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Caso nomine, Radice: «Nessuna illegalità: basta veleni»

Dura anche la contro replica delle minoranze che hanno presentato le interrogazioni e che si sono sentite «offese e minacciate» convinte che il sindaco ha falsato la legge

Generica 2020

«Non c’è stata nessuna illegalità». Il sindaco Lorenzo Radice ha risposto in consiglio comunale con toni duri (le risposte lo sono state altrettanto) al fiume di interrogazioni e mozioni presentate dalle minoranza sulla procedura di assunzione bloccata per vizio di forma del dirigente delle opere pubbliche del Comune di Legnano e sulle nomine degli addetti alla comunicazione del suo staff.

Prima di farlo, però, ha chiesto scusa ai cittadini per avere allontanato il dibattito dai problemi legati alla crisi economica, sociale e sanitaria, «non per nostra volontà», e non ha risparmiato critiche pesanti nei confronti di chi dei consiglieri di minoranza (escludendo i capigruppo Gianluigi Grillo, Letterio Munafò, Franco Brumana e Franco Colombo) ha «contribuito a creare un clima velenoso e pesante, montando un caso sul nulla, facendo la caccia alle streghe con intento ostruzionistico».

Un caso, ha ammesso, «nato da una mia ingenuità di cui mi prendo la responsabilità». Il riferimento è alla partecipazione gratuita (ma non prevista nel bando) di una professionista di sua fiducia, esperta in risorse umane (la professionista é una ex esponente di Insieme Per Legnano e moglie di un assessore della sua giunta) durante i colloqui, sia con gli aspiranti dirigenti, sia con i componenti del suo staff di comunicazione. Il sindaco ha spiegato di non essersi discostato dal parere del nucleo valutativo: la presenza della professionista serviva per avere, nei colloqui, «elementi di oggettività» in ambito di risorse umane: «I trascorsi politici e le parentele della consulente sono irrilevanti – ha assicurato – non ho subito pressioni politiche e la decisione finale è stata presa con la mia testa. Pur non condividendo il parere del segretario comunale, che ha evidenziato il vizio di forma sulla presenza della professionista, l’ho rispettato, perché rispetto le istituzioni». Da qui la decisione di revocare in autotutela il bando prima della conclusione della procedura di assunzione e di dare dato mandato per avviare un nuovo bando aperto a chiunque abbia i requisiti per partecipare.

«Quello che non ammetto – ha poi concluso – è mettere sullo stesso piano il nulla con i fatti successi due anni fa (il riferimento è all’inchiesta “Piazza Pulita”, che ha portato all’arresto dell’ex sindaco Fratus, del suo vice e dell’allora assessore alle opere pubbliche, ndr): ci sono amministratori onesti e amministratori disonesti». Sempre rimarcando il clima velenoso in corso, Radice ha annunciato di avere presentato la sua prima querela «contro chi insinua che l’amministrazione trucchi bandi e faccia favori» La persona non è un consigliere comunale.

Altrettanto dura la risposta delle minoranze che hanno presentato le interrogazioni e che, parole di Letterio Munafò (Forza Italia) si sono sentite «offese e minacciate», dalla «predica» del sindaco. «Lei chieda scusa perché fa il sindaco part time», ha contro-ribattuto la consigliera Daniela Laffusa che non accetta di essere stata “messa” tra i disonesti. «È andato oltre: io facevo parte di quei disonesti e si prenda le responsabilità di quello che ha detto. Non si può derubricare quello che ha fatto come una ingenuità. Non c’è nessuna caccia alle streghe: lei ha falsato la legge, è andato oltre la legge». Respinte al mittente anche le accuse di ostruzionismo: «Continueremo a presentare interrogazioni e a chiedere documenti: è il nostro lavoro e se oggi abbiamo presentato 52 interrogazioni, la prossima volta ne presenteremo il doppio. Quella che lei chiama ingenuità – ha detto Francesco Toia – l’ha ripetuta dieci volte in dieci colloqui. Caro sindaco, cambi tono perchè sta marcando male».

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Valeria Arini
valeria.arini@legnanonews.com
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Pubblicato il 22 Gennaio 2021
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