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Coronavirus, Clerici: «Non è la peste manzoniana»

Il presidente dell'Amcli invita le persone a mantenere il buon senso - Sars2cov, responsabile della Covid19, non ha nulla a che vedere con le epidemie dei secoli passati

«Non siamo in regime di guerra, non c'è la peste manzoniana e neppure la spagnola. Ricordiamoci che questo virus ha un basso tasso di mortalità». Così il dr. Pierangelo Clerici presidente dell'Amcli (Associazione Microbiologi Clinici Italiani) invita le persone a mantenere il buon senso. «È giusto avere paura – afferma il microbiologo -, è una condizione razionale che ci protegge, ma cerchiamo di non trasformare la paura in panico. La corsa ai supermercati per fare scorte di alimentari è stata come l'assalto al forno delle grucce de "I Promessi Sposi" di Manzoni. È stata una reazione esagerata». 

[pubblicita] Sono solo due le modalità utili ad isolare un virus: il vaccino e le misure di isolamento. «Visto che il vaccino non c'è – spiega Clerici -, è logico attivare tutte le misure di contenimento utili per evitare la diffusione del virus. Non c'è niente di allarmante in tutto questo». Sars2cov, responsabile della Covid19, non ha nulla a che vedere con le epidemie dei secoli passati, letali per decine di milioni di persone: «Il 90% della popolazione non rischia nulla se non una sintomatologia leggera e transitoria, il restante 10% può andare incontro a sintomi importanti di questi il 5% va in rianimazione e circa il 2% muore». Sars2-cov è tutt'oggi ancora poco conosciuto, da qui la difficoltà anche nell'avere strumenti per la diagnosi e non è certo che un un paziente guarito possa ripresentare la malattia. «L'unica cosa certa è che ha una bassa mortalità e un'alta contagiosità. Infatti, una prima stima di R0, ossia  il numero di persone che, in media, ogni individuo infetto contagia a sua volta, è pari a 2,5». Nel momento in cui il virus muta, com'è naturale che sia, si potrebbe registrare «una diminuzione di virulenza come l'esperienza ci insegna. Ma attenzione, perchè in questo caso non c'è riscontro». 

Per l'elaborazione di un vaccino ci vogliono dai 12 ai 18 mesi di tempo, nel frattempo i cittadini dovranno convivere con il Sars2-cov, quindi è necessario assumere «un atteggiamento coscienzioso», una presa di responsabilità verso se stessi e verso il prossimo. Mantenendo alta l'attenzione verso le persone fragili che presentano patologie croniche.

Attualmente sono in corso alcune sperimentazioni terapeutiche: in America stanno cercando di capire l'efficacia del farmaco Remdesivir, usato con successo per la cura dell'Ebola in Congo. In altri casi vengono disposte terapie combinate con antirovirali utilizzati per i pazienti affetti da HIV e anche i farmaci antimalarici sembra che abbiano una qualche efficacia. Ma, come ricorda Clerici, che è anche presidente delle Federazione Italiana delle società scientifiche di medicina di laboratorio, «non c'è ancora il farmaco che ha come bersaglio questo virus». Per il momento non è ancora chiaro se l'epidemia stia rientrando, ma di certo «tutte le epidemie hanno un picco e poi decrescono. In questo caso non possiamo dire ancora a che punto siamo».

La diffusione del Coronavirus è anche una "Infodemia", per il presidente Amcli, perché in questo momento storico «l'informazione è sovrana, ma ha generato in Italia 60milioni di esperti di Coronavirus: ognuno si sente autorizzato a dire la sua. Ricordiamoci, però, che va dato spazio ai veri esperti». 

Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 29 Febbraio 2020
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