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Aldo Capocci, il più votato dai tifosi lilla

L'attuale dg del Legnano ha dominato il sondaggio del giocatore più apprezzato dagli sportivi

Romano de Roma, 73 anni il prossimo 17 agosto, da cinquanta a Legnano, da quaranta con l'AC Legnano come seconda pelle, questo il profilo di uomo che i legnanesi hanno non solo adottato ma indicato, con un vero e proprio plebiscito, come il più grande giocatore della storia del Legnano.

Il personaggio in questione non può che essere Romualdo Capocci (nella foto con il presidente Giovanni Munafò), attuale direttore generale della società lilla che, nel concorso indetto dall’A.C. Legnano che intendeva riannodare il discorso tra il presente, con il recente ripescaggio in serie ed il passato, ha riscosso un numero altissimo di preferenze da parte dei tifosi legnanesi e, con le sue 516 preferenze, ha nettamente staccato un altro grande interprete del calcio nostrano, quel Luciano Sassi che fu lo storico capitano del Legnano ai tempi della serie A.

[pubblicita]    In questa graduatoria, che porterà i primi undici classificati ad avere una loro fotografia perennemente esposta al “Giovanni Mari”, alle spalle di Capocci e Sassi troviamo giocatori del calibro di Natale Lamera, Gigi Riva, Daniele Fortunato, Walter Novellino, Carl Eric Palmer, Riccardo Talarini, Oscar Lesca, Giovanni Xotta e Davide Fortunato, nomi che ancora oggi procurano brividi ed emozioni ai tifosi lilla.

Aldo, come da tutti viene chiamato, giunse a Legnano il 4 novembre 1970 all’età di ventitre anni, alla corte dell’allora presidente Augusto Terreni, per esplicito desiderio dell’allenatore Luciano Sassi e grazie all’intermediazione di Walter Crociani, direttore sportivo della Tevere Roma, società di serie C in cui militava Capocci. In quella stagione Capocci contribuì, e non poco, alla salvezza dei lilla, grazie alle sue doti di ala veloce, capace di pennellare cross al bacio per i propri compagni di squadra e negli anni successivi vestì la maglia lilla fino a collezionare ben 297 presenze, corredate da 36 reti.

Nelle sue parole tutto l’amore che lo ha indissolubilmente legato alla città ed alla società di via Palermo: “Legnano ormai l’ho nel sangue, l’anno prossimo festeggerò i cinquant’anni dal mio arrivo, sono tanti i momenti belli che ricordo molto volentieri, a partire dal fatto che a Legnano ho anche trovato moglie. Il titolo di campione italiano allievi del 1991 con la vittoria sul Gubbio nella finale di Siderno nel ruolo di allenatore è sicuramente la ciliegina sulla torta ma anche la salvezza ottenuta in qualità di tecnico della prima squadra nella stagione 1983/84, quando subentrai a Pietro Maroso, rimarrà negli annali come un piccolo miracolo. E’ vero, la mia carriera è stata monocorde, avendo vestito praticamente solo la maglia del Legnano ma ebbi anch’io le mie occasioni, Como e Catanzaro mi cercarono e solo il rifiuto di cedermi da parte del presidente Terreni non mi permise di approdare in altri lidi. Il mio attaccamento a questi colori è sotto gli occhi di tutti, sono sempre stato ben voluto da tutti, ricordo con nostalgia i tempi della presidenza di Ferdinando Villa anche se voglio ringraziare in particolare un altro grande uomo di sport, Letterio Munafò, con cui ho condiviso molti anni della mia carriera”.

Romualdo Capocci per i legnanesi è e rimarrà sempre colui in cui si identificano i valori che uno sport come il calcio è capace di trasmettere, passione, carisma e capacità sul campo e fuori, un legnanese de Roma a cui calza a pennello questo motto dell’antica Roma: “Caput imperare, non pedes”: 
A comandare è la testa, non i piedi.( C. Tacito Historia Augusta, Vita Taciti Imperatoris)

Marco Tajè
direttore@legnanonews.com
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Pubblicato il 02 Agosto 2019
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