ringhiera

Il coro dei contrari alla ringhiera sulla targa storica di piazza Olona si fa sempre più numeroso. Alle voci del no si aggiungono quelle di Daniela Colombo, consigliera di Tutti per Nerviano, e Sergio Parini, consigliere di Scossa Civica. La richiesta dei due esponenti dell'opposizione è semplice: rimuovere il prima possibile la ringhiera, fissata sulla targa del 1756.

Il sindaco Massimo Cozzi aveva già escluso la possibilità di rimuovere il nuovo corrimano, aprendo però a soluzioni per rendere la targa più visibile. Le opzioni non convincono i membri dell'opposizione.

«Quando l’ansia da prestazione diventa la ragione unica di un interventismo destrutturato, quando si affronta il tema dell’arredo urbano senza coniugare l’aspetto funzionale con semplici elementi di design, quando la “riqualificazione” delle aree degradate del territorio non è frutto di un progetto che mira a restituire dignità ad un ambiente alterato, ecco allora che tutto è giustificato e il brutto o l’inopportuno prendono tristemente il sopravvento» commenta laconica Daniela Colombo, puntando il dito sulla piantumazione di viale Villoresi, sulle due fontane trasformate in aiuole e, soprattutto, sulla contestata ringhiera di piazza Olona, definita una «vergogna» e «la più eclatante testimonianza di un interventismo di cui non si capisce neppure la portata che ancora una volta va a discapito del risultato: una lapide del 1700 coperta da una ringhiera inutile, di uno stile totalmente avulso dal contesto, ma soprattutto danneggiata da un ancoraggio a dir poco sconsiderato».

«Nel rispetto del motto “De gustibus non est disputandum” – ironizza Sergio Parini di Scossa Civica -, la ringhiera dello scandalo costituisce un vero e proprio affronto al buon gusto sia che lo si guardi dal punto di vista dell’ornato (il manufatto, in discontinuità con i parapetti e le ringhiere esistenti, si presta più come collegamento del box di una villetta piuttosto che in prossimità di una monastero quattrocentesco), che da quello del rispetto storico. L’aspetto da stigmatizzare maggiormente riguarda l’aver ignorato bellamente l’esistenza della settecentesca lapide che ricorda la presenza della “Casa del Ponte” – demolita nel XVIII secolo al fine di realizzare un attraversamento più agevole del  fiume – che era stata per lungo tempo la sede comunale: il solo gesto di relegare tale testimonianza dietro le sbarre è sintomatico di quando in realtà non si abbia rispetto per la propria storia e per le proprie radici».

Redazione
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Pubblicato il 12 Febbraio 2018
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