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25 Aprile: l’intervento del sindaco Fratus

Il discorso del primo cittadino legnanese alla celebrazione della Liberazione

Saluto tutte le autorità, le associazioni, i cittadini intervenuti e, con particolare gratitudine, do il benvenuto ai ragazzi delle scuole legnanesi che hanno voluto partecipare in modo diretto a questa importante cerimonia.

Siamo qui, oggi, in questa piazza, per presenziare ad un appuntamento al quale chi ci ha preceduto durante gli oltre 70 anni di storia repubblicana, i nostri nonni, i nostri genitori prima di noi, non ha mai voluto mancare.

In questo stesso luogo, Legnanesi di diversa età, cultura e condizione sociale, si ritrovarono, 73 anni fa, per festeggiare la libertà riconquistata dopo anni di dittatura.

La guerra non era ancora finita, ma dopo tante sofferenze, tutti ebbero la sensazione che qualcosa poteva cambiare, che finalmente si era arrivati ad una svolta e che la “Resistenza” aveva portato i suoi frutti.

“L’ITALIA È LIBERA, L’ITALIA RISORGERÀ” titolava un quotidiano nazionale il 26 aprile 1946, raccontando così lo stato d’animo che contraddistingueva il Paese.

I partigiani legnanesi in quei giorni fatidici per la storia dell’Italia risposero, con determinazione e coraggio, al proclama del Comando Generale del Comitato di Liberazione Nazionale che faceva appello all’insurrezione generale: “L’ORA TANTO ATTESA DELLA LIBERAZIONE È FINALMENTE SCOCCATA”.

LIBERAZIONE, non solo un termine, ma un concetto ben più ampio che per gli uomini e le donne di quel periodo rappresentava l’aspirazione a un mondo ad a una società basata sui valori fondamentale: LIBERTÀ, GIUSTIZIA, DEMOCRAZIA.

Valori fondanti del nostro Stato e tuttora elementi imprescindibili per una nuova e vera crescita civile e sociale, valori che devono e possono essere conquistati e tutelati giorno per giorno con l’educazione, la cultura e la salvaguardia della memoria.

Il 25 aprile 1945 la nostra Città fu teatro di aspri combattimenti fra fascisti e partigiani nei punti strategici del territorio: la caserma Cadorna, il Palazzo Comunale e alcune aree industriali erano sotto la minaccia del contingente tedesco, del presidio territoriale fascista e dei rinforzi giunti in città per cercare di mantenere un potere che si sentiva sempre più minacciato. Solo il giorno successivo la città poté dirsi veramente libera e seppellire i suoi caduti. I documenti e i libri di storia locale raccolgono le immagini di quei giorni e tutti ci restituiscono l’istantanea di una festa di popolo, un popolo che a Legnano come nelle altre città che erano già state liberate, si riappropriava degli spazi, delle piazze, della vita.

Assume una valenza particolare in questo contesto storico il gesto con cui Anacleto Tenconi, al termine della battaglia svoltasi all’interno del Palazzo Comunale, vestì la fascia tricolore, assumendo con quel gesto la carica di Sindaco del Comitato Nazionale di Liberazione.

Il 25 Aprile è una festa della gente, prima ancora che una festività prevista dalla legge.

Questo fu subito evidente e già l’anno successivo, nel 1946, l’allora presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, facendosi interprete di questo sentimento popolare propose di ufficializzare con un decreto quello che il popolo sentiva. Il decreto del Principe Umberto II luogotenente del regno d’Italia recitava: «A CELEBRAZIONE DELLA TOTALE LIBERAZIONE DEL TERRITORIO ITALIANO, IL 25 APRILE 1946 È DICHIARATA FESTA NAZIONALE.».

Negli anni successivi la ricorrenza divenne occasione di cerimonie e festeggiamenti pubblici spontanei e, sulla spinta di queste manifestazioni popolari, il 27 maggio 1949, fu istituzionalizzata stabilmente quale festa nazionale.

Mi piace pensare alla Liberazione non come ad un fatto storico compiuto, ma come ad un Ideale che tutti, quotidianamente, dobbiamo rendere operante, concreto, perché il percorso iniziato non si arresti e il nostro Paese progredisca continuamente nel rendere attuali i valori della Resistenza.

Anche per questo, come rappresentante dell’Amministrazione Comunale, ho favorevolmente accolto e sostenuto il nuovo progetto proposto dalla benemerita sezione cittadina dell’A.N.P.I finalizzato a far conoscere ai giovani studenti gli episodi più significativi della Resistenza legnanese attraverso una riscoperta dei segni (monumenti, lapidi…) che nelle nostre vie e piazze ricordano il sacrificio di tante persone.

