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Accam: Legnano tra ambiente e sostenibilità economica

Il Comune di Legnano attende dati prima di dire la sua sul destino dell'inceneritore - La chiusura dei forni pare però rischiosa...

(v.a.) – Tutelare l'ambiente o salvare i posti di lavoro? Pensare alla salute dei cittadini o all'economicità degli interventi? Il dilemma è sempre lo stesso, dall'Ilva di Taranto all'inceneritore di Borsano, le cui emissioni interessano l'intero l'Alto Milanese. 

E se l'approccio degli ambientalisti è di pura ideologia, quello degli amministratori deve essere pragmatico. Almeno questo è il pensiero del vicesindaco del Comune Legnano, Pierantonio Luminari, intervenuto questa mattina sul destino di Accam. Ecco perchè la sua amministrazione sarà in grado di esprimere il proprio giudizio solo quando avrà in mano tutti i dati economico-ambientali, nel dettaglio.

DUE GLI SCENARI POSSIBILI – Al momento gli scenari aperti sono due:  rigenerare solo un forno del termovalorizzatore, avviare una fabbrica dei materiali (valorizzazione massima della raccolta differenziata) e realizzare un impianto per il compostaggio dell'umido, oppure spegnere per sempre l'inceneritore e trasformarlo in una fabbrica dei materiali. Quest'ultima ipotesi è quella che più piace agli ambientalisti e che ha trovato il sostegno di 5 piccoli Comuni dell'Alto Milanese, mentre la prima sembra essere quella più fattibile a livello economico e patrimoniale. 

Secondo il vicesindaco, gli ambientalisti (esclusa Legambiente Busto Arsizio che è favorevole al revamping di un forno) «peccano di intempestività e di parzialità di giudizio» poiché «mancano importanti dati economici e ambientali». «Solo quando il quadro sarà davvero completo – dichiara Luminari – la nostra amministrazione esprimerà la sua posizione e il nostro consiglio comunale sarà in grado di dare il proprio voto in merito». Il voto di Legnano, Busto e Gallarate è determinante.

QUALI SONO I DATI MANCANTI? Da una parte l'impatto economico derivante dalla chiusura totale dell'inceneritore (qui la richiesta formale alla società), e quindi sui Comuni soci e sulla cittadinanza ("dovremo pagare più tasse?"); dall'altra la reale capacità culturale del territorio di recepire nuovi sistemi di raccolta differenziata. In mezzo c'è la Regione che deve dire chiaramente in che modo è in grado di intervenire con finanziamenti extra. «Stando a quanto reso noto dal tavolo di lavoro, il revamping di un solo forno (intorno ai 20milioni) sarebbe auto sostenibile in termini economici – ha spiegato Luminari – mentre la dismissione completa dei due forni potrebbe avere ripercussioni anche occupazionali sulla società». La chiusura dell'impianto comporterebbe inoltre la necessità di una bonifica molto costosa. Qui l'articolo di Varesenews Ghiringhelli: "Spegnere Accam costa troppo"

PAGARE SOLO PER I RIFIUTI PRODOTTI, IL MODELLO CANTARINA – Per quanto riguarda la fabbrica dei materiali, il vicesindaco di Legnano è stato in visita al consorzio di Contarina che racchiude al suo interno il Comune di Treviso (in totale 400mila utenti). Questo consorzio ha adottato la raccolta puntuale (paghi in base ai rifiuti che consumi) portando la percentuale di differenziata addirittura al 90 %. Legnano al momento è ferma al 63 %. «Dobbiamo capire se il contesto di Treviso è assimilabile al nostro territorio in termini di comportamento – ha spiegato Luminari –  e allo stesso tempo, per la fabbrica dei materiali, capire quanto è maturo il mercato, sapendo che esistono sul territorio aziende specializzate nella produzione di tecnologie di recupero materiali quali gli impianti di estrusione che potrebbero così coinvolte e valorizzate». Sulla raccolta puntuale, tral'altro, il Comune di Legnano ha già avviato tre anni fa una sperimentazione nel quartiere di San Paolo, durata solo tre mesi. Peccato che i risultati non sono mai stati trasmessi da Amga: «Ci furono difficoltà nella lettura della tecnologia Rfid, oggi da rivedere», ha dichiarato Luminari che ora ha dato mandato alla partecipata di riprendere quei dati e di presentare un piano operativo che sia un modello unico per tutto il territorio. A Castellanza, dopo l'introduzione del sacco viola con Rfid, la differenziata è passata dal 59 al 67%. 

TELERISCALDAMENTO – A tutto questo si aggiunge la questione teleriscaldamento, questione che sta molto cara a Legnano. Se ristrutturato, il forno di Accam andrebbe a produrre 13 mwt di calore che invece di andare in aria potrebbero essere instradati nell'impianto di teleriscaldamento. La città di Legnano si è candidata per prendere tutto questo cascame di calore, con un investimento di 3milioni che comprende un impianto di spillamento e che si autofinanzierebbe con la vendita dell'energia nell'arco di alcuni anni. Lo studio è già stato presentato in consiglio. Secondo Luminari questa sarebbe una «soluzione economicamente sostenibile da potenziare». L'alternativa meno ecologica ad Accam risulterebbe quella di prendere il calore da un impianto a metano che potrebbe arrivare a Castellanza nel Polo Chimico. 

CONCLUSIONI – Il Comune di Legnano è in attesa dei dati completi prima di esprimere la propria opinione ma stando alle parole del vicesindaco Luminari la bilancia sembra pendere verso lo scenario del revamping di un forno con il teleriscaldamento e l'apertura della fabbrica dei materiali. 

Valeria Arini
valeria.arini@legnanonews.com
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Pubblicato il 17 Novembre 2014
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