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“Non si può più rimandare oltre l’apertura delle scuole superiori per una didattica almeno in parte in presenza”

Una serie di riflessioni e di proposte da parte di alcuni docenti della scuola superiore per un ritorno in aula in presenza

scuola mascherina

Docenti legnanesi e della provincia di Varese insieme per un ritorno a scuola in presenza almeno in parte. Non solo una serie di considerazioni sul momento, ma anche proposte perchè, scrivono in questa lettera gli insegnanti, “l’educazione è vita, è un tesoro per il mondo e la scuola è un luogo privilegiato in cui i ragazzi possono scoprire chi sono, la propria strada, e così contribuire al bene del mondo”.

Caro Direttore,
dopo tre mesi di didattica a distanza, come docenti a cui interessa il destino dei propri alunni e del proprio Paese, non possiamo esimerci dal sottoporLe alcune riflessioni e avanzare alcune proposte. Quello che diremo nasce non solo dal continuo confronto, ma anche dalla lettura di documenti analoghi pubblicati da altre scuole superiori (ci riferiamo, ad esempio, al Liceo classico Tasso di Roma) o da docenti appassionati in molte parti d’Italia.
Non si può più rimandare oltre l’apertura delle scuole superiori per una didattica almeno in parte in presenza, ovviamente con le dovute precauzioni per fronteggiare la pandemia.

Le ragioni sono le seguenti:
– L’educazione è una vita. Basta, per garantirlo, la DAD? Non per il lungo periodo, perché l’educazione non coincide con l’istruzione (se mai la prima comprende anche la seconda): non basta, cioè, fornire agli studenti video, testi, materiali, nozioni. Come mai? 1) L’educazione ha successo se c’è un incontro tra docenti e studenti. È sempre stato così: da Socrate in avanti. Le domande di Socrate hanno segnato la storia del pensiero occidentale! Perché è così importante l’incontro? Perché, appunto, a scuola non si istruisce soltanto. Si educa. Educazione vuol dire che dalle scuole superiori si spera che escano veri uomini e vere donne. E questo non lo fa solo il sapere in sé. Come si impara a “vedere”? Come si impara ad “ascoltare”? Come si impara a dare un giudizio? Come si impara a commuoversi per le sofferenze altrui? Come si impara che la fatica serve? Come si impara che i propri desideri
sono importanti? Come si impara la responsabilità? Gli anni della giovinezza sono quelli in cui fiorisce la persona e la scuola aiuta in questo, innanzitutto se ci sono docenti da seguire. L’incontro può avvenire con la DAD? Sì, ma può non essere possibile per tutti, soprattutto per coloro che sono più fragili o non hanno a disposizione mezzi e infrastrutture tecnologiche adeguate. E in Italia sono moltissimi! 2) Si impara se si è insieme: è fondamentale il rapporto col gruppo classe. Un ragazzo adolescente ha bisogno del rapporto coi suoi pari, oltre che coi docenti, per diventare grande: dai compagni si impara moltissimo, anche dai gesti, dagli sguardi, dalla convivenza, insomma, cosa molto difficile nella DAD. 3) La valutazione: non c’è istruzione senza questo aspetto, che la DAD non può garantire, soprattutto per alcune competenze. Certo, la DAD offre, e ha offerto, nuove possibilità, strategie… ma questi strumenti sono utili se integrano la didattica in presenza.

– L’educazione è un tesoro per il mondo: i giovani possono dare tanto, per questo non possono essere chiusi in casa. Come i medici e gli infermieri tutti i giorni vanno “al fronte”, così i giovani devono lottare per un’altra battaglia: la battaglia per la propria formazione come uomini. Noi adulti non possiamo risparmiare loro questa battaglia. Solo se saranno uomini veri e donne vere potranno fare del bene al proprio Paese. Questo è nell’interesse di tutti! Cosa vuol dire “uomini e donne”? Viene in mente un personaggio che è simbolo della nostra civiltà: Enea. Enea lotta, accetta sacrifici, perché sa che ha un grande compito. Deve lasciare una città in fiamme per andare verso l’ignoto: sa che è stato promesso qualcosa per il suo popolo, non sa come lo realizzerà, ma si fida e parte. Questo gesto cambierà il mondo. I nostri ragazzi sono così: stanno lasciando un mondo in fiamme, a livello metaforico, perché quello che c’è stato prima non ci sarà più forse (dopo la pandemia il mondo sarà inevitabilmente diverso). Non sanno bene verso dove andranno, come Enea. Ma senz’altro, come lui ha fatto durante il suo viaggio, dovranno saper osservare, dare un giudizio, prendere decisioni… Noi adulti abbiamo il compito di indicare loro che esiste una possibilità di bene per loro e per il mondo e che si può lottare per questo. Questa possibilità di bene non deve essere una costruzione utopica o ideologica. Deve semplicemente nascere dal desiderio di vivere in modo umano l’oggi. I ragazzi che si ritrovano per strada per vivere le lezioni insieme; o quelli che a distanza, sulle piattaforme varie, si aiutano nello studio e preparano le lezioni, già vivono questo bene. E hanno tanti modelli a cui guardare, nella storia passata, come in quella recente. La scuola è un luogo privilegiato in cui i ragazzi possono scoprire chi sono, la propria strada, e così contribuire al bene del mondo. Ma se non avranno potuto imparare tutto quello a cui prima si è accennato (ad ascoltare, a dare un giudizio, a fare fatica, a rischiare di prendere delle decisioni, etc.), come faranno? Per questo favorire la didattica in presenza è fondamentale: poter incontrare veramente i ragazzi deve essere la prima preoccupazione di noi adulti.

Fatte queste considerazioni, osiamo avanzare queste proposte:
1. Dare maggiore autonomia alle scuole: non tutte le realtà locali sono identiche. In base al numero degli studenti e alla capienza di un istituto, alle possibilità di organizzare i trasporti, siano le scuole a gestire la presenza degli alunni.
2. Garantire la scuola aperta almeno ad un minimo di studenti (25%), ma in modo continuativo, per programmare adeguatamente le attività didattiche.
3. Apertura alle scuole di musei e teatri: la visita ad un museo, la partecipazione ad un concerto o opera teatrale può essere un’alternativa valida alla lezione: il 25% è a scuola, ma intanto un altro gruppo/classe, invece di stare a casa in DAD, può effettuare una visita guidata.
4. Offrire la possibilità di svolgere lezioni all’aperto o uscite didattiche per le materie che lo consentono.

Nella speranza che queste riflessioni possano essere utili per un dibattito comune e per ridare speranza ad altri docenti, famiglie e studenti, porgiamo i nostri più cordiali saluti.

Giuditta Girgenti, Mauro Sina, Luisa Muda, Andrea Colombo, Davide Taiè, Liana Campanelli, Stefania Borghi, Alice Marcato, insegnanti del Liceo Scientifico paritario Talisio Tirinnanzi di Legnano.
Francesca Cantoni, Preside del Liceo Scientifico Tirinnanzi.
Balducci Paola, Coordinatrice dell’Istituto Tirinnanzi.
Irene Vicentini, Veronica Crosta, Anna Crosta, Lidia Rossetto, Pietro Negri, Andrea Mirto (scuole superiori della provincia di Milano e Varese)

Redazione
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Pubblicato il 16 Gennaio 2021
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