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Capolarato a Inveruno, dura condanna della Cgil Ticino Olona

Secondo la CGIL Ticino Olona per contrastare il fenomeno va istituita una rete di protezione che coinvolga sia le istituzioni che i sindacati.

cgil ticino olona

«Il caporalato e l’agromafia non ci sono solo al Sud. Per contrastare questi fenomeni va istituita una rete di protezione con istituzioni e parti sociali». È la proposta della CGIL Ticino Olona che oggi, giovedì 25 febbraio, ha espresso la sua vicinanza ai lavoratori sfruttati nel vivaio di Inveruno sequestrato nei gironi scorsi dai militari della Compagnia Guardia di Finanza di Magenta. Persone vulnerabili, senza diritti, costrette a lavorare 9 ore al giorno per 3 euro all’ora.

La CGIL Ticino Olona esprime la propria solidarietà e vicinanza ai dipendenti coinvolti e condanna fermamente l’imprenditore per lo sfruttamento e le vessazioni esercitate nei loro confronti e per il peculato messo in atto ai danni dello stato – commenta Fabio Toriello della Segreteria della Cgil Ticino Olona con il segretario generale Mario Principe -. Quanto accadeva all’interno del vivaio deve imporci una profonda riflessione su quanto avviene in tutto il settore agro-alimentare, della floro-vivaistica e più in generale in tutti il mondo del lavoro . Caporalato e agromafia sono due fenomeni pervasivi che non riguardano solo le regioni del Sud, ma interessano a vari livelli e a differenti latitudini tutto il territorio nazionale, non escluso il nostro. È un mondo, quello Agro alimentare, distorto da contratti ingannevoli, forme di lavoro grigio e lavoro nero».

Su tutto il territorio Italiano si stimano circa 180.000 lavoratori “vulnerabili”, ovvero soggetti a fenomeni di sfruttamento lavorativo e caporalato. Un dato emerso da uno studio condotto dalla Cgil che descrive una «realtà fortemente iniqua, che racchiude al suo interno occupati con contratto ma con parti dello stesso non rispettati – spiega Toriello -, occupati senza contratto con rapporti di lavoro sbilanciati/asimmetrici e occupati senza contratto conseguentemente sfruttati e non di rado esercitanti l’attività in condizione pressoché servile».

I lavoratori sfruttati, come quelli del vivaio di Inveruno, sono spesso in uno stato di bisogno. «Le condizioni di fragilità portano a situazioni di ricattabilità qualora non si accettassero le condizioni dell’ingaggio occupazionale – precisa il sindacalista -. Il concetto relativo all’approfittarsi dello stato di bisogno rappresenta il fulcro della legge 199/2016 sul caporalato, una riforma fondamentale ed un passo importante nel contrastare lo sfruttamento nel mondo del lavoro ma, come CGIL, riteniamo necessario, tramite un coinvolgimento delle istituzioni e delle parti sociali, la creazione di una rete tesa ad impedire che si verifichino nuovi episodi».

La speranza per i sindacalisti è quella che ci siano più azione di verifica da parte degli enti preposti sulle aziende del territorio «Noi continueremo a lavorare costantemente sui reali processi di inclusione ed integrazione – afferma Toriello -. Crediamo infine che sia necessario avere consapevolezza dell’importanza che queste lavoratrici e questi lavoratori rappresentano per l’economia del paese e che vadano riconosciuti loro tutti i diritti a partire da quello del lavoro».

Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 25 Febbraio 2021
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