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Omicidio Aloisio, le dichiarazioni di De Castro: “Deciso ed eseguito da Rispoli e dalla cosca di Cirò”

Nel processo in Corte d'Assise nei confronti di 5 appartenenti alla 'ndrangheta di Legnano-Lonate e Cirò Marina è stato il turno del collaboratore di giustizia: "Parlava con i carabinieri"

tribunale di busto arsizio

Al processo in Corte d’Assise per l’omicidio di Cataldo Aloisio, avvenuto il 26 settembre del 2008 a Legnano e per il quale sono a giudizio in corte d’Assise Vincenzo Rispoli, Silvio Farao, Francesco Cicino, Vincenzo Farao e Cataldo Marincola, è stato il turno del collaboratore di giustizia Emanuele De Castro che ha raccontato quanto di sua conoscenza.

De Castro è stato per molti anni il braccio destro di Vincenzo Rispoli, l’uomo della cosiddetta “bacinella” che gestiva i soldi degli affari illeciti, affiliato nonostante fosse siciliano e uomo di fiducia assoluta al punto che Rispoli, capo indiscusso della locale di ‘ndrangheta di Legnano-Lonate Pozzolo, non disdegnava di portarlo con sè agli incontri con i latitanti Silvio Farao e Cataldo Marincola. Proprio in quegli incontri (ce ne furono diversi nella primavera-estate del 2008) Rispoli, Farao e Marincola avrebbero discusso della decisione di uccidere Cataldo Aloisio, genero di Giuseppe Farao. A conferma delle dichiarazioni di De Castro ci sono anche le rivelazioni del collaboratore Francesco Farao che colloca De Castro in uno degli incontri in cui si parlò dell’uccisione di Aloisio.

De Castro ha risposto alle domande del pm Cecilia Vassena nelle udienze dell’8 gennaio e di oggi 15 gennaio, ricostruendo diversi momenti della sua lunga carriera criminale, relativamente alle fasi precedenti e successive all’uccisione di Aloisio. Pur non potendo partecipare direttamente agli incontri con i due boss di Cirò Marina (che si nascondevano in capanni, capannoni e ville sparse per la Sila) veniva comunque aggiornato dallo stesso Rispoli sui contenuti di quegli incontri. Lui stesso, pochi mesi prima dell’omicidio, si era recato a Cirò Marina con l’obiettivo di uccidere Aloisio senza però riuscirci.

De Castro ha anche raccontato anche del recupero dell’arma usata per il delitto, che avrebbe commesso materialmente proprio Rispoli, specificando che su ordine del capo della locale avrebbe lui stesso cercato l’arma usata per uccidere Aloisio in un campo agricolo non molto lontano da dove è stato trovato il corpo del cirotano. Una volta ritrovata l’avrebbe consegnata a Ernestino Rocca.

Per quanto riguarda il movente, inoltre, il collaboratore ha inquadrato la vicenda nell’ambito della dura legge dell’associazione mafiosa dell’omertà: Cataldo Aloisio sarebbe stato confidente di un maresciallo dei Carabinieri e quindi andava tolto di mezzo. De Castro raconta che fu Rispoli a dirglielo in presenza di Luigi Mancuso e dell’allora latitante Cataldo Marincola.

La pm Vassena ha chiuso il suo esame chiedendo a De Castro per quale motivo avesse scelto di diventare collaboratore di giustizia e il pentito ha ripercorso il travaglio interno che ha smosso la sua coscienza quando suo figlio Salvatore, anche lui finito in carcere prima nell’operazione Atlantic e poi in Krimisa, gli ha scritto alcune lettere mentre era detenuto a Voghera. In quelle lettere c’era il dramma di un figlio che non voleva ripercorrere le orme del padre, annunciando la decisione di voler iniziare a collaborare. A quel punto Emanuele De Castro ha scelto di raccontare tutto quello di cui era a conoscenza, accusando e autoaccusandosi di molti reati.

Le difese degli imputati, a partire da Michele D’Agostino che difende Rispoli, hanno provato a mettere in difficoltà De Castro chiedendogli se fosse a conoscenza del piano di Mario Filippelli di ucciderlo ma De Castro ha rivelato che l’idea di chiudere con l’organizzazione era già emersa prima dell’ultimo arresto ma che non aveva trovato il coraggio di scegliere la via della giustizia. Un coraggio che, stando alle sue parole, sarebbe arrivato solo dopo le lettere del figlio Salvatore. Più che salvare la propria, di vita, avrebbe cercato di salvare quella del figlio.

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it
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Pubblicato il 15 Gennaio 2021
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