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Dopo-Parigi: “Cosa significa Libertà?”

In tutte le chiese anche del Legnanese i fedeli invitati a una preghiera particolare dopo i fatti di Parigi - Il pensiero del decano, don Fabio Viscardi...

A seguito dei gravi fatti di violenza di Parigi e di quelli drammaticamente in atto nel mondo, il Consiglio Episcopale Milanese, presieduto dall'Arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, ha chiesto ai sacerdoti di pregare in modo particolare con le comunità cristiane in tutte le celebrazioni eucaristiche di domenica 18 gennaio 2015. Don Fabio Viscardi, decano di Legnano e parroco dei Santi Martiri, sull'ultimo numero del bollettino parrocchiale "Oltrestazione" ha diffuso inoltre queste riflessioni che pubblichiamo con piacere.


Libertà!

Trascorsi alcuni giorni dai tristi episodi di Parigi e decantate inevitabili reazioni emotive, conviene esprimere con maggior pacatezza alcune considerazioni. Non sull’intera posta in gioco, ma almeno su una delle tante questioni aperte; magari secondaria ma non del tutto peregrina.

Dai mass media in genere e dagli organi di stampa in particolare si è levato quasi unanime un (giusto) grido a rivendicare il diritto alla libertà di espressione. “Siamo tutti Charlie Hebdo” è stato uno degli slogan più condivisi, ad esprimere una sentita solidarietà verso chi ha perso la vita nell’esercizio della sua professione.

Con tutto il dovuto rispetto che la pietas cristiana chiede nei confronti di chi è rimasto vittima di una folle violenza e senza in alcun modo giustificare il furore omicida, forse è però il caso di porre anche qualche distinguo. Come sempre infatti il problema è quello del contenuto delle parole: cosa significa “libertà”?

Nel caso del giornale satirico francese in più occasioni essa si è espressa anche come presunto diritto al disprezzo verso quanto la nostra fede ritiene quale tesoro inviolabile. Basti pensare alla rappresentazione in chiave omosessuale della Trinità, alla caricatura volgare del mistero della Divina Maternità di Maria o alle pesanti vignette su papa Benedetto XVI.

Forse è il caso di ricordare il vecchio adagio secondo cui la mia libertà termina quando inizia quella dell’altro; o meglio che i suoi confini sono il rispetto (magari fortemente critico) delle altrui convinzioni.

Qualche volta si ha l’impressione che a voler tagliare il ramo su cui siamo seduti siano magari anche i fondamentalisti islamici, ma certo non mancano i profeti di un laicismo acciecato di odio verso ogni espressione religiosa, specialmente se cristiana.

Non lontano da Parigi, pochi anni fa il premier Cameron ha accolto la visita del papa dicendo che la fede cristiana è parte del tessuto sociale del Regno Unito e uno dei valori base della sua civiltà. Apriti cielo! Subito più di 40 intellettuali hanno preso carta e penna per esprimere la loro ferma riprovazione contro un pronunciamento ostile alla laicità dello stato e lesivo nei confronti delle altre religioni. Peccato che tra i firmatari del libello non figurasse alcun buddista, induista o musulmano.

Più banalmente, chi ha partecipato ai dibattiti del nulla sul presepe nelle scuole, ricorda senz’altro come gli interventi più polemici non erano certo quelli degli extracomunitari…

In qualche modo si tratta dunque anche di disegnare i contorni del nostro futuro. Per far fronte al rischio di fondamentalismi che alimentano un clima di odio le strade possibili sono infatti due: la resa ad una libertà che pretende di azzerare ogni convinzione per imporre il deserto dei valori, oppure la paziente ricerca di una pur faticosa convivenza che rispetta e valorizza la diversità; compresa quella religiosa.

Don Fabio

Redazione
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Pubblicato il 17 Gennaio 2015
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