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Cgil, Banco Bpm: «le filiali non possono chiudere per sistemare i bilanci»

BancoBpm non riapre 251 filiali, di cui 20 nell'Alto Milanese. La preoccupazione della Cgil Ticino Olona: «sguarnire il territorio di preziosi presidi creditizi potrà avere una ricaduta negativa anche per le aziende»

banco Bpm

BancoBpm non riapre 251 filiali, di cui 20 nell’Alto Milanese. Una serrata che secondo la Cgil Ticino Olona pesa «per il 14% sulla diffusione nazionale della rete, il 18% su Lombardia e oltre il 20% su Milano città e Provincia». Un segnale concreto della volontà della Bpm di voler chiudere numerose filiali, secondo Giuseppe Pascarelli della segreteria Cgil Ticino Olona: «Il sindacato, unitariamente, ha più volte denunciato il rischio che le mancate riaperture possano nascondere la volontà di rendere definitiva la modalità sperimentata in periodo di lockdown quale strumento per sistemare i bilanci e presentare piani industriali compiacenti ai mercati finanziari». Sul territorio sono, quindi, circa 80 i lavoratori coinvolti che, però, non rischiano il posto di lavoro.

«Secondo l’AD Castagna è necessaria la razionalizzazione degli immobili, il potenziamento dei canali multimediali, senza traccia di adeguati investimenti tecnologici e l’estensione strutturale dello smart working – spiega Pascarelli -. Forte preoccupazione, quindi, per le conseguenze sociali denunciate anche da diversi sindaci che sottolineano quanto la Banca nelle nostre piccole comunità rappresenta un servizio essenziale, per gli effetti negativi che tali chiusure rischiano di portarsi dietro a livello di risultati economici – di credibilità – di presidio sul territorio, senza dimenticare le possibili ricadute professionali sui lavoratori».

La preoccupazione è alta per Pascarelli e Sergio Marianacci della Fisac-Cgil Banco Bpm di Legnano ed Emanuela Adorno della Segretaria Fisac Cgil, che condividendo quanto affermato nei giorni scorsi dai colleghi della Fisac-CGIL BancoBPM, ritengono che «sguarnire il territorio di preziosi presidi creditizi possa avere una ricaduta negativa anche per le aziende in un momento di estrema delicatezza nel quale avrebbero bisogno di un maggiore supporto da parte di una Banca dalle forti connotazioni territoriali». La richiesta è quella di fare chiarezza «sul ripristino delle condizioni in essere agli inizi di marzo: le filiali sono state chiuse per fronteggiare una situazione emergenziale, per tutelare la salute di lavoratori e clienti. E non per sistemare i bilanci. Valuteremo con attenzione tutte le ricadute del nuovo piano industriale, confidando serva a sgombrare ogni perplessità che le azioni ad oggi messe in atto suscitano.».

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Pubblicato il 30 Giugno 2020
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