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Cassiera ritaglia i punti dai crackers “Mulino Bianco”: licenziata

La Suprema Corte ha confermato il licenziamento: a poco rileva l'esiguità del danno, se il rapporto di fiducia si è ormai incrinato

Ritaglia i punti premio da due confezioni di cracker del Mulino Bianco mentre fa la spesa nel punto vendita dove lavora e poi rimette le scatole – senza bollino – sullo scaffale: la cooperativa la licenzia, e il caso finisce davanti alla Corte di Cassazione. 

La vicenda della cassiera, prima di arrivare sul tavolo della sesta sezione civile del Palazzaccio, era già stata al centro di due opposti "verdetti" in quel di Ancona. In primo grado, infatti, il Tribunale aveva annullato il licenziamento della donna, alla quale veniva imputato anche di essersi infilata in borsa due pacchetti di caramelle. La Corte d'Appello, invece, aveva ribaltato la decisione, ritenendo che la condotta fosse «idonea (…) a determinare la rottura del vincolo fiduciario, considerate anche le mansioni di cassiera svolte dalla lavoratrice, con il relativo maneggio di denaro aziendale». A discolpa della cassiera, per i giudici di secondo grado, non valeva nemmeno l'esiguo valore dei beni sottratti, «in quanto la condotta, neppure determinata da motivi di bisogno, giustificava una prognosi non favorevole sulla correttezza del futuro adempimento». 

Così la donna si è rivolta ai giudici di Piazza Cavour, lamentando, tra i motivi di ricorso, la mancata considerazione da parte della Corte d'Appello dell'«assenza di precedenti disciplinari» e dell'«esiguità del furto anche in relazione alla spesa complessiva fatta quella mattina, di 300 euro».

Nulla da fare, però, per la cassiera, che ha visto le sue obiezioni respinte al mittente anche dagli Ermellini. La Suprema Corte, infatti, ha ribadito che «in caso di licenziamento per giusta causa, ai fini della valutazione della proporzionalità tra fatto addebitato e recesso, viene in considerazione non già l'assenza o la speciale tenuità del danno patrimoniale, ma la ripercussione sul rapporto di lavoro di una condotta suscettibile di porre in dubbio la futura correttezza dell'adempimento, in quanto sintomatica dell'atteggiarsi del dipendente rispetto agli obblighi assunti».

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 11 Aprile 2018
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