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Un raro esemplare di ibis eremita avvistato al Parco Alto Milanese

L'animale era appollaiato su un palo in zona Mazzafame, nel territorio di Legnano. Consultato, l'esperto biologo Carlo Lombardi

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Foto copertina: Parco Faunistico Cappeller

Avvistato al Parco Alto Milanese un esemplare raro di Ibis Eremita. La foto in pagina è stato scattato dal presidente del Parco, Davide Turri mentre correva all’interno del polmone verde. L’animale era appollaiato su un palo in zona Mazzafame, nel territorio di Legnano. Consultato, l’esperto biologo Carlo Lombardi che si occupa della fauna presente al Parco Alto Milanese ha confermato che si tratta di Ibis eremita, animale sicuramente molto raro, praticamente assente in Europa. Per cercare di reintrodurlo è stato attivato il progetto life dell’unione europea. Qui è possibile dare il proprio contributo e adottare un Ibis Eremita per un anno

Ibis eremita

«Un avvistamento eccezionale per il parco – commenta il presidente Turri –  dove, ricordiamo, la caccia è vietata, come in generale in tutto il nostro territorio». L’Ibis Eremita è stato avvistato di recente a Solbiate Olona

L’IBIS EREMITA

Il suo becco lungo e ricurvo è inconfondibile. Subito ci porta a pensare alla simbologia cara all’antico Egitto, che gli ha dedicato migliaia di geroglifici e una divinità: parliamo dell’ibis, il dio Thot dell’impero delle piramidi.

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A sinistra il dio Thot, rappresentato da un uomo con la testa di Ibis

Una specie quasi estinta

Fino al 1600 anche l’Europa vantava la presenza di questo volatile che grazie ad una serie di documentazioni storiche sappiamo essere stato nidificante in Svizzera, Austria e a sud della Germania. Nulla esclude che fosse presente anche in Italia, Spagna e Grecia.  Va però fatta sin da subito una fondamentale distinzione. In Egitto, come nel Medio Oriente, si trovava l’ibis sacro africano (Threskiornis aethiopicus Latham) dal corpo bianco e il capo nero, mentre in Europa centrale l’ibis eremita (Geronticus eremita) di colore nero con dietro la testa un ciuffo che gli dà un’aria più arruffata.

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Ibis sacro africano

Negli ultimi secoli il secondo si è quasi praticamente estinto, sopravvivendo solo negli zoo e nei giardini privati. Ci ha raccontato la dottoressa Alessandra Gagliardi, ricercatrice del dipartimento di Scienze Teoriche e Applicate dell’Università degli Studi dell’Insubria, che dal 2011 è attivo un progetto europeo che mira alla sua reintroduzione, soprattutto in Austria e in Germania. L’Italia è comunque coinvolta perché questa è una specie migratoria, che predilige le aree mediterranee per svernare.

Insegnare agli ibis a migrare

Proprio sul tema della migrazione era sorto un problema. I poveri ibis eremita dopo decenni di cattività avevano mantenuto l’istinto a migrare, ma non sapevano più dove farlo. Gli esemplari studiati mostravano cioè quella che viene chiamata in gergo “irrequietudine migratoria”,  una serie di atteggiamenti che i volatili assumono prima della partenza (smettono di mangiare, hanno atteggiamenti visibilmente inquieti), anche se questa voglia di partire non trovava poi una rotta da seguire. Sembra infatti che “il dove” migrare venga insegnato di generazione in generazione. I piccoli lo imparano dai genitori e lo trasmettono a loro volta ai figli. Ma come fare, se da generazioni gli unici cieli che avevano avuto modo di vedere (nemmeno di solcare, ma solo vedere) erano quelli degli zoo?

Generica 2020

Il progetto waldrappteam

La risposta è stata tutto sommato semplice, per quanto possa risultare buffa. Gli esemplari nati in cattività avevano avuto l’imprinting con i ricercatori. Riconoscevano cioè come figura guida quegli esseri umani che si erano presi cura di loro sin dai primi giorni di vita. E quindi? presto detto: a bordo di un velivolo ultraleggero ci sono saliti i ricercatori stessi, direzione sud. Gli ibis hanno seguito quelli che reputavano essere i loro “genitori” e sono giunti in Toscana. Fatta la strada una volta erano in grado di ricordarla per le stagioni future e di insegnarla alle generazioni a venire.

Il progetto Waldrappenteam è proprio focalizzato sulla reintroduzione di questa specie e sull’insegnare loro una nuova rotta migratoria. Non solo, grazie alle segnalazioni anche dei cittadini monitarano gli abbattimenti illegali e – in alcuni casi – avviano poi cause nei confronti dei bracconieri. Parte degli ibis sono monitorati da radiocollare, proprio come nel caso di Ohnezahn, l’esemplare avvistato a Vedano Olona e immortalato da Mauro Parini (Qui le foto postate sul gruppo “Sei di Vedano Olona se”).

Valeria Arini
valeria.arini@legnanonews.com
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Pubblicato il 04 Ottobre 2021
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