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Rho s’illumina insieme a 2200 città nel mondo contro la pena di morte

Anche quest'anno l'ente aderisce alla Giornata Internazionale “Cities for Life”, Città per la vita – Città contro la pena di morte

Il Comune di Rho è contro alla pena di morte. Anche quest'anno l'ente aderisce alla Giornata Internazionale “Cities for Life”, Città per la vita – Città contro la pena di morte, promossa dalla Comunità di Sant’Egidio. La Giornata si celebra il 30 novembre, anniversario della prima abolizione della pena di morte in uno stato europeo, l’allora Granducato di Toscana, avvenuta nel 1786.

Per questa occasione il logo dell'iniziativa è presente sulla homepage del sito del Comune e sulla pagina Facebook dal momento dell’adesione, nel luglio scorso, alle iniziative della comunità, Rho è stata iscritta nella mappa internazionale delle “Città per la Vita” – Città contro la Pena di Morte”, nella biblioteca comunale di Villa Burba è stato allestito un banchetto informativo con una raccolta di libri sulla pena di morte e dalle 18.30 alle 20 di domani, sabato 30 novembre, la sede della Guardia di Finanza di Rho, in via Martiri della Libertà, sarà illuminata con il logo Cities for Life, a testimonianza dell’impegno del Comune di Rho contro la pena di morte. Si svolgerà una commemorazione alla presenza di autorità politiche, ANPI e studenti delle due scuole superiori prospicienti, invitati a partecipare all’iniziativa. Sulla parete esterna dell’ex Casa del Fascio che si affaccia su via dei Martiri sono apposte due lapidi in ricordo di altri due partigiani che, in occasione diverse, lì furono colpiti a morte dalle camicie nere: Giovanni Annoni e Rodolfo Canegrati.

[pubblicita] «Rho è tra le oltre 2200 città nel mondo che aderiscono a questa iniziativa – commenta l’assessore al Piano Strategico, Pari opportunità e Conciliazione dei Tempi Sabina Tavecchia -. Purtroppo non sono pochi i paesi, che ancora oggi mantengono questa forma di punizione crudele disumana. Occorre avere una chiara e ferma posizione per contrastare le tendenze a rispondere con violenza alla violenza in modo strategico e collettivo. Stiamo vivendo in un periodo di forti conflitti sociali, dove fanno presa mediaticamente coloro che suggeriscono soluzioni superficiali, trovando sul più debole e già vittima di violenza le cause di tutti i mali. La pena di morte non affronta i problemi della comunità, non fa diminuire i reati e non garantisce una maggiore sicurezza, abbassa invece il potere legislativo e le istituzioni al livello della violenza e della crudeltà. La nostra ex casa del fascio deve rappresentare un monito quotidiano alla non violenza, alla giustizia e alla liberta».

«Durante il ventennio fascista, questo edificio fu la “Casa del Fascio” e lì furono compiuti atroci misfatti, furono torturati e percossi non solo partigiani, ma anche sospettati di idee fasciste – ricorda il presidente di ANPI, Mario Anzani -. Nell’ottobre 1944 furono rinchiusi cinque giovani (Alfonso Chiminello, Cesare Belloni, Alvaro Negri, Pasquale Perfetti e Luigi Zucca) e sottoposti a torture. Lì, nella “Casa del Fascio”, fu decretata la condanna a morte di quei giovani partigiani che – trasportati la sera del 13 ottobre 1944 a Robecchetto con Induno – furono fucilati appena scesi dal camion e i loro corpi gettati nel Naviglio Grande. Soltanto Cesare Belloni riuscì miracolosamente a salvarsi. In loro onore, la strada in cui insisteva la “Casa del Fascio” ha preso il nome di Via Martiri della Libertà».

Redazione
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Pubblicato il 29 Novembre 2019
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