Queste testimonianze, che nella frenesia della nostra vita, rischiamo spesso di dimenticare devono essere conservate, affinché le generazioni future possano conoscere e ricordare questa parte del nostro e loro passato.

Davanti a questi segni della memoria, spesso, ci lasciamo prendere dalla commozione, perché la nostra sensibilità è colpita dal ricordo degli eventi tragici e delle sofferenze che ne conseguirono, ma bisogna saper andare oltre l’emozione – che è reazione momentanea – e impegnarsi per conoscere a fondo quello che accadde, ripercorrere le singole storie e dare un volto ai loro protagonisti.

Credo di poter dire che l’obiettivo è raggiunto, perché numerosissime sono state le adesioni al concorso e questo è un motivo di soddisfazione per la nostra città e per il direttivo dell’A.N.P.I. da sempre impegnato con passione e determinazione a tenere viva la memoria, raccogliendo il testimone delle generazioni che ci hanno preceduto e raccogliendo l’invito che Sandro Pertini, partigiano imprigionato più volte per la sua opposizione ferma al regime e poi Presidente della Repubblica, raccomandò in suo intervento ufficiale: “INSEGNATE LA RESISTENZA AI GIOVANI”.

Mi piace ricordare a tale proposito anche Franco Landini, Presidente storico dell’ANPI legnanese che, in diverse occasione, ha voluto condividere i suoi ricordi e raccontarmi tanti aspetti e vicende della Resistenza legnanese.

A volte si ha l’impressione che tutto sia già stato detto sulla Resistenza, che ormai nulla debba essere aggiunto ai risultati delle ricerche storiche.

Credo invece che siano ancora tante le vicende da recuperare, da salvare dall’oblio. La ricerca della verità storica, qualunque essa sia, è il maggior servizio che possiamo rendere al nostro Paese e ai nostri giovani.

“FEDELE ALLE SECOLARI E NOBILI TRADIZIONI DEL SUO POPOLO DURANTE 19 MESI DI OCCUPAZIONE NAZIFASCISTA, SOSTENEVA CORAGGIOSAMENTE LE FORZE PARTIGIANE SUBENDO LA TRACOTANZA NEMICA SENZA MAI PIEGARSI ED OFFRENDO UN NOTEVOLE CONTRIBUTO NELLA LOTTA PER LA LIBERAZIONE DELLA PATRIA” (LEGNANO 8 SETTEMBRE 1943 – 24 APRILE 1945)

Con questa motivazione il 10 marzo 1978 il Presidente della Repubblica ha concesso alla Città di Legnano la medaglia di bronzo al Valor Militare che impreziosisce il nostro gonfalone.

Per continuare a rappresentare le persone grazie alle quali Legnano si fregia di questa onorificenza, non dobbiamo mai perdere di vista alcuni capisaldi:

– i regimi e le dittature sono la negazione del concetto stesso di umanità ed hanno portato allo sterminio di milioni di persone, uomini, donne, bambini, colpevoli solo di diversità di razza, di religione, di idee politiche.

– Il qualunquismo, l’egoismo e l’indifferenza hanno causato i danni peggiori della storia; mai come oggi questo pensiero deve essere tenuto presente nella nostra vita quotidiana, contro ogni tendenza a disinteressarsi dell’altro, ad estraniarci dalla vita comune, a non considerarci parte attiva della politica.

– tutti abbiamo l’obbligo morale di opporci alle cose ingiuste, di rivendicare il diritto ad esprimere le nostre opinioni, nel rispetto di chi ha idee diverse; tutti abbiamo il diritto – che è anche un dovere – di dare il nostro personale contributo alla crescita della comunità in cui viviamo. Diritti e doveri in una democrazia consolidata devono concretizzarsi nel rispetto delle regole, che vuol dire saper accettare un limite imposto a tutela della collettività, anche quando questo ci riguarda da vicino. D’altro canto la politica deve operare affinché le norme tengano conto delle esigenze e delle difficoltà della vita reale dei cittadini, senza appesantirli con inutili incombenze burocratiche.

– La Resistenza è patrimonio di tutti; la memoria di quelle lotte non deve essere motivo di divisione, ma deve cementare e rendere più salde l’identità e l’unità della Nazione. Questo perché negli anni della Resistenza culture e forze diverse si unirono intorno ad un unico obiettivo, persone appartenenti a schieramenti diversi, si riconobbero tutti sotto un unico nome: PARTIGIANI.

Gianbattista Fratus, sindaco di Legnano

Marco Tajè
direttore@legnanonews.com
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Pubblicato il 25 Aprile 2018
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