21 marzo, giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale
Una riflessione dell'ANPI in occasione della giornata internazionale per l'eliminazione della discriminazione razziale.

Un impegno attuale
Nel 1966 le Nazioni Unite con la Risoluzione 2142 (XXI) sottolinearono la necessità di un maggiore impegno per l’eliminazione della discriminazione razziale istituendo un’apposita ricorrenza internazionale. Fu scelta la data del 21 marzo in memoria del massacro di Sharpeville del 1960 in Sud Africa, quando, in piena apartheid, 300 poliziotti aprirono il fuoco sui manifestanti di colore che protestavano contro l’Urban Areas Act che imponeva ai sudafricani neri di esibire uno speciale permesso se venivano fermati nelle aree riservate ai bianchi: i morti furono 69 e i feriti 180.
[pubblicita] Sul sito www.onuitalia.it ci viene ricordato come «il razzismo, la xenofobia e l’intolleranza sono stati alla base degli episodi più tragici nella storia dell’umanità e ancora oggi sono la scintilla e il pretesto delle più gravi violazioni dei diritti umani. Essi rappresentano il principale ostacolo nel progresso dell’umanità verso la pace e lo sviluppo. Le discriminazioni e i crimini d’odio sono diffusi in tutte le società. Fomentate dalla paura sociale si rivolgono ai migranti, ai rifugiati e ai popoli di discendenza africana. Ma non solo».
Italia fascista e razzismo
Lo scorso 18 settembre abbiamo ricordato l’annuncio a Trieste fatto da Benito Mussolini nel 1938 delle leggi razziali fasciste che penalizzavano principalmente gli ebrei. In precedenza, in seguito alla guerra fascista di conquista del "posto al sole", già per le colonie si erano promulgate leggi che impedivano agli italiani di sposare i locali e riconoscerne la prole. «Dal punto di vista legislativo – ci dice Daniela Franceschi – nel luglio del 1933 il regime fascista stabilì che i figli meticci nati nelle colonie d’Eritrea e Somalia da un genitore di "razza bianca", rimasto ignoto, avrebbero ottenuto la cittadinanza italiana previo possesso di specifici requisiti culturali e morali e al compimento del diciottesimo anno d’età. […] Nella pratica, come ebbe modo di affermare l’allora Ministro delle Colonie Emilio De Bono, non tutti i meticci potevano accedere alla cittadinanza italiana. Tale norma è ritenuta dagli storici la prima effettivamente razzista, poiché rivolta ad un intero gruppo di persone».
Suore legnanesi "da OSCAR"
Già in altre occasioni abbiamo ricordato le nostre suore Canossiane della Barbara Melzi che con grande coraggio ed abnegazione hanno ospitato dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 e fino al termine della guerra chissà quanti ebrei non legnanesi ma di passaggio verso la Svizzera. Una delle principali organizzazioni del milanese che si occupava di questo era l’O.S.C.A.R. (Organizzazione Soccorso Collocamento Assistenza Ricercati) fondata dopo l’armistizio da alcuni sacerdoti e da un gruppo di boy scout che nel '27 si erano ribellati alle "leggi fascistissime" del 9 gennaio 1927 rifiutando di sciogliere l’organizzazione e diventando clandestini, "Aquile Randagie". L’O.S.C.A.R. venne approvata dal cardinal Schuster e si creò tra Milano e Monza ed il confine svizzero tutta una rete di suore e sacerdoti e persone fidate che permisero la realizzazione di più di duemila espatri e tremila documenti falsi.
Un giusto fra le nazioni a San Giorgio su Legnano
Giacomo Bassi: Canegrate gli ha dedicato la biblioteca civica, San Giorgio su Legnano la sala consigliare, Seveso il giardino pubblico dei Gelsi, il 6 settembre 1998 lo Stato d’Israele gli conferì il massimo riconoscimento, proclamandolo Giusto tra le nazioni a Yad Vashem.
In qualità di segretario comunale a Canegrate e a San Giorgio, Giacomo Bassi (nella fotografia allegata) riuscì a salvare una famiglia di ebrei, Israel Contente con la moglie Paola (nata Gaon) e i tre figli (Nissim del 1925, Abraham del 1926 e Sarah del 1937), sfollati da Milano bombardata a Canegrate. Dopo aver saputo del tragico massacro di ebrei a Meina sul Lago Maggiore, avevano tentato di espatriare in Svizzera ma erano stati respinti. Anche Giacomo Bassi li avrebbe respinti? «Tutti dicevano che era una brava persona e che aveva già aiutato moltissima gente – racconta Nissim Contente – Andammo da lui. Ci aiutò. Ci diede dei documenti in bianco e così cambiammo identità…». Sotto il falso cognome di De Martino, ufficialmente siciliani immigrati al nord, vissero per quindici mesi a San Giorgio su Legnano in un’aula della scuola elementare (attuale sede del Municipio), aiutati da Bassi che spesso faceva loro visita, fornì loro le tessere annonarie, fece più volte portare loro gli avanzi della mensa della ditta di macchine da cucire Borletti e iscrisse la figlia Sarah (ufficialmente Graziella) nella classe di prima elementare.
Giacomo Bassi rischiò la vita. Non fece questioni di "razza". Aveva 47 anni e un bambino di pochi mesi ma non esitò un attimo ad aiutare questa famiglia di sconosciuti in pericolo. Non lo raccontò mai. Giacomo Bassi morì il 18 agosto 1968 a Gottro e nel 1998 saranno i figli, ignari del gesto compiuto dal padre, a ricevere da Yad Vashem il riconoscimento postumo di "Giusto tra le Nazioni".
E oggi?
[pubblicita] Dopo oltre ottant’anni dalla emanazione delle leggi razziali cosa è rimasto culturalmente e politicamente?
Purtroppo il problema razziale sta ritornando, complice la crisi economica e occupazionale, il problema si sta ripresentando sotto forme diverse dal passato ma pur sempre con gli stessi effetti devastanti.
Per rispondere a questo fenomeno risorgente l’ANPI, con oltre cinquanta associazioni, ha promosso la "People" il 2 marzo a Milano con la partecipazione di oltre duecentomila persone.
Sono attuali l’intolleranza e l’odio (vedi l’ultima strage in Nuova Zelanda) etnico, religioso, xenofobo o sociale (la povertà o il disagio sociale visti come una colpa) che individua nel problema dell’immigrazione l’elemento principale del risorgente fenomeno razzista oggi proclamato senza vergogna.
Lo vediamo la domenica negli stadi, su molti siti internet o in semplici discussioni.
I Governi non siano indifferenti a questo degrado o, peggio, non lo giustifichino. La politica, tutta, rispetti e faccia rispettare la risoluzione dell’ONU contro le discriminazioni razziali affinché il passato non ritorni.
ANPI Legnano
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