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#IoApro ma non a Legnano. Isolate le possibili adesioni alla protesta dei ristoratori “disobbedienti”

I pochi commercianti che potrebbero tenere aperta la propria attività - una decina secondo le informazioni raccolte da Confcommercio - non sono coordinati e tra di loro c'è chi sarebbe disposto a violare la legge «solo se lo fanno tutti»

Generica 2020

#IoApro ma non a Legnano. Sono isolate, e non ancora certe, le adesioni alla protesta lanciata da Ermes Ferrari, titolare del ristorante Regina Margherita di Modena, che ha ispirato l’iniziativa di “disobbedienza civile” contro il  Dpcm che dovrebbe partire il 16 gennaio. I pochi commercianti che potrebbero tenere aperta la propria attività – una decina secondo le informazioni raccolte da Confcommercio – non sono coordinati e tra di loro c’è chi sarebbe disposto a violare la legge «solo se lo fanno tutti».

La provocazione che sta viaggiando sui social, almeno a Legnano, potrebbe quindi cadere nel nulla, ed è già in corso una contro-manifestazione #iononapro appoggiata dal presidente dei ristoratori del Buon Gusto che raccoglie quasi tutti i ristoratori dell’Alto Milanese, disposti a manifestare ma nelle regole.

Bar e ristoranti, nell’Alto Milanese c’è chi protesta riaprendo e chi con la chiusura

«Abbiamo già già tanti di quei problemi da gestire, figuriamoci se ci andiamo ad aggiungere una sanzione». Michela, amministratrice del Maridol di corso Magenta, come tanti altri colleghi del settore, continuerà a rimanere aperta per il solo asporto. E non perchè le convenga: «Se le regole sono queste siamo tenuti a rispettarle, anche se non le condividiamo – spiega l’imprenditrice -. L’attività d’asporto non è assolutamente sufficiente per coprire i costi e le enormi perdite avute durante le chiusure totali. E’ quasi mezzogiorno e abbiamo venduto 10 caffè, mentre nel sistema abbiamo un ordine per il delivery: così non si riesce a stare in piedi. Nei giorni di zona gialla abbiamo lavorato benissimo, tenendo i tavoli distanziati, e in totale sicurezza. Poi è stato fermato di nuovo tutto. Quest’estate, per mantenere la famiglia, io e mio marito siamo dovuti andare a lavorare a Minorca, lasciando il locale a un dipendente.  Anche noi chiediamo di rimanere aperti ma non intendiamo farlo senza che questo ci sia permesso». [Id lefoto =1198034]

Dello stesso parere Marco, del Caffè dei Capitani e Alessandra del Caffè Bistrot di corso Magenta: «Continueremo a fare solo take away – risponde la commerciante -. Non abbiamo intenzione di avere problemi e di ricevere multe. L’attività d’asporto, favorita dalla vicinanza alla piazza, sta andando benino, anche se così possiamo andare avanti ancora per poco». Chiede di potere tornare a lavorare anche il titolare del bar Farmacia ma come molti dei suoi colleghi non condivide la modalità di protesta lanciata sui social: «Non servono a nulla queste forme di protesta anche se siamo stufi delle restrizioni: vogliamo potere tornare a lavorare».

«Quando c’è un uragano le persone si chiudono in casa, perché non dovremmo farlo quando c’è una emergenza sanitaria?», è invece la domanda che pone la titolare del bar Giuka di via Cavallotti: «In ospedale la gente continua a morire per covid: chi oggi infrange le regole non fa altro che allungare una crisi che tutti si augurano possa finire al più presto».

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Valeria Arini
valeria.arini@legnanonews.com
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Pubblicato il 14 Gennaio 2021
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