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Nervianese alla Super Randonnee sulle Alpi

A prendere parte Paolo Mancini, Graziano Maria Mazzucchelli, Mino Repossini. A completare il quartetto, Paola Macedo della società Cassinis, che abita a Rho

Alla super randonnee sulle Alpi organizzata da Ari (Associazione randonneur italiani) non è mancata una rappresentanza della US Nervianese 1919.

A prendere parte a questa avventura ci hanno pensato Paolo Mancini, Graziano Maria Mazzucchelli e Mino Repossini, tutti portacolori della società di Nerviano. A completare il quartetto, si è unita la rhodense Paola Macedo della società Cassinis.

«Partenza da Bormio il 22 luglio; 383 partenti in rappresentanza di 37 paesi da ogni continente. Arrivo previsto entro sabato 28 – racconta Repossini -.  1.518 km con 21.000 metri di dislivello, il percorso si dirigeva verso Livigno e st Moritz per scendere verso chiavenna e il lago di Como. Toccate porlezza e lugano ci si dirigeva sul lago maggiore che veniva tagliato in due con il traghetto fino a sbarcare in Piemonte. Si prendeva la via di Biella e Torino con lo splendido passaggio nella reggia di Venaria prima di imboccare la val di Susa. Si affrontava il colle del moncenisio dalla difficilissima strada di Novalesa, per poi scalare il col de l'Iseran posto a quota 2.770 mt. Dopo la val d'isere si prendeva il piccolo san Bernardo per rientrare in italia. Percorsa tutta la val d'Aosta sulla bellissima ciclabile si proseguiva x Andrate e si imboccava la panoramica del Tracciolino che viaggiando a mezza costa ci portava al Santuario di Oropa. A quel punto si raggiungeva la pianura attraverso Vercelli, Pavia, Cremona per toccare Mantova, girare verso nord e approdare sulle coste del Garda. Il lago veniva lasciato alla destra e percorso fino alla sua punta più alta, non prima di aver percorso la magica strada della Forra e la spettacolare ciclabile di limone del Garda a sbalzo sul lago. Dopo il lago di molveno e la suggestiva val di non si giungeva a Merano per prendere la val Venosta fino a Prato allo Stelvio, dove si iniziava l'ultima fatica: sua maestà lo Stelvio, in cima al quale era posto l'ambito traguardo. I ciclisti italiani sono rimasti a bocca aperta di fronte a tanta bellezza, figuriamoci gli stranieri! È difficile pensare ad un'altra manifestazione ciclistica che racchiuda tanta ricchezza di panorami, cultura, magia, fatica, mito. Ci sono tanti modi per interpretare il ciclismo, ma questo è forse quello più nobile!».

Marco Tajè
direttore@legnanonews.com
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Pubblicato il 03 Agosto 2018
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