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“Il Coronavirus ha risvegliato nelle persone paure profonde”

I casi di contagio da coronavirus aumentati in maniera esponenziale, in tutto il Nord Italia, ci hanno colti impreparati, soprattutto dal punto di vista psicologico

I casi di contagio da coronavirus aumentati in maniera esponenziale, in tutto il Nord Italia, ci hanno colti impreparati, soprattutto dal punto di vista psicologico: un giorno era solo un nome, una notizia sul giornale; il giorno dopo, un pericolo invisibile che ha risvegliato nelle persone paure profonde e atteggiamenti molto irrazionali.

Ci sono varie implicazioni dal punto di vista psicologico e sociale da analizzare per aiutarci a capire il perché nelle persone si generano ansia, paura ed angoscia: aspetti legati alla "percezione del rischio" in relazione alla comunicazione; significati profondi sul tema del controllo e della sicurezza personale.

[pubblicita] Il primo aspetto che genera psicosi o isterismi collettivi è una distorta percezione dell’effettivo pericolo: l’overdose di comunicazione alla quale siamo esposti (televisione, internet, giornali, e notizie che passano attraverso messaggi)genera un “effetto moltiplicatore” della stessa notizia aumentando ed amplificando così la percezione della gravità. Tutto ciò porta ad aumentare l’ansia e l’angoscia che genera malessere e comportamenti poco razionali.

In tal senso comportamenti irrazionali come “svuotare i supermercati” o chiudersi in casa sembrano oggettivamente insensati . La corsa agli alimenti non ha senso e i rifornimenti sono assicurati come sottolineato dal virologo Roberto Burioni. 

É invece consigliato per le giuste misure di cautela e indicazioni affidarsi a comunicazioni serie ed ufficiali, evitando fake news, passa parola e soprattutto non sottoporsi a continue esposizioni di notizie per tutto il giorno. In tal modo si sceglie di avere un atteggiamento più razionale, logico, riflessivo e non emotivo e scomposto che genera stati ansiosi e di panico.

Un altro aspetto da analizzare è inerenti ai significati un più profondi che il tema del virus e del contagio ha sulla persona. Uno degli elementi centrali che genera angoscia è l’invisibilità del pericolo: fin dall'antichità l'uomo ha sempre avuto paura di ciò che non vede, che non può controllare, e questo genera difese ancestrali legate alla ricerca di mettersi al riparo, in sicurezza.

É quella che la psicoanalisi chiama "pulsione securitaria" e cioè la spinta che l'essere umano ha nel cercare di mettersi in sicurezza anche con modalità estreme "per difendersi dall’esterno, dal pericolo, da ciò che non vede…". In tal senso il chiudersi in casa, il comprare alimenti ed evitare il contatto con l’esterno assolve alla funzione di sentirsi al sicuro, al riparo dal contagio.

In un'ottica evoluzionistica-darwiniana lo si potrebbe definire un istinto di sopravvivenza… che però razionalmente ha dei grossi limiti, in quanto "vivere" (dare cioè un senso alla nostra esistenza facendo attività e promuovendo relazioni) non significa sopravvivere.

Non ci resta che scegliere il buon senso, con uno stile di vita orientato alla prevenzione e con le  giuste precauzioni (ad es. evitare luoghi affollati), e adottare corrette norme igieniche, come da indicazioni ufficiali, nell'attesa di un felice esito finale che aspettiamo tutti.

Dott. Francesco Fisichella 
Psicologo Psicoterapeuta – Legnano

fisichellafranco@libero.it

www.francescofisichella.com

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
Noi di LegnanoNews abbiamo a cuore l'informazione del nostro territorio e cerchiamo di essere sempre in prima linea per informarvi in modo puntuale.
Pubblicato il 26 Febbraio 2020
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