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25 aprile, “la speranza che dentro ci svegliava”

Un omaggio in poesia alla Liberazione dell'Italia dal nazifascismo. I versi sono di Alfonso Gatto

La chiusa angoscia delle notti, il pianto
delle mamme annerite sulla neve
accanto ai figli uccisi, l’ululato
nel vento, nelle tenebre, dei lupi
assediati con la propria strage,
la speranza che dentro ci svegliava
oltre l’orrore le parole udite
dalla bocca fermissima dei morti
«liberate l’Italia, Curiel vuole
essere avvolto nella sua bandiera»:
tutto quel giorno ruppe nella vita
con la piena del sangue, nell’azzurro
il rosso palpitò come una gola.
E fummo vivi, insorti con il taglio
ridente della bocca, pieni gli occhi
piena la mano nel suo pugno: il cuore
d’improvviso ci apparve in mezzo al petto.

Alfonso Gatto,
"25 aprile" in "La storia delle vittime",1966

Poeta, giornalista, insegnante, commesso, critico d'arte e, anche attore. Oltre che antifascista. Questo era Alfonso Gatto, poeta nato a Salerno nel 1909. Trasferitosi a Milano nel 1935 partecipò ai Littoriali della cultura e dell'arte dei Gruppi universitari fascisti, ma non più tardi dell'anno successivo fu arrestato per antifascismo. La vicenda gli valse sei mesi nel carcere di San Vittore a Milano. E' del 1966 la poesia che leggiamo oggi, nell'anniversario della Liberazione. Gatto morirà a causa di un incidente stradale del 1976. L'epitaffio sulla sua tomba porta la firma di un grandissimo, Eugenio Montale, e recita: "Ad Alfonso Gatto / per cui vita e poesie / furono un'unica testimonianza / d'amore". Buon 25 aprile!

Redazione
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Pubblicato il 25 Aprile 2020
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