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Expo verso la fine: che eredità avremo?

Polis ha approfondito il tema della Carta di Milano, documento che la Caritas non ha firmato perchè documento che non ascolta i poveri...

Mancano esattamente due settimane alla fine di Expo Milano 2015 e una volta smantellati tutti i padiglioni, cosa resterà? L’Associazione culturale Polis,  in collaborazione con la Caritas decanale e il Consiglio centrale di Legnano Associazione San Vincenzo de’ Paoli, ha voluto rispondere ieri sera (venerdì 16) a questo quesito, concentrandosi su quello che era il tema dell'esposizione universale: "nutrire il pianeta, energia per la vita".

Durante i sei mesi della kermesse internazionale il tema del cibo è stato sottoposto all'opinione pubblica, politici e star internazionali hanno detto la loro a riguardo e si sono impegnati a sottoscrivere, insieme a migliaia di persone, la Carta di Milano. Questo documento invita i firmatari a «mettere in atto azioni, condotte e scelte che garantiscano la tutela del diritto al cibo anche per le generazioni future» e a «sollecitare decisioni politiche che consentano il raggiungimento dell'obbiettivo fondamentale di garantire un equo accesso al cibo per tutti».

Secondo i dati FAO al mondo circa 800 milioni di persone non possono nutrirsi regolarmente. Un terzo della produzione mondiale di cibo viene sprecata. Su 196 Stati del pianeta, solamente 56 riconosco il diritto al cibo all'interno della loro Costituzione e l'Italia non è tra questi. Partendo da questi dati don Roberto Davanzo, direttore della Caritas Ambrosiana, ha sottolineato la necessità e l'urgenza di un impegno concreto contro la fame. «Expo dice una falsità: non nutre il pianeta – ha affermato il religioso –. Aldilà dello scintillio dei padiglioni, spesso gusci senza alcun contenuto, c'è una realtà tragica. Per questo come Caritas abbiamo partecipato ed organizzato eventi: per dare un supplemento d'anima alla manifestazione».

Caritas non ha firmato la Carta di Milano in quanto ritiene che il documento sia stato scritto dai ricchi, senza ascoltare i poveri e gli affamati e manca di soluzioni concrete. «Chi ha scritto la Carta doveva accontentare anche il signor McDonald 's o Coca Cola e per questo il documento presenta dei limiti – ha spiegato Davanzo -. La Carta è un'ottima base di partenza ma rischia di rimanere solo un insieme di belle parole. Lo considero un documento aperto e migliorabile».

Marco Lucchini, direttore generale della Fondazione Banco Alimentare Onlus, si è detto d'accordo con la migliorabilità della Carta: «La Carta è un primo mattoncino su cui lavorare. La cosa positiva è che impegna tutti, ognuno diventa protagonista contro la fame». Ma nonostante questo, il religioso ha ricordato come l'uomo non si debba mai sostituire al creatore: «non siamo noi gli artefici del nostro benessere, Dio ci ha sempre dato cibo come dono e sempre lo darà. Dobbiamo rispettare il creato e il dono».

Entrambi gli ospiti si sono detti certi che l'eredità di Expo si misurerà da qui a qualche anno e sarà visibile nell'introduzione di buone pratiche quotidiane contro lo spreco e verso il rispetto delle diverse culture.

Redazione
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Pubblicato il 17 Ottobre 2015
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