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Prostituzione: «Una piaga diffusa anche nell’Altomilanese»

Violento e agghiacciante lo spaccato descritto dalla dr.ssa Marzia Gotti dell'associazione Lule. MIGRANTI E LAVORO, UNA RETE PER IL "RECUPERO" DELLE VITTIME

Caldo, freddo, malattie e disagi. Nulla ha importanza… loro sono costrette a vendersi per strada. E le richieste non mancano: il mercato del sesso non soffre la crisi neppure nell'Altomilanese. Violento e agghiacciante lo spaccato descritto dalla dr.ssa Marzia Gotti, responsabile dei Servizi di prossimità territoriale dell'associazione Lule. La Onlus di Abbiategrasso opera da 20 anni su un vasto territorio che va dalla Città Metropolitana sino alla Brianza e giù fino a Pavia. 

Prendendo in considerazione la zona del Legnanese, Rhodense e Magentino, la dr.ssa Gotti ha raccontato una "faccia" della prostituzione: quella delle vittime della tratta. Ragazze che hanno 20 anni o poco più e che provengono per la maggior parte dalla Nigeria, Romania, Albania e Sud America. 

Vere e proprie schiave messe in "vetrina" alla mercè di “consumatori” di tutte le età, di ogni posizione sociale e tipo di istruzione. «Teniamo conto che le vittime sono trattate come una merce da vendere al mercato – spiega Gotti -. Gli sfruttatori possono contare su un giro d'affari solido in Italia: assicurato da milioni di clienti. Possiamo dire che un uomo su tre va saltuariamente o regolarmente a prostitute». E il razzismo non manca nemmeno in questo brutale mondo: «una donna bianca – afferma la dottoressa – vale di più di una di colore, che richiede non più di 15 euro per una prestazione completa».

Nel 2017 tra Legnano, Magentino e Rhodense sono state contattate 305 donne. E da gennaio a maggio del 2018 sono state avvicinate 168  giovani di cui  74 romene, 44 nigeriane, 30 sudamericane, 10 albanesi e 9 dell'est europa. 

«Le nigeriane sono costrette con il Voodoo, mentre le altre sviluppano un rapporto tra carnefice e vittima. I magnaccia le fanno innamorare: promettono loro di realizzare i propri sogni, di sposarsi di metter su famiglia. Poi le fanno arrivare in Italia, attraverso intermediari locali e le costringono a vendersi, stiamo parlando di organizzazioni criminali». Dall'altra parte ci sono uomini che «vanno ad acquistare sesso da queste schiave pensando di non far nulla di male. Pensano che, dopo tutto, se sono lì, lo fanno con piacere. Ecco questo comportamento è ancor più terribile». 

Ed è in questo contesto che i volontari dell'associazione Lule lavorano offrendo a queste ragazze una via d'uscita. «​È un lavoro difficile: dobbiamo conquistare la fiducia di queste giovani spaventate. Una volta alla settimana. le incontriamo e cerchiamo di capire come possiamo aiutarle offrendole anche la possibilità di accedere a servizi sanitari piuttosto che a percosi per poter tornare a vivere».

L'associazione Lule proprio in questi giorni ha deciso di mettersi in gioco e affrontare un altro aspetto della tratta: quello dello sfruttamento del lavoro. La dr.ssa  Gotti ha partecipato a un incontri con Jorge Torre segretario della Cgil Ticino Olona e Roberto Curati vice comandante della Polizia Locale di Legnano in cui «abbiamo instaurato una stretta collaborazione». Presente all'incontro anche UNHCR (Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati): «La nostra intenzione è far emergere anche questa faccia della tratta – conclude la rappresentante di Lule -. Vogliamo aiutare queste persone "comprate" e poi "vendute" per poi essere sfruttate nello spaccio, accattonaggio e manodopera».

Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 17 Luglio 2018
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